Newsletter Aprile 2020

GRAZIE A QUEI BENEFATTORI CHE HANNO FATTO DONAZIONI IN APRILE: UN MESE MOLTO DIFFICILE PER NOI A CAUSA DEL COVID-19.  SPERIAMO A MAGGIO CI SIANO ALTRI GENEROSI...

 

Se tutto andrà bene, sarà lei la nostra Assistente Sociale che coordinerà le varie attività solidali, insieme con Claudio:

MARY, nel corso della sua permanenza in marzo, ha preso subito confidenza con il Tabasamu Centre, si è trovata a suo agio con noi, condividendo la nostra attività solidale, rivolta soprattutto ai bambini. Eccola sotto a sx in foto con le nostre due bimbe down e a lato dx mentre prova i vestiti  che abbiamo dato in dono ai piccoli della Baby Class.

Per tutto il mese di Aprile la scuola è rimasta chiusa (dal 16 marzo, come ho già scritto) e di sicuro fino al 15 maggio. Speriamo che la situazione migliori ed il Governo consenta la riapertura delle scuole. Navighiamo a vista ...  

 

Giovedì 02 alle ore 7,30 a,m. è nato un maschietto, di nome Fadio Ngari, pesa 3,6 kg. Congratulazioni alla mamma.

Abbiamo donato, come d’abitudine, diversi vestitini per il neonato, alcune garze sterili e pannolini alla mamma.

 

Venerdì 03 ci è stato consegnato il Site Plan  (redatto secondo la mappa, dunque con qualche imprecisione rispetto alla realtà) del Tabasamu Centre. Ci è stato richiesto dal Ministry of Education a completamento della documentaz.:

 

Un’altra buona notizia: non solo la mano d’opera si è prestata a lavorare senza il pagamento settimanale, anche il driver che ci fornisce i materiali edili (hard-core, ballast, building sand and iron) ha accettato di darci quanto necessario per dare compimento al lavoro, con pagamento posticipato: evento molto raro in Africa. GRAZIE per la fiducia! I lavori si sono conclusi (momentaneamente) sabato 04 con il getto in clacestruzzo del vespaio classe 8.

  

Da lunedì 30 marzo al 03 aprile abbiamo riparato (1° Fase) il tetto del Royal Tulia Home/Casa dei Volontari per prepararlo alle grandi piogge di maggio (già in aprile sono iniziate). La manutenzione del tetto makuti, costituito da foglie di palma essicate, haimè, è molto alta, deve essere fatta per più volte l’anno:

 

 

 

Da lunedì 06 abbiamo iniziato a produrre al Tabasamu Centre le mascherine per un nostro uso interno, per i pazienti, i bambini, le maestre,... insomma a chi serve. Offriamo questo importante servizio, in quanto nessuno a Kaembeni li usa, per il semplice motivo che non hanno soldi per comprarle. Dobbiamo acquistare il tessuto e pagare qualcosa a chi le produce, come stimolo. Grazie a SIDI e HELLEN per il lavoro che stanno tuttora svolgendo.

 

 

Da lunedì 06 a mercoledì 08 è stato fatto un altro intervento al tetto (2° fase) del Royal Tulia Home, reso necessario per la rottura di casuarine ammalorate dai dudu (insetti che si annidano nel legno, svuotandolo)

 

Giovedì 09 alle 4,30 a.m. è nato un maschietto dal nome  Taylor Alex Thoya di 2,7 kg. Congratulazioni alla mamma!

 

Da martedì 14 è presente su AMAZOM il libro scritto dall’Amico, Volontario e Benefattore Dr. Nicola Russo, magistrato. Il ricavato ottenuto dalla vendita del libro verrà donato all’Associazione SKO per il sostentamento del Tabasamu Centre in questo momento molto difficile: GRAZIE NICOLA per la splendida iniziativa! Già presente sulla ns. Home Page del sito, sulla Pagina Facebook e Instagram.Vi prego, aggiungetevi e acquistate il libro ....

 

DALL’AUTORE:

Le “piccole radici” sono i nostri bambini del Tabasamu, i cui sorrisi sono piantati dentro me.

Con l’aiuto del mio “fratello” Carlo Cordua, ho pubblicato un libro, molto personale. Una raccolta di pensieri, iniziando da quelli un po’ acerbi degli anni dell’adolescenza fino ad arrivare alla maturità di oggi. Per me è una sorta di outing. Ho pensato a lungo se rendere conoscibile la parte più riservata della mia personalità. L’ho fatto un po’ per volta, pubblicando di tanto in tanto qualcosa che ho scritto. In periodi, come quello attuale, di difficoltà economiche, mi rendo conto che chiedere un sostegno, per quanto contenuto, per qualcosa lontano da noi possa apparire stonato. Tuttavia chi ha la bontà di seguire le cose che pubblico su Facebook conosce il mio piccolo ma permanente impegno per una comunità scolastica in Africa. Il ricavato sarà, infatti, destinato al Tabasamu Centre in Kenya (www.solidarietakenya.org). Il libro l’ho autoprodotto in maniera indipendente ed è in vendita su Amazon. È disponibile anche in formato ebook.

Da lunedì 20 (tuttora in corso) è toccato al tetto del parcheggio (dove avevamo già sostituito in precedenza le travi di casuarina frontali, con travi di legno “cypruss” a sez. rettangolare 2”x 6”). Ho dovuto cambiare il design, rimuovendo ciò che avevo previsto nella realizzazione del 2013, per un gradevole aspetto estetico, ma infelice per la manutenzione, eliminando dunque le converse (dove confluisce molta acqua piovana e ammalora la copertura in tegole di legno sida). Sotto vedete le foto del tetto prima e dopo l’intervento, dal risultato semplificato:

 

 A seguito di una foratura alla ruota anteriore dovuta all’eccessivo consumo, non potendo aggiustarla, abbiamo dovuto acquistare due nuove ruote. Le vecchie sono a disposizione dei bimbi, con cui giocano, divertendosi. Sotto vedete l’auto ed Edison che svolge, per S.K.O., diverse funzioni, tra cui quella di driver,...

    

Come ogni anno in aprile siamo impegnati a seguire tutte le manutenzioni possibili per prepararci alla stagione delle grandi piogge (che si concentrano a maggio, ma si estendono da aprile a agosto). Al Tabasamu C. abbiamo aggiustato i canali divelti dal peso dell’acqua e delle foglie degli alberi, e aggiunto drenaggio per la raccolta di acqua meteorica.

 

 

Come vedete dalle foto sottostanti, concediamo alla popolazione di Kaembeni, di venire ogni giorno con le taniche, a prendere l’acqua dalle ns. vasche d’acqua interrate. Anche questo è un servizio gratuito molto utile alla popolazione

  

Il TABASAMU HEALTH CENTRE in questo periodo lavora parecchio. Vi propongo una foto di Shakina nel corso di esercizi fisioterapici del 15.04: la piccola è stata trattata la prima volta nel settembre 2018 dalla fisioterapista italiana Oriana F. e da allora è una nostra paziente fissa (a parte alcuni periodi in cui la mamma si assenta per stare a Mombasa).   

 

In aprile sono capitati altri due casi di maternità cui non abbiamo dato seguito (non è la prima volta, per il vero) per le complicazioni con le quali si sono presentate. Alle mamme prima di partorire facciamo sempre alcuni test: HIV, emoglobina, Epatite A e B,... inoltre l’ostretico, quando avverte, ad esempio, che la postura del nascituro non è corretta o altro non conforme, vengono mandate immediatamente all’Ospedale di Malindi. Purtroppo nella popolazione non vi è l’abitudine alla prevenzione e di norma le donne incinta non fanno ecografie di controllo, per cui dopo 9 mesi di gravidanza, ai primi avvisi dell’imminenza del parto, arrivano da noi per la prima volta solo al momento del parto: ecco che talvolta, per partorire è necessaria la sala operatoria, in una struttura ospedaliera.

ANCHE CON IL CORONAVIRUS (a maggior ragione) PROSEGUIAMO CON LE VACCINAZIONI MENSILI.

 

Domenica 26 alle 15,45 è nato un altro maschietto nella nostra maternità, a cui è stato dato un nome importante: IMARY THOYA BOSS, pesa 3,2kg. Complimenti alla mamma, che ha ricevuto i nostri doni, come di consuetudine.

 

CORONAVIRUS IN KENYA

BOLLETTINO 01.04: già nel corso del 31.03 altri nove positivi al virus Covid19 portano a 59 i contagiati in Kenya. Sono 1668 i casi di cittadini venuti in contatto con i positivi che sono ricoverati attualmente a Nairobi, mentre altri 1160 sono monitorati esternamente. Le strutture già operative ufficialmente dedicate al Covid19 sono Mbagathi Hospital, che funge da centro principale, con i suoi 120 posti letto attrezzati per i casi più seri, con altrettanti ventilatori e unità di terapia intensiva. Anche il Kenyatta University Hospital, che ha uno spazio creato appositamente da 300 posti letto, è pronto a ricevere l’emergenza. Nel corso delle 24 ore del giorno 01.04 altri 22 nuovi casi di positività al virus Covid19 nel Paese, portando i casi da 59 a 81. Da giorni è iniziata un’opera di disinfestazione su larga scala a Malindi e Watamu coordinata dal Ministero della Sanità. Nei mercati di Malindi, Gede, Timboni e Watamu ogni 48 ore si disinfetta ma da ieri è partita una nuova iniziativa, quella di delimitare sulle strade e negli spazi pubblici la distanza da tenere davanti a negozi, uffici pubblici ed attività che chiamano solitamente all’assembramento. La Croce Rossa di Malindi con la task force della sanità coordinata dal Dr. Sultan lavora giorno e notte per sensibilizzare i cittadini.

 

BOLLETTINO 02.04: sono 29 i nuovi pazienti che hanno contratto il virus, 28 sono cittadini keniani ed uno congolese. I morti da uno sono passati a tre. “I numeri totali parlano oggi di 110 casi. Secondo il Dipartimento della Salute, parte dei nuovi casi fanno parte di trasmissione locale, e sono persone senza storie pregresse di viaggi all’estero o di contatti diretti con persone che avevano già contratto il virus. Il vice governatore di Kilifi, Gideon Saburi, si è ripreso completamente dal virus, ora subirà un regolare processo per aver esposto i keniani al virus.

 

BOLLETTINO 03.04: Una giornata di transizione e solo 12 nuovi casi di positività al virus Covid-19 in tutto il Kenya, che portano il numero totale a 122. C’è anche un decesso, si tratta di un bambino di sei anni che aveva già seri problemi di salute. Durante il ricovero al Kenyatta National Hospital il test ha evidenziato anche la presenza del Coronavirus. Dei nuovi contagiati, 12 sono cittadini keniani ed uno è di nazionalità somala. Ancora una volta Nairobi ha il maggior numero di contagiati, sette, mentre Mombasa ne ha 2 e le Contee di Kiambu, Laikipia e Nyeri un caso a testa rispettivamente.

 

BOLLETTINO 05.04: Nell’annunciare 4 nuovi casi di positività nel Paese, dopo gli ultimi 300 test effettuati nelle ultime 24 ore, il Ministro della Sanità ha ammonito i suoi cittadini in vista delle imminenti vacanze pasquali. I contagiati nel Paese sono diventati 126, i morti sono rimasti 4, di cui due presentavano importanti patologie pregresse.

 

BOLLETTINO 06.04: Altri 16 casi (di cui 1 caso nella Contea di Kilifi) nella domenica delle Palme. Il totale dei positivi da Coronavirus è così salito a 142. Tutti africani i nuovi contagiati, si tratta di quindici keniani ed un cittadino nigeriano.

Il Governo ha deciso che la prevenzione di nuovi contagi di Coronavirus passa assolutamente dall’utilizzo di mascherine protettive facciali. Così oltre ad iniziare la produzione locale e promuovere prima possibile la vendita a cifre abbordabili (tra i 5 e i 10 scellini l’una), invita aziende e privati del Paese a donare fondi per la produzione e la distribuzione. IO IN FARMACIA LE HO COMPRATE A 50 KSH./CADAUNA. Il governo inoltre ha ordinato alle famiglie dei pazienti che decedono a causa del Coronavirus di seppellire i parenti entro 24 ore; il numero di persone che possono partecipare alle esequie è limitato a 15. Il Governo del Kenya chiude quattro Contee agli ingressi e alle uscite per 21 giorni.
L’area metropolitana e suburbana di Nairobi, e le contee della costa di Kwale, Mombasa e Kilifi si preparano a chiudere i battenti. I movimenti saranno autorizzati solo all’interno delle Contee e indossando mascherine protettive.

 

BOLLETTINO 07.04: I nuovi contagiati sono altri 16, il che fa salire a 158 i casi totali, e come sempre la maggioranza di questi ha sede nella Capitale e gli altri sono divisi tra le Contee di Mombasa, Kwale e Kilifi. Bisogna accelerare il processo di produzione di mascherine di tessuto lavabili e riutilizzabili, spiegando bene come usarle e lavarle (acqua bollente e sapone) e possibilmente stirarle. Il Ministro stasera ha aggiunto quelli della giornata di oggi: sono diventati 172 i casi di positività al virus Covid-19. Dei 14 positivi dodici sono cittadini keniani e due sono residenti stranieri. Dopo che un decesso di Mombasa ha riguardato un noto golfista, il Ministro della Sanità Kagwe ha disposto la chiusura di tutti i campi da golf e country club del Paese con effetto immediato. Inoltre tutto il personale medico, sia nelle strutture di quarantena che negli ospedali, sarà sottoposto in questi giorni al tampone.

 

BOLLETTINO 09.04: i casi sono diventati 179 e solo uno presenta condizioni preoccupanti, ricoverato in terapia intensiva.

Il Governo keniano ha anche annunciato l’assunzione di cinquecento nuovi medici che si uniranno agli operatori sanitari già impiegati dalle strutture statali nella lotta contro la pandemia. Il sindaco di Malindi Aliasgar Kassamjee ha donato un macchinario per la disinfestazione e relativi prodotti chimici all’azienda regionale dell’acqua Mawasco.

 

BOLLETTINO 10.04: Cinque nuovi casi accertati di positività al virus Covid-19 nelle ultime 24 ore in Kenya e un decesso, avvenuto prima che il contagiato potesse raggiungere l’ospedale di Mombasa. Dei 184 casi confermati in Kenya, 107 sono di sesso maschile e 77 di sesso femminile. In termini di ripartizione per età dei 184 casi, 3 sono al di sotto dei 15 anni, 49 sono tra i 15 e i 29 anni, 119 sono tra i 30 e i 59 anni e quelli sopra i 60 anni sono solo 13. In tutto 2046 persone sono state monitorate, 1448 sono state dimesse e 598 sono in fase di analisi. Obbligo per chiunque viaggi con qualsiasi mezzo, sia privato che pubblico, ad indossare una mascherina protettiva. Allo stesso tempo i commercianti al dettaglio sono obbligati ad indossare le maschere, compresi i venditori ambulanti e quelli dei mercati. I negozianti sono inoltre tenuti a mettere in atto misure per garantire che venga mantenuta una distanza di un metro tra le persone che accedono o che si trovano all'interno dei loro locali o della loro sede di lavoro e a disinfettare regolarmente gli ambienti stessi. Qualsiasi incontro, assemblea, folla o processione in o su qualsiasi strada o spazio pubblico, qualsiasi edificio, luogo o locale, anche in tutto o in parte all'aperto, e compresi tutti i locali o luoghi utilizzati per qualsiasi attività di barbiere, salone di massaggi e salone di bellezza, palestra, centro benessere, sportivo, religioso, culturale, politico, accademico e per la raccolta di fondi, non può raggruppare più di quindici persone e a distanza di un metro l’uno dall’altro.

 

BOLLETTINO 11.04: I casi di positività al virus Covid 19 in Kenya sono saliti ieri a 189, con cinque nuovi pazienti in isolamento, tutti keniani e di cui tre sono donne. E’ la prima volta che la costa e in particolare la seconda città del Kenya, ha più contagiati della capitale Nairobi. Il Ministro ha anche annunciato che oltre 100.000 operatori sanitari sono stati formati su come trattare con i pazienti positivi al Coronavirus, mentre 4000 medici in tutto il Paese hanno potuto aggiornarsi tramite una app e continueranno a tenersi informati grazie alla tecnologia. C’è obbligo di indossare la mascherina per tutta la popolazione in ogni spazio pubblico, cioè fuori di casa.  Il numero di contagiati dal virus nel Paese è salito a 191.

 

BOLLETTINO PASQUA 12.04: 197 il numero totale dei contagiati e otto quelli che non ce l’hanno fatta a superare la malattia virale. Sono 7459 i tamponi eseguiti fino ad oggi in tutto il Kenya.

 

BOLLETTINO 13.04: Sono 11 i nuovi casi di positività al Coronavirus che portano il totale dei contagiati a 208 e un nuovo decesso che porta il totale a 9. I funerali, che durano dai 3 ai 5 giorni con centinaia di persone, rappresentano uno dei veri pericoli per la diffusione del virus. Solitamente le tradizioni etniche prevedono balli, abbracci ed altri riti che contrastano totalmente con le direttive del Governo keniano, improntate alla distanza, al restare nel proprio habitat e non partecipare ad alcun evento di massa. Il peggior nemico del popolo keniano, in questo momento, ancor più del virus, sono le sue abitudini e le tradizioni.

 

BOLLETTINO 14.04: Altri otto casi nelle ultime 24 ore portano a 216 il numero totale dei pazienti positivi al virus. “Ormai possiamo dire che il virus è diffuso in tutto il Paese” ha detto il Capo della Sanità: Nairobi (151), Mombasa (32), Kilifi (9), Nakuru (2), Kitui (2), Kajiado (2), Kwale (1), Kakamega (1), Mandera (6), Uasin Gishu (1) e Siaya (1).

 

BOLLETTINO 15.04: Il Ministero del Commercio e dell’Industria del Kenya ha deciso la chiusura di tutti i negozi che vendono al dettaglio prodotti o materiali non definiti “essenziali” in questo periodo di emergenza. 9 nuovi casi nel Paese su 800 tamponi effettuati. Nello stesso lasso di tempo altri 12 pazienti sono guariti dal virus. C’è anche 1 nuovo decesso, che porta il totale dei morti per Coronavirus a 10. Un increscioso episodio avvenuto a Malindi, dove due poliziotti sono stati oggetto di lancio di pietre da parte di un gruppo di boda boda illegali e sono dovuti fuggire a bordo di un’automobile.

 

BOLLETTINO 16.04: altri 9 casi e 1 morto.

 

BOLLETTINO 17.04: a Lamu 0 contagi! Secondo gli anziani dell’arcipelago il “segreto” dell’assenza di Coronavirus nei loro villaggi è dovuta all’acqua salata dell’Oceano Indiano. Il numero di casi di Coronavirus nel Paese è salito a 246.

 

BOLLETTINO 18.04: 16 nuovi casi con un totale di 262 persone colpite dal virus e un morto nelle ultime 24 ore, con 1115 tamponi effettuati in tutto il Paese. Nove di questi nuovi ammalati arrivano da Nairobi, cinque da Mombasa e uno dalla Contea di Homa Bay, sul Lago Vittoria.

 

BOLLETTINO 19.04: il numero totale di casi confermati è salito a 270. Si registra un nuovo decesso ma anche 7 pazienti guariti. L’aumento dei cittadini keniani positivi che non hanno viaggiato all’estero è motivo di preoccupazione. Ora gli sforzi sono proiettati sulla possibilità di trasmissione locale del virus”. Per questo motivo l’idea del Governo è di inasprire le regole riguardo al coprifuoco e alla violazione degli obblighi come non indossare mascherine o non rispettare le distanze sociali.

 

BOLLETTINO 20.04: 11 nuovi casi e un decesso nel Paese nelle ultime 24 ore, al netto però di pochissimi test. Sono due i pazienti dichiarati guariti dal virus e dimessi dalle strutture sanitarie governative. I pazienti alle prese con il Covid-19 ora sono 281 e Mombasa sta diventando uno dei focolai più preoccupanti della Nazione. Anche oggi sette casi su 11 provengono dalla più grande città costiera.

 

BOLLETTINO 21.04: Sono 15 i nuovi casi di positività al virus di oggi, che fanno salire il totale a 296. Si segnalano anche 5 persone guarite e dimesse. Mombasa da due giorni ha superato la capitale Nairobi nel numero di casi quotidiani.
Dei nuovi casi, 11 sono cittadini kenioti mentre 4 sono cittadini stranieri. 7 sono maschi mentre 8 sono femmine. Mombasa ha la paternità di sette dei nuovi casi, mentre 6 arrivano da Nairobi e due della Contea di Mandera, al confine con la Somalia. 

 

BOLLETTINO 22.04: Misure ancora più restrittive per la Contea di Kilifi, nonostante sono ancora ferme a 9 soli casi di positività al Covid-19. Le ha decise il Governatore di Kilifi Amason Kingi, di concerto con il Prefetto (County Commissioner) Magu Mutundika. Nessuno potrà più abbandonare la Contea di Kilifi, nemmeno per transitare unicamente nelle altre due della costa. Nel paese 7 nuovi  contagiati, tutti cittadini keniani, portano i casi totali a 303. Il 56% dei positivi sarebbe asintomatico. I casi negli ultimi giorni si sono moltiplicati nelle vicine Tanzania e Somalia.

 

BOLLETTINO 23.04: con altri 17 casi di positività al virus, siamo arrivati a 320, Per il terzo giorno consecutivo Mombasa è la città con più casi rilevati, ben 12, mentre gli altri 5 positivi arrivano dalla capitale Nairobi. La minaccia per il Paese sta arrivando dalle persone che non rispettano la quarantena obbligatoria e in generale le misure restrittive applicate dal Governo e da cinque Contee del Kenya. Al porto di Mombasa dopo il primo caso, registrato a fine marzo, ed il primo decesso lo scorso 11 aprile di un dipendente, e un secondo paziente morto a causa del coronavirus, i contagiati sono 24 e salgono quotidianamente, dopo che sono stati disposti tamponi a tutti i dipendenti portuali. Purtroppo la popolazione di Mombasa, con molti quartieri popolosi, si muove e agisce come se niente fosse, diffondendo il virus. 

 

BOLLETTINO 24.04: altri 16 contagiati, portando il totale dei contagiati a 336, sono state dimesse 5 persone, portando il totale dei guariti a 95. Il Dottor Abdi Aman, Capo della Segreteria Amministrativa del Ministero della Salute del Kenya, ha confermato che dalle statistiche in possesso del Dipartimento, le persone soggette a malattie cardiache, ipertensione, diabete, cancro e disturibi respiratori cronici sono le più suscettibili a contrarre questo virus.

 

BOLLETTINO 25.04: Il primo vaccino pronto da testare sull’uomo potrebbe avere la sua sperimentazione di massa sull'uomo in Kenya, prima ancora che in Europa. Questa è l’ipotesi del team britannico di scienziati di Oxford, di cui fa parte anche un ricercatore italiano, ripresa ieri da un articolo pubblicato sul sito della BBC inglese. "Il team di Oxford sta anche considerando una sperimentazione del vaccino in Africa, possibilmente in Kenya, dove i tassi di trasmissione stanno crescendo da una base più bassa – sostiene il medico Fergus Walsh nell’intervista della BBC – in trent’anni abbiamo già sviluppato con successo il vaccino contro la MERS, che è un Coronavirus, oltre ad aver lavorato ad altri vaccini come recentemente quello per la malaria, in fase di realizzazione”. Il Presidente della Repubblica del Kenya ha annunciato che da lunedì 27,  sarà prorogato di altri 21 giorni il coprifuoco in tutto il Paese dalle 19 alle 5 del mattino e anche la chiusura delle 5 Contee da cui non si può uscire né entrare sarà valida sempre per 21 giorni.

 

BOLLETTINO 26.04: altre 12 persone (di cui 8 in Nairobi) hanno contratto il virus, raggiungrngo in totale 355 unità. Nessun morto. Tutti i camionisti da oggi saranno sottoposti a controlli ai confini di ogni Contea e ad eventuali tamponi.

 

BOLLETTINO 27.04: Altri 8 casi di positività (4 a Nairobi e 4 a Mombasa) portano il totale dei contagiati ufficiali a 363 nel Paese. Con un corretto dispiegamento dei tamponi su territorio nazionale, i casi nel Paese potrebbero già attestarsi intorno ai 10 mila. L’aggiornamento è stato dato dal Ministro della Salute del Kenya Mutahi Kagwe.

Per il settimo giorno di seguito non si registrano decessi ufficiali a causa del Covid-19. Il Ministro della Salute ha rivelato le linee guida decise dal Comitato Nazionale di Risposta alla Emergenze, secondo una direttiva per concedere ai ristoranti nazionali, anche quelli all’interno degli hotel e residence, di riaprire i battenti, ma tali, in pratica, da non dar seguito alle aperture.

Ecco le regole imprescindibili se si vuole riaprire un’attività di ristorazione:

  • Orario, dalle 5 del mattino alle 4.30 del pomeriggio
  • Tutti i dipendenti devono essere testati con tamponi ed avere certificato di negatività al virus
  • Il locale si deve attrezzare con i termometri elettronici per prendere le temperature dei clienti. A qualsiasi membro del personale o cliente con una temperatura superiore a 37,5 gradi non sarà consentito l'ingresso nei locali, e lo stabilimento dovrà informare immediatamente il Ministero della Salute.
  • Tra un cliente e l’altro, sia di fianco che di fronte, dovrà esserci almeno un metro di distanza.
  • Ogni tavolo che non potrà ospitare più di quattro persone, dovra avere uno spazio di 10 metri quadri attorno a se.
  • I buffet e il servizio autonomo non sono previsti, si deve obbligatoriamente essere serviti da un cameriere con guanti e mascherina.
  • Si può consumare alcool solamente in prossimità del pasto e al massimo dopo 30 minuti dalla fine del pasto.
  • Ci dovranno sempre essere acqua corrente e lavabi accessibili per il lavaggio delle mani con disinfettanti nei punti di ingresso e uscita del locale.
  • In cucina dovranno essere rispettate regole igieniche e distanze sociali in vigore per l’emergenza Covid-19.

 

BOLLETTINO 28.04: 11 nuovi casi (di cui due sono bimbi di 3 anni), 7 a Nairobi e 4 a Mombasa; in totale sono 374. Nessun morto ormai da 8 giorni consecutivi e 10 guariti.

 

BOLLETTINO 29.04: nella Contea di Kilifi (in cui ci sta Malindi), non si registra un solo caso di positività al Coronavirus: dal 22 marzo scorso ci si è fermati ad 11 e che quasi tutti i casi sono collegati ad una sola persona, il Vice Governatore della Contea tornato dalla Germania, che ha contagiato colleghi e anche un dipendente di una filiale della banca DTB di Kilifi, che è stata chiusa per alcuni giorni, con i dipendenti sottoposti a tampone e messi in quarantena. Tutti i contagiati, sia i positivi che i negativi, dopo i 14 giorni sono stati controllati e giudicati guariti. Alle misure di contenimento del Governo, Kingi ha aggiunto quelle specifiche della Contea, blindandola ulteriormente, chiudendo il confine con la vicina Contea di Mombasa, dove il virus (anche se con numeri non impressionanti, ma ora i casi sono saliti a 97 con 3 decessi).

Sono 10 i nuovi casi ufficiali di positività al virus, 9 a Mombasa e 1 a Nairobi, portando a 384 il totale. 1 decesso, portando il totale a 15 che non ce l’hanno fatta. I mercati pubblici sono diventati zone di alta preoccupazione.

 

BOLLETTINO 30.04: oggi 12 nuovi casi di positività,  7 da Mombasa e 3 da Nairobi, 1 dalla Contea di Kitui e si registra anche il primo caso a Wajir, per un totale di 396 e il numero dei decessi salito a 17. Il Ministro della Sicurezza Fred Matiang’i nella giornata di ieri aveva già disposto il lockdown nei due centri di rifugiati del Kenya, Kakuma e Daadab, proprio per evitare contagi in luoghi non facilmente controllabili e al confine con altri Stati.

 

Uno studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede che a causa dell’emergenza Coronavirus, i decessi per malaria nell'Africa subsahariana potrebbero quasi raddoppiare da circa 400.000 persone del 2018 a 770.000 nel 2020. Secondo il Dipartimento della Salute, circa 20.000 bambini keniani ogni anno sono vittime dalla malaria.
Secondo il World Malaria Report 2019, l'Africa subsahariana ha rappresentato circa il 93% di tutti i casi di malaria e il 94% dei decessi nel 2018. Più di due terzi dei decessi sono avvenuti tra i bambini di età inferiore ai cinque anni.

 

QUEST’ANNO UN INSOLITO RAMADAN (mese di purificazione religiosa) in Kenya: la comunità musulmana, per voce degli Imam e dei tanti muezzin della costa, sembrano aver recepito il messaggio, che arriva anche da molti politici di fede islamica. Ognuno a casa propria e anche i momenti di preghiera diurni se all’aperto dovranno essere condotti con rispetto delle distanze sociali di almeno un metro e con mascherine al volto, inoltre è necessario il rispetto del coprifuoco dalle ore 19,00 alle ore 5,00.

 

CONSIDERAZIONI ... UTILI IN QUESTI MOMENTI BY CLAUDIO

A molti può apparire come una totale mancanza di compassione e solidarietà, anzi per taluni, arroganza e maleducazione, invece parlar chiaro non è scortesia o maleducazione. Per il vero, la cortesia a volte è una forma di ipocrisia, molto  utilizzata nei rapporti a discapito della sincerità e della verità e per una persona schietta come me...

 

LA CONSAPEVOLEZZA DELLA NOSTRA FRAGILITA’ UMANA

Abbiamo cresciuto una larga parte dei nostri figli nell’illusione che il benessere fosse un diritto universale, come se ci dovesse essere sempre qualcuno a garantirlo, creando una società dello spreco. Nulla sarà più come prima perché noi non siamo più gli stessi. Siamo cambiati, tutti e in profondità. Pensavamo che la vita fosse sempre facile da vivere, per il benessere acquisito e noi, esseri onnipotenti (Homo Deus), resi quasi immortali dagli ultimi ritrovati della tecnica e della scienza.

I nostri padri e i nostri nonni hanno vissuto epoche nelle quali la tragedia incombeva sulla loro esistenze in ogni momento. E questo li ha resi resilienti e determinati, consapevoli che nella vita tutto costa sforzo e fatica e che i risultati raggiunti non vanno considerati mai garantiti per sempre e che bisogna lottare per migliorare la condizione di tutti. Forse proprio questo ci salverà. Questa consapevolezza ci permetterà di affrontare con uno slancio nuovo il disastro da cui dovremo ripartire. E forse da qui si potrà costruire un futuro su basi diverse da quelle fragili del mondo che abbiamo ormai alle nostre spalle. L’Africa mi sta aiutando molto in questo. In verità già nel 2008 (anno in cui decidemmo di stabilirci in Kenya) non ci piaceva l’orientamento sociale che aveva preso piede nella società occidentale, ricca di modernità, ma piegata al consumismo e allo spreco, priva di valori, se non per il denaro. Venendo qui abbiamo anticipato di 10 anni quello che sta succedendo ora: un disagio per l’insicurezza in ogni ambito della vita, la difficoltà di prevedere un futuro a breve, la necessità di essere frugali, risparmiosi, essenziali, di sentirsi fragili, di non poter decidere per noi stessi, ... ma, a ben guardare, traendo un arricchimento interiore, spirituale, accrescendo i valori essenziali in cui  ognuno di noi crede, a cui fare affidamento, divenendo più forti e resilienti, empatici, dando maggior spazio all’amore verso il prossimo, alla solidarietà, alla sobrietà. Dipende dalla nostra capacità di adattamento e dall’apertura mentale nel considerare altri modelli di vita, oltre le abitudini consolidate, pregresse.  Dovremmo essere più autocritici e chiederci se stiamo conducendo vite sostenibili, a livello ambientale, etico, sociale e se la nostra vita, le nostre scelte quotidiane sono compatibili con quelle degli altri o no. Questa è la lezione che dobbiamo trarre e farne buon uso. CLAUDIO

 

Il boom delle donazioni degli italiani per l’emergenza Covid-19 c’è stato e la generosità si è fatta sentire. Ma la polarizzazione dei versamenti verso progetti in ambito sanitario o ospedaliero italiano preoccupa il non profit che lavora all’estero e che registra già un crollo delle raccolte fondi da privati nella maggioranza dei settori.

 

Il coronavirus, in Europa, ha il potenziale per accelerare due processi opposti: o approfondisce le crepe che già esistono in Europa in modo così massiccio che l’Unione potrebbe spezzarsi. Oppure la lotta comune contro il virus porterà ad una vera unificazione dell’Unione europea e dei suoi stati membri.

È dipeso molto dai tedeschi la via che l’Europa ha preso, mentre da avanguardia della purezza finanziaria e egoista nordeuropea, l’Olanda si è ritrovata ridimensionata dalle logiche continentali. 

 

La ritirata dell’uomo ha riaperto le porte alla natura, consentendole di occupare gli spazi che normalmente sono nostri, migliorando le condizioni dell’aria, dell’acqua e della terra, e insomma insinuando l’idea che senza la nostra presenza pervasiva e infestante il mondo sarebbe senz’altro migliore. La catastrofe che stiamo vivendo ci insegna qualcosa sulla nostra fragilità, sulla nostra debolezza congenita, sulla sovrana indifferenza della natura:

ci crediamo i padroni dell’universo, mentre in realtà ne siamo una parte come tutti gli altri,

più o meno arrogante, più o meno insignificante.

 

La Natura ci ha costretto a una lezione esemplare: abbiamo addomesticato il mondo, gestito fiumi e foreste, abbattuto animali feroci e basta qualcosa di così piccolo e semplice per mettere in difficoltà l’essere umano. L’uomo si è fatto Dio e la Natura lo ha osservato, lo ha aspettato e poi lo ha costretto a riscoprirsi piccolo e umano servendosi di quanto più basilare esista.

 

Nell’intervista del 07.04 al leader socialdemocratico tedesco, cancelliere per 8 anni, Gerhard Schröder, ha detto:

“Se c’è un Paese che deve capire che dopo una crisi esistenziale è indispensabile avere un sostegno paneuropeo per la ricostruzione, questo è la Germania. Noi siamo stati aiutati molto dopo la Seconda guerra mondiale, nonostante fossimo stati proprio noi a causarla”... Sante parole!

Angela Merkel ha avuto il coraggio di dire al proprio Parlamento che la Germania dovrà essere pronta a contribuire molte più risorse al bilancio europeo, in spirito di solidarietà. E ha giustificato questa affermazione confermando che «l’impegno nei confronti di una Europa Unita coincide con la ragion di stato tedesca

 

Il virus, molto più della crisi economica degli anni scorsi, con il suo carico di lutti e sofferenze costringe l’Europa a interrogarsi davvero sulla sua anima e i suoi scopi.  Dice Steffen Klusmann, direttore dello Spiegel: «L’Europa sta affrontando una crisi esistenziale. Apparire come il guardiano della virtù finanziaria in una situazione del genere è gretto e meschino. Forse conviene ricordare per un momento chi è stato a cofinanziare la ricostruzione della Germania nel Dopoguerra».

 

La pandemia produce forti istinti protezionisti, comprensibili ma insensati: siamo tutti sulla stessa barca!

 

Siamo noi che dobbiamo adattarci al coronavirus e non il contrario.

 

La pandemia COVID-19 sta colpendo in base alla struttura socio-economica della società. Chi ha meno risorse economiche è più esposto perché non riesce a mantenere l’isolamento sociale che la lotta al virus richiede. La pandemia è “un esempio drammatico di come la salute pubblica sia legata alla disuguaglianza di reddito”, sia all’interno della società di un paese, sia tra paesi ricchi  (industriali) e quelli poveri (terzo mondo).

 

Lo indica una revisione di dati di riviste mediche internazionali e di ricerche universitarie: «L'immunità di gregge è un mito. Ha una connotazione di eugenica». «Si avrebbe un forte aumento dei contagi con poco vantaggio a cui seguirebbe la necessità di più lockdown, perché il sistema sanitario sarebbe troppo gravemente impattato». Se si rinunciasse a tutte le restrizioni nel perseguire un'immunità di gregge, esponendo cioè una popolazione al virus allo scopo di costruire un'immunità naturale, ci si potrebbero aspettare epidemie cicliche di Covid-19 anche di altri ceppi, forza lavoro fortemente ridotta per malattia e ancora morti.

 

«L’inquinamento indebolisce i polmoni e li rende più esposti all’infiammazione. È soprattutto per questo che il tasso di diffusione e di letalità del morbo è più alto nella Pianura Padana rispetto ad altre aree della penisola, dove l’aria è più pulita» dice Leonardo Becchetti, economista dell’Università di Tor Vergata, in base ad uno studio condotto da 3 università.

 

Vincent Schmid, pastore della Chiesa Protestante di Ginevra, in un suo recente commento apparso su La Tribune de Genève, cita quello che Crawford Brough Macpherson, un autore canadese, chiamava individualismo possessivo. «Una concezione egocentrica dell’individuo portatore di ogni sorta di diritto e che si crede proprietario del mondo; il fantasma di un essere che ha perso ogni affiliazione, al suo popolo, alla sua storia, alla sua famiglia, al suo genere; ipnotizzato dalla più assurda delle false promesse: tu puoi scegliere di essere quello che vuoi, puoi essere il creatore di te stesso». Questo delirio narcisistico di onnipotenza, che ha attraversato in profondità il mondo che abbiamo alle nostre spalle, ha enormi responsabilità nella tragedia del presente.

Simone Veil ci ha detto: «Siamo, nel profondo, esseri di relazione. È questa la cosa che ci rende persone. È nella relazione che facciamo nascere altri esseri, i nostri figli». «Siamo contemporaneamente singolari e plurali. Singolari per la scintilla unica, creatrice e insostituibile che costituisce la personalità di ciascuno. Plurali per la nostra relazione con quelli che ci hanno preceduto nel tempo, le persone che ci circondano nel presente e coloro che immaginiamo dopo di noi».

 

Il mondo non va abitato invano, consumandolo spensieratamente. E va consegnato migliore alle generazioni che vengono: l’indifferenza etica per la trasmissione della vita, in cui si sta insediando la nostra cultura secolare, è la nostra vergogna epocale. La fede cristiana è chiamata in modo speciale a sostenere la bellezza del legame fra le generazioni, presidio affettivo di amicizia sociale e di fraternità civile.(Vincenzo Pagia, arcivescovo presidente della Pontificia Accademia per la vita)

 

L’emergenza legata al Coronavirus può essere l’opportunità per investire nei grandi trend trasformativi e assicurare al nostro Paese un futuro rilevante nell’economia mondiale che verrà, un’occasione di crescita per il sistema Italia.

 

L’emergenza creata dal Covid-19 si sconfigge anzitutto con gli anticorpi della solidarietà, non lo dico io: Yuval Noah Harari, lo storico israeliano, spera che «dopo il Coronavirus la gente capisca l’importanza della solidarietà globale».

 

LA NOSTRA RUBRICA DAL TABASAMU CENTRE VISIONI ..... DELLA VITA, by CLAUDIO

La newsletter mensile non serve solo portarvi a conoscenza di come procede il Tabasamu Centre, il suo sviluppo, di come spendo i soldi raccolti, ... ma vuole costituire anche un momento di riflessione, con approccio culturale, ... per conoscere la filosofia di vita scelta nello svolgimento del lavoro solidale, che desidero condividere con Voi: grazie a tutti i lettori per la volontà di seguirci, Claudio

 

Il virus ci ha ricordato qualcosa che abbiamo negato con passione — che siamo esseri fragili, costruiti della materia più delicata. Che moriamo, che siamo mortali. Che non siamo separati dal mondo con la nostra «umanità» ed eccezionalità, ma il mondo è parte di una grande rete alla quale apparteniamo, collegati agli altri esseri tramite un invisibile filo di responsabilità e influenza. Che siamo dipendenti da noi stessi e, al di là di quanto lontano sia il Paese da cui veniamo, la lingua che parliamo o il colore della nostra pelle, comunque ci ammaliamo, comunque abbiamo paura e comunque moriamo.

Ci ha fatto capire che indipendentemente da quanto ci sentiamo deboli e indifesi di fronte ai pericoli, ci sono intorno a noi persone ancora più deboli, che hanno bisogno di aiuto. Ci ha ricordato di quanto siano delicati i nostri genitori anziani e i nonni e di quanto abbiano diritto alla nostra cura. Ci ha mostrato che la nostra frenetica mobilità mette in pericolo il mondo. In questo momento difficile è venuto fuori quanto sia debole, in pratica, l’idea di comunione europea. L’Unione, di fatto, ha rinunciato alla partita a tavolino e ha lasciato le decisioni in tempo di crisi agli Stati nazionali. il virus ci ricorderà in fretta un’altra vecchia verità, quanto davvero non siamo uguali. Alcuni di noi volano con aerei privati a casa su un’isola oppure stanno isolati nel bosco, altri rimangono in città per lavorare in una centrale elettrica o a un acquedotto. Altri ancora rischieranno la salute lavorando nei negozi e negli ospedali. Alcuni guadagneranno con l’epidemia, altri perderanno i risparmi di una vita intera. Davanti ai nostri occhi si dissolve come nebbia al sole il paradigma della civiltà che ci ha formato negli ultimi duecento anni: che siamo i signori del Creato, possiamo tutto e il mondo appartiene a noi. Stanno arrivando tempi nuovi e niente ormai sarà più come era prima.

 

Tokyo e il Giappone resistono all’epidemia grazie alle loro sane abitudini culturali che hanno costituito una barriera naturale contro il coronavirus: la gente da sempre si inchina invece di stringersi la mano o abbracciarsi; ci si tolgono le scarpe prima di entrare in casa; le mascherine sono diffusissime in ogni stagione, come cortesia verso i concittadini, per non esporli al contagio delle influenze normali; i ristoranti forniscono agli ospiti salviette umide. Il governo ha deciso di mandare mascherine a casa a tutti i giapponesi: un piano per la consegna in 50 milioni di indirizzi privati. Due mascherine a persona, lavabili e riutilizzabili. Perché la battaglia sarà lunga e bisogna utilizzare bene le difese antivirus.

 

Ora che il virus ci ha messi in ginocchio, forse è giunto il momento di tornare alla nostra natura etologica, che è quella di un essere capace di riflettere, di valutare ciò che è bene e ciò che è male, non per un qualche dictat esterno, ma per quello che sente nel suo cuore, di avere una visione a lungo termine, guidata dunque dal bene delle generazioni future perché è abbastanza chiaro che diminuire il CO 2 non sarà altro che un temporaneo palliativo, se prima non avremo cambiato la direzione dello sguardo. E questo cambiamento passa solo attraverso l’educazione. Riprendere a educarsi per poter diventare a nostra volta educatori consapevoli. Insegnare ai bambini a riconoscere ciò che è bello e a stupirsi per queste emozioni, diventando poi, con il tempo, capaci di comprendere che ammirare lo splendore di un prato fiorito e compiere un atto di gentilezza sono azioni che appartengono allo stesso universo, quello della gratuità e della bellezza. Ed è in questo universo che l’uomo può trovare il senso vero della sua esistenza e intraprendere una strada che ragionevolmente lo porti alla salvezza.

LA MAPPA DEI CASI NEL MONDO AL 02 APRILE: SUPERATI 1 MILIONE di casi e 47mila morti !

 

LA CORSA DEL VIRUS NEL MESE DI APRILE: (Dati diffusi dai ricercatori della Johns Hopkins University)

28 APRILE: superati i 3 milioni di casi in tutto il mondo, (di cui un terzo solo negli USA) e superati 200mila morti.

In Italia al 28 Aprile sono salite a 200.000 le persone che l’hanno contratto e 27.000 quelle morte.

MA I DATI REALI SEMBRANO MOLTI DI PIU’, come indica il grafico in alto a destra, la sottostima maggiore è in Olanda e Inghilterra. Quando però leggiamo il numero di casi o decessi relativi al coronavirus, dobbiamo tenere presente, ad esempio per gli Stati Uniti, che il numero assoluto può sembrare grande (oltre 1 milione di casi e 58mila morti), ma anche che gli Stati Uniti hanno una popolazione di oltre 320 milioni di persone. Il Belgio al contrario, che ha circa 47.000 casi e 7.500 morti, ha 11 milioni di abitanti e in percentuale moltissime vittime, anche più degli Stati Uniti e dell’Italia. Il Belgio conta al 28 aprile 621 morti per milione di persone e l’Italia 446. Seguono Francia, UK e Olanda. Gli Stati Uniti contano 169 morti per milione e la Germania 70.

 

A proposito di pandemia, da un’intervista a Giovanni Bazoli del 04.04: questa è una grande lezione di umiltà per un’umanità che si considerava padrona del mondo, dominatrice della stessa vita. ll dramma può essere servito a ritrovare il senso civico. A riscoprire un orgoglio, una dignità nazionale. Gli italiani stanno dando al mondo, che non sempre li prende sul serio, una prova migliore di sé: una prova di generosità, grazie all’abnegazione eroica di medici e infermieri, ma anche alla compostezza nonostante alcune sfumature dell’intera popolazione. Forse ci stiamo un po’ riscattando agli occhi del mondo». Il mondo non sarà più uguale a quello di prima. Prima procedevamo sicuri di noi, in un mondo sicuro, che invece era un mondo malato, come ha detto papa Francesco. Saremo obbligati a rivedere il nostro modo di vivere, a riscoprire la gerarchia dei beni e dei valori essenziali. Se questi propositi non saranno travolti dalla forza inerziale delle nuove routine, l’Italia si riprenderà. Altrimenti si avvierà lungo la strada di un declino sempre più irreversibile. Siamo a una svolta storica. La tragedia che stiamo vivendo può essere considerata uno spartiacque. Se si mantiene la virtù civica e repubblicana espressa in questi giorni dal popolo italiano, possiamo realizzare un grande piano di ricostruzione nazionale. 

 

Il Covid19 e il lockdown disposto per contenerne la diffusione e il contagio rischiano di innescare anche un’emergenza di carattere psicologico. Ha fatto un’irruzione catastrofica sulle nostre esistenze, ha mutato le consuetudini, ha interrotto i rapporti sociali e tutte le attività che contribuiscono a conferire all’individuo un senso di identità. Una mente isolata può diventare un terreno fertile per essere assediata da angosce. Angosce di tipo depressivo, ad esempio, in cui la persona vive sentimenti di perdita della speranza, sente come il suo progetto esistenziale possa andare in rovina. «Scaricare la rabbia verso l’esterno, anche verso soggetti più deboli, è un modo della mente assediata per trovare un responsabile».  

 

05 APRILE: DOMENICA DELLE PALMEGiornata mondiale della Gioventù, Francesco si rivolge in particolare alle ragazze e ai ragazzi perché prendano esempio dai modelli più autentici: «Cari amici, guardate ai veri eroi, che in questi giorni vengono alla luce: non sono quelli che hanno fama, soldi e successo, ma quelli che danno se stessi per servire gli altri. Sentitevi chiamati a mettere in gioco la vita. Non abbiate paura di spenderla per Dio e per gli altri, ci guadagnerete! Perché la vita è un dono che si riceve donandosi. E perché la gioia più grande è dire sì all’amore, senza se e senza ma. Come ha fatto Gesù per noi».

 

Wet markets, i mercati di «animali selvatici» che fanno da cerniera tra gli allevamenti intensivi e un’immensa rete di ristoranti specializzati nella relativa cucina cool (yewei): una fantasmagoria gastronomica a base non solo di pipistrelli (reservoir o «ospiti serbatoio» di tanti virus a Rna, in particolare proprio di coronavirus), ma anche di tanti potenziali «ospiti intermedi» in grado di portare quei virus all’uomo per via alimentare o semplice contatto (ratti, serpenti, tartarughe, tassi, furetti e così via). Com’è ormai noto, il «passaggio» è favorito dalle condizioni di quei «manicomi zoologici»: animali selvatici macellati in loco, tenuti a contatto con quelli domestici, stipati in gabbie a rete verticali in cui la deiezione di chi sta sopra finisce su chi sta sotto. Così è avvenuto infatti per SARS-CoV (in cui il virus del pipistrello ha avuto come «ospite intermedio» lo zibetto o civetta delle palme) e per SARS-CoV-2 («ospite intermedio» molto probabile il pangolino).

la Cina continua a non comprendere il legame tra eventi locali e ricadute globali; che nel mondo dell’effetto-Lorenz, cioè quell’effetto per cui «un battito d’ali di farfalla a Pechino può scatenare una tempesta a New York» (o se vogliamo di pipistrello, purché si ricordi che tutto dipende dall’uomo) la trasparenza-tempestività non è più un optional. E il Resto del Mondo, a sua volta, sembra sottovalutare quell’incomprensione, così come la possibilità di ritorni pandemici e il fatto che costituiscano il maggiore attrito per la globalizzazione stessa. Sul piano strettamente genetico e biomedico, non c’è dubbio che tra SARS-Cov e SARS-Cov-2 il discrimine sia rilevante: i due genomi a RNA — entrambi affini a quello del virus dei pipistrelli ferro di cavallo — coincidono «solo» al 75-80%: per capire quanto conti una variazione del 20-25%, sarebbe sufficiente ricordare come il DNA dell’uomo e dello scimpanzè coincidano al 99%. In quello scarto, probabilmente, si nascondono le tante differenze e i fattori-sorpresa (maggior contagiosità, minor letalità). Ma, come ricorda Frank Snowden, si notano già in SARS-CoV alcune invarianze di cui poter tenere conto: il contagio «da uomo a uomo» senza vettore; il periodo di incubazione asintomatica superiore a una settimana; sintomi insidiosamente sovrapponibili ad altre patologie.

 

La Sars arrivò nel wet market di Foshan, nel Sud della Cina, da un pipistrello che l’aveva trasmessa a uno zibetto che a sua volta l’aveva passata all’uomo; la Mers fu originata da un pipistrello che aveva contagiato un cammello e quindi un uomo; lo stesso vale per l’ebola, l’Hiv... E allora è venuto il momento di chiederselo: come mai il pipistrello a ferro di cavallo, grande diffusore del Covid-19, non è mai finito nella lista degli animali non commercializzabili stilata dal Cites (la Convenzione internazionale sul commercio delle specie minacciate d’estinzione, n.d.r.)? Com’è possibile che lo si possa ancora oggi trovare fra i banconi della carne in Cina, in Laos, in Cambogia, nel Vietnam? Se il mondo si vanta d’avere un’economia globale, non può esserci spazio per errori del genere».(Gilda Moratti)

 

Ha detto Papa Francesco nell’omelia di domenica 19.04 nella chiesa di S. Spirito in Sassia, dedicato da papa Wojtyla alla Divina misericordia: «Non pensiamo solo ai nostri interessi, agli interessi di parte. Cogliamo questa prova come un’opportunità per preparare il domani di tutti, senza scartare nessuno, di tutti. Perché senza una visione d’insieme non ci sarà futuro per nessuno. Questa non è ideologia: è cristianesimo. Usiamo misericordia a chi è più debole: solo così ricostruiremo un mondo nuovo».

 

Le tensioni geopolitiche erano certamente a livelli preoccupanti ben prima del dilagare della pandemia, ma anziché unire il mondo contro il nemico comune, il coronavirus ha dimostrato che il nostro attuale sistema geopolitico è in dissoluzione.

 

A PROPOSITO DI EUROPA: Per creare un’autentica unione sovranazionale non basta infatti il trasferimento di quote crescenti di sovranità dal livello statale a quello sovranazionale se l’identità comune è debole, i diritti della cittadinanza europea sono poco percepiti e i doveri poco praticati, il nazionalismo euroscettico è ancora virulento. La risposta dei governi europei è meno efficace di quello che dovrebbe essere non a causa dei vincoli posti dalla Ue (come sostengono i sovranisti), ma a causa dell’esatto contrario, l’incompletezza dell’unione. Tutti i cittadini, non solo i governi, devono impegnarsi per realizzare il progetto europeo.

 

22 APRILE: GIORNATA MONDIALE DELLA TERRA. «Come la tragica pandemia di coronavirus ci sta dimostrando, soltanto insieme e facendoci carico dei più fragili possiamo vincere le sfide globali». Lo ha detto il Papa nell'udienza generale ricordando che oggi celebriamo la 50esima Giornata Mondiale della Terra.

Dal 1979, anno in cui è cominciata la mappatura satellitare della calotta artica, l’estensione del ghiaccio al Polo Nord si è ridotta del 40%, e il suo volume del 70% circa: è il segno più rilevante del global warming. Sarà entro il 2050  l’estate fatidica in cui il ghiaccio della regione artica sarà sciolto del tutto.

Il Papa, nel quinto anniversario dell’enciclica Laudato si’, ha detto: «a causa dell’egoismo, siamo venuti meno alla nostra responsabilità di custodi e amministratori della terra: abbiamo inquinato la nostra casa comune, l’abbiamo depredata mettendo in pericolo la nostra stessa vita».

 

23 APRILE: si celebra la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore. Istituita dall’Unesco nel 1996 per promuovere la lettura, la pubblicazione dei libri e la tutela del copyright, la data coincide con il giorno di morte, nel 1616, di tre scrittori pilastri della cultura universale: Miguel de Cervantes (Alcalá de Henares, Spagna, 1547), William Shakespeare (Stratford-upon-Avon, Gran Bretagna, 1564) e il poeta spagnolo Garciloso de la Vega (Toledo, 1501-03). Quest'anno è stata nominata capitale mondiale del libro Kuala Lumpur,in Malesia, città scelta per la «forte attenzione all'istruzione inclusiva, lo sviluppo di una società basata sulla conoscenza e per la diffusione della lettura a tutta la popolazione».

 

COVID-19 IN EUROPA. La distribuzione dei focolai di infezione (in riferimento ai decessi) in alcune aree europee dimostrano che la maggior parte si colloca sulla cosiddetta «dorsale europea» che va dal Belgio alla Lombardia, l’asse economico più importante dell’Unione.

«Sono zone densamente abitate: ci vive il 20 per cento della popolazione dell’Unione europea. E non solo: sono aree di grandi scambi commerciali e di traffici transfrontalieri». Si capisce, allora, la facilità della trasmissione del virus.

 

Un team di ricercatori dell'università di Berna ha presentato un vaccino per il Covid-19 che potrebbe essere pronto già ad ottobre. Lo riporta il sito Swissinfo.ch. «La possibilità di successo è realistica - ha affermato Martin Bachmann, professore di immunologia dell'università nel corso di una conferenza online con l'associazione della stampa delle Nazioni Unite -. La Svizzera ha una tradizione di pragmatismo ed è pronta a trovare un compromesso se serve a ottenere più in fretta un vaccino».

 

Muhammad Yunus, il banchiere dei poveri, Premio Nobel per la Pace, fondatore di un sistema di banche basate su microcredito, ci ammonisce a usare la catastrofe prodotta dal coronavirus come un’occasione per costruire un mondo migliore.

Jean-Yves Le Drian, ministro degli esteri francese, denuncia: «Mi sembra che assistiamo a un’amplificazione delle fratture che minano l’ordine internazionale da molti anni. La pandemia è la continuazione, con altri mezzi, della lotta fra superpotenze».

 

Da un’intervista allo scrittore Gary Shteyngart di New York (nato a Leinigrado nel 1972, all’età di sette anni si trasferì con i genitori, una pianista e un ingegnere, negli Stati Uniti): «Non sono un medico né un epidemiologo, ma penso che la crisi durerà molto a lungo, non credo che la supereremo finché non ci sarà un vaccino. Avremo ondate, quarantene, parziali aperture e nuove quarantene, e l’economia attraverserà una congiuntura mai vista prima. La mia teoria, in quanto scrittore di romanzi distopici, è che queste crisi saranno sempre più frequenti».

«Questa crisi rivela le enormi carenze della società americana, non solo le diseguaglianze ma l’impreparazione di un sistema capitalista che non funziona bene come fingiamo. È una dimostrazione che l’America non è il Paese eccezionale che crede di essere. Un sistema autoritario come quello cinese - anche se non sappiamo il numero esatto dei morti e sono certo che siano più di quelli dichiarati - è stato in grado di fermare l’ondata della prima fase molto prima di noi. Forse questo sarà l’inizio del cambiamento, ma io non sono ottimista. L’eccezionalismo americano - l’idea che, qualunque cosa facciamo, siamo comunque migliori di ogni altra nazione - è profondamente scolpita nella mente delle persone. L’unico altro Paese con un senso di superiorità simile è la Russia, che venera l’idea d’essere una grande potenza e un faro culturale, anche quando tutto indica il contrario. Sarebbe molto difficile cambiare davvero, e lo prova appunto il fatto che, nonostante i fallimenti di Trump, i suoi consensi sono lievemente cresciuti. È arduo far cambiare rotta alla nave ma, chissà, magari succederà».

 

La Presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia (appena uscita dalla convalescenza dal Covid-19) in un’ intervista del 28.04 ha detto: ... «con la malattia ho riscoperto il valore in questo frangente. Mancanza, soprattutto degli incontri personali, a partire dai genitori anziani, le persone care o gli amici; essenzialità, grazie al gusto ritrovato per uno stile di vita più semplice; solidarietà, attraverso la scoperta di mille iniziative spontanee di sostegno alle situazioni di bisogno; creatività, nell’esplorazione di soluzioni alternative di fronte a una strada improvvisamente sbarrata. Tutto questo ci può aiutare affinché il dopo sia un nuovo inizio, non un semplice ritorno al punto di partenza»... «abbiamo superato tante emergenze, dal terrorismo alle crisi economiche, ma questa è diversa perché, come ci ha ricordato con straordinaria efficacia papa Francesco, ci ha messo di fronte al fatto che “nessuno può salvarsi da solo”. Ci ha fatto riscoprire il senso di appartenenza. La solidarietà non è una scelta per generosi, bensì una componente strutturale della condizione umana: vale per le persone, perché ognuno di noi è sia un individuo sia un soggetto in relazione, e vale per le istituzioni. La leale collaborazione tra poteri è il risvolto istituzionale della solidarietà».

 

Secondo il rapporto della Global Alliance for Buildings and Construction presentato alla Cop25 di Madrid, edifici, abitazioni e il settore dell’edilizia sono responsabili del 39% di tutte le emissioni globali di anidride carbonica nel mondo. E pesano per il 36% dell'intero consumo energetico globale, per il 50% delle estrazioni di materie prime e per il consumo di un terzo dell'acqua potabile. Per affrontare questa emergenza e agire prima di arrivare al collasso totale degli ecosistemi, il solo concetto di sostenibilità non basta più. Occorre realizzare un modello di città ecologicamente “intelligente” basata sul riutilizzo delle risorse esistenti.

 

Corporate Social Responsibility: ne vogliamo parlare? Il Capitalismo deve cambiare!!!

 


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