Novembre 2019

Cari Lettori, dopo un mese di ottobre molto impegnativo, con vicende anche sofferte, abbiamo affrontato il mese di novembre con la necessaria positività e il grande impegno nelle varie attività solidali svolte.

Thoya Baya (il nostro ostretico) è tornato da Nairobi con il rinnovo della Licenza del Tabasamu Health Centre per l’anno 2020 (ogni anno dobbiamo pagare € 150 per rinnovare la Licenza, oltre altre spese vive).

 

Il nostro impegno “culturale” si è rafforzato. Vi aggiorniamo sui 8 studenti meritevoli che stiamo aiutando:

All’Università:

MARY (dal 2018) per il conseguimento di laurea breve in Assistente Sociale a Nairobi, Business in Malindi e corso IT.

EMMANUEL (dal 2018) per il conseguimento della laurea in Ingegneria elettronica all’Università di Mombasa. TOBIAS (dal 2018) per il conseguimento della laurea in Economia all’Università di Nyeri.

CONSUELA (dal 2019) per il conseguimento della laurea in Statistica all’Università di Machakos.

2° EMMANUEL (dal 2019) per il conseguimento della laurea in Giornalismo all’Università di Masenu

Alla Secondary School:

MERCYLINE alla Secondary School di Mombasa.

ANNA alla Secondary School di Kaloleni.

Lunedì 04 sono iniziati gli allenamenti delle squadre femminili e maschili per prepararsi  al “Trofeo Marisa” del 20-22.

Mercoledì 06 il ritorno della salma,  dalla camera mortuaria dello Star Hospital e Giovedì 07 funerale di Nema. Ringrazio Paolo S. (visitatore in ottobre con il Gruppo Four Seasons di Roma) per l’offerta in denaro, libera, che tra l’altro ci ha consentito di organizzare la camera mortuaria, il funerale, la bara e la tomba, ... il tutto per dare sepoltura molto dignitosa all’angioletto Nema, che merita tutta la nostra considerazione, per le grandi sofferenze che il destino gli ha riservato in vita terrena. Al funerale hanno partecipato circa 500 persone. Qui sotto la targa preparata da Claudio:

  

 

 

SOPRA: A sx la bara con gli saluti a Nema da parte dei parenti stretti. SOTTO: un momento drammatico in cui le donne si sono concentrate intorno alla bara, ruotando e danzando con urla, pianti e litanie come da tradizioni Giriama. Una parente ha avuto una crisi ed è stata allontanata momentaneamente affinchè si calmasse.  

 

 

 

 

SOPRA: a sx la bara chiusa con lastre di cemento. A dx il padre con il prete (jcc) per le ultime preghiere, mentre per tre volte (nei momenti scanditi dal prete) abbiamo versato una manciata di terra e a seguire SOTTO: a sx il riempimento con terra effettuato da tante persone (per lo più giovani) che si sono susseguite sino al riempimento della fossa. A dx la maestra Hellen (la prima a destra con microfono) insieme con diverse donne ha intonato canti/litanie tradizionali Giriama per tutto il periodo del riempimento.

 

Nell’adiacenza dell’area in cui è stato celebrato il funerale, in prossimità dell’accesso, un folto gruppo di persone, incluso moto taxi (Bajaj) e bancherelle varie con cibi fritti, leccornie, dolci, bibite,... per il soddisfacimento terreno. La musica ha riempito i momenti di vuoto in cui lo speaker (con funzione di intrattenitore) o il prete (per la funzione religiosa), smettevano di parlare. Il rito seguito è stato quello di JCC (Jesus Celebration Center)

 

Un funerale è comunque un evento sociale molto partecipato. In un contesto sociale in cui non ci sono diversivi, come ad esempio: biblioteche, centri civici, sociali o culturali, cinema, teatro, discoteche, eventi musicali dal vivo, conferenze, seminari, televisione, giornali, riviste, libri,... si può dire che la morte e la nascita sono gli unici eventi di aggregazione e lo sanno organizzare bene. Dopo il funerale (che dura tutto il giorno), la sera i parenti e gli amici stretti si fermano a cena, con musica e danze tradizionali. Il tutto è reso possibile grazie al supporto finanziario della comunità: ognuno ci mette quello che può! La condivisione è ben praticata. Qui non esiste l’individualismo, neanche grandi differenze sociali. Posso dire che non noto invidie tra loro, certo il pettegolezzo strisciante, in sordina, a bassa voce, ... tutti sanno di tutto. Qui non puoi avere segreti. La vita avviene così tanto all’aperto e in stretta vicinanza, che si sente tutto, anche senza volerlo, poi ci pensa la brezza ad alimentare il chiacchierio ... unico sport sociale in queste aree rurali.   La dignità e l’orgoglio si manifestano in modo pronunciato, soprattutto per l’identità all’etnia di appartenenza: Mijikenda.

Da sabato 09 notte a mercoledì 13 mattina, abbiamo vissuto un’emergenza pioggia, con strade allagate, causando grossi problemi al traffico. La strada (che di solito uso per andare al Tabasamu Centre) dal Sabaki Bridge a Marikebuni è risultata impraticabile, per i lavori di livellamento in corso (pre asfaltatura):  il fondo stradale non è adatto per l’auto Toyota Noah di S.K.O.. Comunque abbiamo strade alternative, seppur più lunghe. Dobbiamo rilevare i cambiamenti climatici che hanno colpito il Kenya in questi ultimi anni: passiamo dalle grandi siccità (con carestia), alle grandi piogge oltre i consueti mesi: in pratica è da metà aprile che piove. In dicembre dovrebbe iniziare la dry season: speriamo!   

Lunedì 11, dopo l’ispezione, abbiamo ritirato il Report definitivo della N.E.M.A. (National Enviromental Management Authority) a Kilifi (costato € 250!), per il completamento della registrazione definitiva alle scuole private del Kenya.

 

Ma abbiamo già ritirato anche il Report del Ministero della Salute, a seguito di Ispezione effettuata il 25.10.19. Il mese prossimo (si spera)  raccoglieremo il Certificato Permanente dell’Iscrizione del Tabasamu Primary School nel registro delle scuole private del Kenya. Dopo l’iscrizione temporanea del 2017 e le varie ispezioni e controlli, positivamente superati, potremo considerare concluso un iter burocratico molto lungo e complicato.  

 

Venerdì 15 sono arrivate le volontarie Chiara e Georgia da Civenna e Bellagio (Co). Ci hanno portato 2 valigie contenenti tanti vestiti per i bimbi, alcuni giochi e pennarelli: GRAZIE!  

 

Lunedì 19 e martedì 20 colloquio al Tabasamu C. con la Madre Superiora Generale Sister Vitaliana, accompagnata dalla Sua Vice. Al ricevimento dell’email (prevista ai primi di dicembre), potrò rendere ufficiale quanto è stato deciso.   

Mercoledì 20, Giovedì 21 e Venerdì 22 ha avuto luogo il “Trofeo Marisa 2019” (terzo anno) : nel 1° giorno si sono svolte le partite di basket e volley, nel 2° di football ed al 3° di atletica (velocità di 100 e 200 mt. e salto in alto).  

 

SOPRA: la partita di Volleyball SOTTO: la partita di basket. Ha arbitrato, per entrambi, il Teacher Joseph.

 

SOTTO: alcune fasi delle partite di calcio femminile e maschili, a cui ha partecipato un Team misto di giocatori provenienti da differenti scuole della zona e a finire le gare di velocità di 100 e 200 mt.

 

 

 

 

SOTTO: le gare di  salto in alto (due vincitori finali) e a seguire il pasto meritato dopo le prove (sotto un sole cocente reso pesante da un alto tasso di umidità) nei tre giorni del Torneo, con un cibo ricco di proteine vegetali

 

       

SOTTO: la PREMIAZIONE e i RINGRAZIAMENTI rivolti al Maestro Joseph e a tutti gli studenti partecipanti.

 

Per finire una merenda “speciale” : Nutella e pane, con Juice, offerta da Giorgia e Chiara: Grazie!

 

Lunedì 25 abbiamo dovuto acquistare un nuovo termometro elettronico (costo €150) per lo speciale frigorifero dei vaccini, come da richiesta del Ministero della Salute Sub Division di Gongoni.  

 

Mercoledì 27, dopo che le maestre hanno acconciato i fluenti capelli delle volontarie, con trecce, sono state donate da Giorgia e Chiara caramelle di menta a tutti i presenti, infine abbiamo dato seguito ai consueti saluti di arrivederci.

    

 

Grazie alle volontarie anche per aver acquistato tanti braccialetti, che incrementano le casse del Tabasamu Centre

Stiamo portando a termine l’edificio chiamato “Reception” (a supporto del Tabasamu Hall) con la torre alta mt. 6,50 per l’accumulo acqua e le toilet divise tra maschi e femmine, per i fruitori esterni che utilizzano il Tabasamu Hall. All’interno del tetto makuti, raggiungibile con una scala rotonda, stiamo ottenendo la “Casa del Volontario”: uno spazio informale (open space) a noi dedicato, con un servizio igienico, la possibilità di preparare un pasto, pranzare e anche di rilassarsi alla bisogna, dopo il lunch, in totale privacy, il tutto per rendere la permanenza dei volontari al Tabasamu Centre, soprattutto dal punto di vista igienico-sanitario, più confortevole (attualmente la toilet è condivisa con tutto il personale). Da metà gennaio 2020, sarà operativo, completato con l’arredo e quindi usufruibile.

  

Grazie alla massiccia presenza di muratori e manovali, nonostante le piogge che imperversano quasi ogni giorno, siamo riusciti a realizzare la struttura della nuova classe dove, da inizio gennaio, si insedieranno gli alunni della classe 7. Prevedo che nella prima quindicina di dicembre sarà terminata, mentre l’arredamento sarà pronto per la fine di dicembre.  

 

 

Abbiamo intenzione di ricostruire l’edificio rustico ad uso agricolo, che era stato da subito chiamato da MarisaLA FATTORIA DI NONNA CESIRA”, da Lei voluto già nel 2009, come ricovero di animali (galline e caprette), dedicato a Sua madre Cesira, ormai completamente malandato per le intemperie (le piogge di ottobre e novembre hanno dato il colpo di grazia). Organizzeremo, appena possibile, un certo numero di polli, che contribuiranno all’alimentazione dei nostri bambini col programma dell’auto-sostentamento. Come già sapete, non possiamo più tenere capre e mucche, ma ad oggi non abbiamo un veto riguardo i polli (certamente dovremo essere morigerati nel numero).  Ma a proposito di auto-sostentamento: a settembre abbiamo raccolto mais solo poco più di 4 sacchi, corrispondente a 420 kg. L’esigua raccolta è dovuta alle piogge eccessive e alla composizione della terra molto povera. Ciò ha prodotto un danno: abbiamo speso di più del raccolto. Abbiamo deciso di interrompere lo sfruttamento del suolo, che avviene da diversi anni, a mais, con un programma di riqualificazione con letame per ridare qualità, dunque una buona raccolta successiva. Ad ogni modo, per non lasciare inoperosa un’annata intera (2020), abbiamo deciso, per l’anno prossimo, di piantare cowpeas: speriamo! La spesa per il cibo è sempre più alta! Da gennaio avremo 475 bimbi!

 

MARISA con in braccio una capretta appena nata, con alle spalle l’edificio rurale: “La fattoria di Nonna Cesira

LA NOSTRA RUBRICA DAL TABASAMU CENTRE VISIONI ..... DELLA VITA, by CLAUDIO

La newsletter mensile non serve solo portarvi a conoscenza di come procede il Tabasamu Centre, il suo sviluppo, di come spendo i soldi raccolti, ... ma vuole costituire anche un momento di riflessione, con approccio culturale, ... per conoscere la filosofia di vita scelta nello svolgimento del lavoro solidale, che desidero condividere con Voi: grazie a tutti i lettori per la volontà di seguirci, Claudio

 

Dal Censimento 2019, che si è svolto nella settimana dal 24 al 31 agosto scorso, la notizia rilevante del conteggio nazionale che si tiene ogni dieci anni, è che il Kenya si avvicina velocemente ai  50 milioni di abitanti, compresi i residenti stranieri. I dati di quest’anno dicono che la popolazione annovera 47.564.300 persone, 12 milioni in più dell’ultimo censimento, effettuato nel 2009. A Nairobi, la popolazione cittadina è di 4.397.073 mila abitanti, senza contare le periferie e alcuni slum. Mombasa supera il milione di abitanti, con il suo hinterland, mentre la sub-contea di Malindi arriva a 333 mila abitanti (1.416.000 in tutta la Contea di Kilifi). Per l’esperienza maturata in tanti anni in Kenya, ritengo che i 47 milioni e mezzo devono considerarsi sottostimati: non immaginate quanto sia difficile raggiungere le capanne nelle zone rurali, nel bush oppure in savana, nella Reef Valley,.... la crescita dei Paesi Africani sarà esponenziale per tanti anni ancora, ... contrariamente all’Europa, in costante decrescita.

 

Innalzamento dei mari: che sia provocato da cause umane (come sostiene il 99% dei climatologi per l’immissione dei gas serra nell’atmosfera) oppure no, l’innalzamento delle temperature a partire dal 1800 è un dato di fatto. La prima conseguenza è lo scioglimento delle calotte polari e dei ghiacci continentali. Soprattutto le prime, in Groenlandia e in Antartide, hanno già provocato l’innalzamento globale del livello medio dei mari di circa 20 centimetri a partire dal 1880 e il tasso è in rapido aumento fino ad arrivare a 1 metro entro la fine del secolo. L’intesa raggiunta nel 2015 (a fatica e in gran parte disattesa dagli stessi Paesi firmatari, Ue e pochi altri esclusi) indicava di non superare i 2 gradi di aumento di temperatura nel 2100 rispetto ai livelli preindustriali, pena gravi conseguenze ambientali. Ma che sarebbe meglio non superare il limite di +1,5 °C.

 

In Italia: le aree più colpite sono tutta la fascia adriatica da Monfalcone a Cattolica — con Venezia al centro — che finirebbe sottacqua per decine di chilometri all’interno (senza contare il problema della salinizzazione delle falde di acqua dolce), la Versilia da Carrara a Pisa, Grosseto e Orbetello, la costa laziale da Civitavecchia ad Anzio, la pianura Pontina tra Terracina a Sezze, la piana intorno a Caserta, in Sardegna le bonifiche di Oristano e gli stagni presso Cagliari, in Puglia l’area a sud di Manfredonia.

 

Guido Kroemer, biologo tedesco, ha ritirato a Milano (l’8 novembre) il Premio Internazionale «Lombardia è ricerca» da 1 milione di euro, il 70 per cento del quale sarà investito in istituti di eccellenza lombardi. Nato in Germania, di nazionalità austriaca e spagnola, professore alla Facoltà di Medicina dell’Università di Paris Descartes e direttore del team di ricerca «Apoptosis, Cancer and Immunity» del French Medical Research Council, Kroemer ha scoperto nella restrizione calorica (in grado di indurre l’autofagia) un fattore chiave per la longevità in salute. Il tema del premio promosso da Regione Lombardia quest’anno era appunto l’healthy aging. «L’aumento della longevità — ha spiegato il professor Kroemer — implica sempre l’induzione dell’autofagia», che è «un fenomeno cellulare di difesa, il meccanismo anti-invecchiamento più potente che esista nel nostro organismo». L’autofagia è infatti la capacità che hanno le cellule del nostro corpo di identificare al proprio interno «i rifiuti» e di eliminarli. Kroemer ha scoperto che questo meccanismo è uno dei segreti della longevità e ha individuato una serie di sostanze naturali o farmacologiche (i «caloric restriction mimetics», CRMs) capaci di indurlo. Combattendo di conseguenza l’invecchiamento cardiovascolare e rinforzando l’immunità antitumorale.

Durante la cerimonia, sono stati chiamati sul palco anche gli studenti vincitori del Premio «Lombardia è ricerca» di Regione Lombardia dedicato alle scuole, promosso in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale. Prima classificata, la classe quarta del Liceo Scientifico Statale Galileo Galilei di Erba per il progetto della «soletta smart per l’healthy aging e la sicurezza degli anziani indipendenti»: una soletta che, utilizzando la tecnologia dell’IoT (Internet of Things), monitora l’attività dell’anziano, rileva eventuali cadute e invia automaticamente richieste d’aiuto tramite telefono e servizi di messaggistica.

 

Anche se, come insegna la storia, tutti i muri sono destinati ad essere abbattuti sotto la spinta dei popoli in cerca di libertà e di migliori condizioni di vita, ancora oggi si continuano a costruire muri in ogni angolo del mondo. Tim Marshall ne I muri che dividono il mondo scrive: «Almeno sessantacinque paesi, più di un terzo degli stati nazionali nel mondo, hanno costruito barriere lungo i loro confini; metà di quelle erette a partire dalla seconda guerra mondiale è stata creata dal 2000 a oggi. Da qui a pochi anni i paesi europei potrebbero contare più chilometri di muri, recinti e barriere di quelli che esistevano nella fase più critica della guerra fredda». Se ci si sofferma sul valore simbolico del muro, che è stato emblema di sicurezza e difesa nel passato, oggi il più delle volte è sinonimo di conflitti e di separazione tra i popoli.

 

All’Angelus di Domenica 17 novembre il Santo Padre ha celebrato una Santa Messa in occasione della Giornata Mondiale per i poveri esortando tutti i presenti ad accogliere il grido di aiuto di coloro che ogni giorno sono costretti a combattere contro la povertà. Papa Francesco ha offerto il pranzo a 1.500 indigenti e senzatetto nell’Aula Paolo VI, in Vaticano, a conclusione della terza Giornata mondiale dei poveri, da lui istituita. Ai poveri e all’invito a tutti i cattolici a prendersene cura è stata dedicata tutta la giornata di Francesco: a partire dalla Messa solenne celebrata in mattinata in San Pietro: «Quante volte ci lasciamo sedurre dalla fretta di voler sapere tutto e subito, dal prurito della curiosità, dall’ultima notizia eclatante o scandalosa, dai racconti torbidi, dalle urla di chi grida più forte e più arrabbiato, da chi dice «ora o mai più». Non va seguito chi diffonde allarmismi e alimenta la paura dell’altro e del futuro, perché la paura paralizza il cuore e la mente. Questa fretta, questo tutto e subito, non viene da Dio. Se ci affanniamo per il subito, dimentichiamo quel che rimane per sempre: inseguiamo le nuvole che passano e perdiamo di vista il cielo. Attratti dall’ultimo clamore, non troviamo più tempo per Dio e per il fratello che ci vive accanto. Nella smania di correre, di conquistare tutto e subito, dà fastidio chi rimane indietro. Ed è giudicato scarto: quanti anziani, nascituri, persone disabili, poveri ritenuti inutili. Si va di fretta, senza preoccuparsi che le distanze aumentano, che la bramosia di pochi accresce la povertà di molti». Ha aggiunto Francesco nell’omelia: «I poveri sono preziosi agli occhi di Dio perché non parlano la lingua dell’io: non si sostengono da soli, con le proprie forze, hanno bisogno di chi li prenda per mano. Ci ricordano che il Vangelo si vive così, come mendicanti protesi verso Dio. La presenza dei poveri ci riporta al clima del Vangelo, dove sono beati i poveri in spirito. Allora anziché provare fastidio quando li sentiamo bussare alle nostre porte, possiamo accogliere il loro grido di aiuto come una chiamata a uscire dal nostro io, ad accoglierli con lo stesso sguardo di amore che Dio ha per loro».

 

A gennaio saranno passati due anni da quando Larry Fink, il maggiore gestore di capitali al mondo con BlackRock, scrisse la lettera ai numeri uno delle aziende rimarcando come le imprese dovessero avere uno scopo che non fosse solo quello del profitto. E che dovevano oltrepassare un guado verso una maggiore sensibilità sociale. Il migliorare la società, cioè, non era solo un impegno della politica, ma anche delle imprese. Quando un altro grande investitore, il miliardario Ray Dalio arriva a dire, non più tardi di un mese fa, che il capitalismo deve essere riformato al più presto pena «una possibile violenta rivoluzione», si capisce la portata del cambiamento che stiamo affrontando. Le aziende che hanno compreso l’importanza di essere non solo motori di crescita e profitti, ma portatori di valori capaci di rendere migliore la società, avranno un futuro: un cambiamento che può essere fonte di opportunità.

 

Nel Settecento il filosofo David Hume diceva che gli individui hanno un’«anima ristretta», incline a privilegiare il presente rispetto al futuro. Hume era un liberale, padre nobile del costituzionalismo moderno. Non pensava certo a un leader con pieni poteri, ma a un sistema di governo capace di orientare la cooperazione verso l’interesse generale, che inevitabilmente riguarda anche il futuro. La democrazia basata su elezioni e partiti ha tanti meriti, ma fatica a gestire il lungo periodo. In particolare tende a ignorare le sfide «a sviluppo lento». Il riscaldamento globale, l’invecchiamento demografico, l’erosione della competitività o del capitale umano procedono per piccoli cambiamenti, giorno dopo giorno. In Italia il futuro è trattato come una specie di colonia lontana e disabitata in cui scaricare i danni prodotti dalle attuali generazioni: pensiamo al debito pubblico. I politici, soprattutto i nostri, dovrebbero mettersi gli occhiali e alzare lo sguardo. Auspicabilmente incalzati da un’opinione pubblica più matura e da un maggiore attivismo da parte degli elettori più giovani e consapevoli dei propri interessi.

 

Venerdì 15 novembre Papa Bergoglio ha formulato tre denunce, con un discorso di alto impegno all’Associazione internazionale di diritto penale. Ha detto: la «globalizzazione del capitale speculativo», innanzitutto, che ormai conferisce alle corporazioni economiche internazionali «più potere di quanto non ne abbiano gli stati», mettendo «a rischio» le democrazie. Un secondo monito del Papa ha riguardato i delitti «contro la casa comune» che attentano alla sopravvivenza dell’umanità e che restano abitualmente «impuniti». Ha usato il neologismo «ecocidio»: delitto contro l’ambiente. Ha segnalato che la Chiesa Cattolica ha allo studio l’introduzione nel Catechismo del «peccato ecologico»: parola che è entrata nel documento approvato il 26 ottobre dal Sinodo dell’Amazzonia. Ha sollecitato i giuristi perché approntino strumenti appropriati per sanzionare chi provoca disastri ecologici. Infine il Papa in quel prezioso intervento ha preso di petto il dilagare della «cultura dello scarto e dell’odio».

 

20 NOVEMBRE 2019 ... un anno dopo. Tutti Noi che operiamo in Kenya nel Settore Charity, riteniamo che il rapimento di Silvia Romano abbia costituito una stretta nei movimenti dei volontari, per la loro sicurezza. Vorrei rassicurare, nel caso ce ne fosse bisogno, che la vita a Malindi e a Kaembeni/Majengo al Tabasamu procede normalmente. Il contesto in cui operiamo e la nostra presenza “fissa” ormai decennale ci consente di muoverci, come sempre con prudenza, ma in piena libertà. Diciamo che sono diventato più protettivo nei movimenti dei volontari, più attento e scrupoloso, cercando di non lasciare niente al caso. La mancanza di conoscenza approfondita della realtà territoriale in cui operiamo, per taluni in Italia, può destare preoccupazioni o comunque superficialmente assimilare in un sol fascio d’erba ogni situazione. I distinguo sono d’obbligo: ogni realtà è diversa dall’altra. Mi è cara l’occasione per esprimere un sincero augurio per una positiva soluzione. Seppur non l’ho conosciuta personalmente, Silvia è entrata nei nostri cuori: siamo tutti fortemente preoccupati per Lei, ma fiduciosi, suffragati dalle ultime notizie della stampa.

 

20.11.19 Papa Francesco in Thailandia in coincidenza del Trentesimo anniversario delle Convenzioni sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza: Quest’anno siamo invitati a riflettere e a operare con decisione, costanza e celerità sulla necessità di proteggere il benessere dei nostri bambini, sul loro sviluppo sociale e intellettuale, sull’accesso all’educazione, così come sulla loro crescita fisica, psicologica e spirituale. Il futuro dei nostri popoli è legato, in larga misura, al modo in cui garantiremo ai nostri figli un futuro nella dignità». 

 

Adolescenti e giovanissimi stanno riprendendosi il centro della scena, trascinando con sé anche la generazione dei fratelli maggiori. È difficile prevedere le conseguenze, e capire quanto – e quando - questo fenomeno cambierà la traiettoria delle democrazie. Ma qualcosa sta certamente accadendo, ed è qualcosa di buono. Lasciamo che una nuova generazione costruisca il proprio futuro, ora che sta trovando voce, passione ed energia; e sosteniamola, perché possiamo farlo(Tratto da un articolo di Beppe Severgnini del 23.11.19 su Corriere.it)

 

È un piacere vedere tante donne per strada a manifestare. Giovani ragazze convinte dei propri diritti, madri che escono con orgoglio dalle case, nonne che si portano dietro i nipotini. Sono manifestazioni pacifiche ma gremite e appassionate. La grande novità, sancita nella conferenza mondiale delle donne, avvenuta a Pechino nel 1995, sta nell’avere deciso che le offese al corpo e allo spirito delle donne non si giustificano con il rispetto per le culture di popoli e paesi attaccati alle loro antiche tradizioni e rituali. Vedi le mutilazioni genitali, le privazioni della libertà di movimento, i matrimoni precoci e stabiliti dai padri, lo stupro, la prostituzione, gli abusi sentimentali e sessuali. A Pechino le donne di tutto il mondo (prima delle altre le africane che ancora sono soggette a milioni di mutilazioni genitali, una pratica che ha origini preislamiche) hanno stabilito che nessuna religione o legge popolare può giustificare le vessazioni e le violenze contro le donne, sia che vengano praticate e permesse da una religione autoritaria, sia che vengano messe in atto da un governo totalitario. I valori della libertà di pensiero, di parola, di movimento, il diritto alla cura, allo studio, alla scelta amorosa, religiosa o laica, appartengono a tutti indistintamente, ovvero sono da considerarsi valori universali che non possono essere calpestati in nome di un relativismo peloso che giustifica in nome della identità di un popolo la soppressione di valori condivisi. (Tratto da un articolo di Dacia Maraini del 23.11.19 su Corriere.it)

 

Sull’aereo al ritorno dal Giappone, al Papa sono state poste diverse domande, tra cui: La società e la Chiesa occidentale hanno qualcosa da imparare da società e Chiesa orientale? «C’è una cosa che mi ha illuminato tanto, un detto: lux ex Oriente, ex Occidente luxus. La luce viene da Oriente e il lusso, il consumismo viene da Occidente. C’è proprio questa saggezza orientale che non è soltanto saggezza di conoscenza, ma saggezza di tempi, di contemplazione, e che aiuta tanto la società occidentale, sempre troppo di fretta: imparare un po’ di contemplazione, a fermarsi, a guardare anche poeticamente le cose. Questa è una opinione personale, ma credo che all’Occidente manchi un po’ di poesia in più. Ce ne sono, di cose poetiche bellissime, ma l’Oriente va oltre, l’Oriente è capace di guardare le cose con occhi che vanno oltre. Non vorrei usare la parola trascendente, perché alcune religioni orientali non fanno accenno alla trascendenza tanto, ma a una visione oltre il limite della immanenza senza dire trascendenza. Oltre. Per questo uso poesia, che è gratuità, è cercare anche la propria perfezione nel digiuno, nelle penitenze e anche nella lettura della saggezza dei saggi orientali. Credo che a noi occidentali farebbe bene fermarci un po’ e dare tempo alla saggezza. La cultura della fretta o la cultura del: fermati un po’, fermati. Non so se serve questo per illuminare la differenza, ma è quello che noi avremmo bisogno».

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