Newsletter agosto 2020

PER RIUSCIRE NEL NOSTRO LAVORO NECESSITANOPASSIONE-CORAGGIO-FORZA DI VOLONTA’

Cari lettori, di solito il mese di AGOSTO è quello più ricco di presenze di volontari-visitatori. È anomalo quest’anno, ma ci auguriamo che nel 2021 possano riprendere le visite. In questi mesi, con la scuola chiusa, stiamo lavorando molto per migliorare il Tabasamu Centre, per prepararlo all’arrivo degli alunni a gennaio (ma il Ministro dell’Istruzione keniana George Magoha, in una dichiarazione resa venerdì 28 ha avvertito i genitori degli alunni di prepararsi ad un’eventuale ripresa anticipata delle lezioni). Grazie alle donazioni ricevute e al 5x1000, possiamo costruire la classe 8 e acquistare il pulmino, ma anche continuare i lavori di completamento e migliorie varie del Centro.

 

Mercoledì 05 meeting con il gruppo delle 15 donne bisognose selezionate per il Gender Project (pensato per dare loro un’attività di sostentamento), con Mary Assistente Sociale, Sidi Assistente della Direzione e Agnes Capo Villaggio, per definire i progetti che si sono delineati in 4 diverse tipologie a seguito delle loro proposte, varie discussioni nel corso di altri meeting e finale condivisione. Abbiamo usato il mese di agosto per organizzare il tutto e lunedì 31 sono iniziate ufficialmente le varie attività gestite dalle donne di Kaembeni. È un nuovo progetto in cui abbiamo investito per una solidarietà intelligente e partecipata, in cui le donne sono le artefici del loro futuro sostentamento. Abbiamo già deciso il Segretario e il Tesoriere del Gruppo Gender, responsabili per lo svolgimento delle attività. Ogni 15 giorni dovranno farci un Report per spiegarci l’andamento delle attività e decidere insieme eventuali correzioni ed adeguamenti. Mi aspetto responsabilità, impegno e correttezza: il tempo mi dirà se è stata una buona idea (senz’altro lo è in teoria), sono fiducioso.

 

1° PROGETTO GENDER: suddiviso in due tipologie differenti: in sostanza due chioschi (in Swahili: Kibanda) distinti per ubicazione e organizzazione, uno per REBECCA a sx e l’altro a dx e sotto per AGNES (che non è il capo villaggio).

 

 

 2° PROGETTO GENDER: dotazione di utensili e organizzazione per vendita e distribuzione itinerante nel villaggio, di pesce cucinato a casa, per SIDI (che non è la nostra Sidi). Come da consuetudine locale, una consegna di cibo itinerante:

    

3° PROGETTO GENDER: si chiama cafe (si pronuncia kef ed è una sorta di bar-ristorante fisso), cioè un locale per somministrare e vendere cibo locale, per avventori e clienti che si possono fermare, sedere al tavolo e gustare una colazione o il pranzo, per KACHE. È l’intervento più costoso che abbiamo realizzato. Il locale è stato messo a disposizione, in un’ottima posizione centrale del villaggio. Kache dovrebbe essere supportata dalle figlie nello svolgimento dell’attività, che risulta impegnativa. Abbiamo fatto fare dal falegname un grande tavolo (gli avventori anche nel caso-difficile che non si conoscono mangiano tutti insieme) con sedie di platica e un contenitore con ante di vetro in cui su mensole visibili vengono esposti i cibi preparati (mandasi, samosa, ciapati, mumbri, …), dotazione da ristorante e vettovagliamento (piatti, cucchiai, porta sale, zucchero, pentole per preparare il cibo, …).

Purtroppo domenica 30 settembre una delle figlie di Kache è stata ricoverata all’ospedale di Malindi, dunque è stata rimandata l’apertura dell’attività e tutte le cose che abbiamo acquistato sono accatastate nel locale chiuso. Confidiamo che lunedì 07 settembre si possa organizzare l’apertura del locale. Vi rimando alla prossima newsletter.

4° PROGETTO GENDER: allevamento di polli per un gruppo di 11 donne. Abbiamo proceduto all’acquisto di 30 polli (tra cui 1 gallo), che insieme ai nostri 10 rimasti (dal precedente acquisto, nella “Fattoria di Nonna Cesira ricostruita), ne otteniamo 40, che le donne dovranno accudire e costituire un piccolo commercio per dare un contributo al loro sostentamento. In aggiunta ci sono altre 2 galline che hanno già generato diversi pulcini, che rimangono in carico al Tabasamu C. Contrariamente a tutti gli allevamenti nel mondo, in cui sono previsti spazi molto ristretti di movimento (allevamento intensivo), qui i polli vengono lasciati liberi di razzolare. Addirittura i polli escono pure dal recinto e se ne vanno a spasso in cerca di cibo, ovunque.

    

Nelle foto sopra vedete da sx il gallo, la Fattoria di nonna Cesira ricostruita (casa utilizzata per la notte dai polli) e per finire alcuni polli liberi …

 

Il 10 agosto, dopo un iniziale periodo in cui è stato avvistato nel giardino del Royal Tulia Home, molto cauto, ci ha fatto visita in casa un nuovo amico. Prima non gli era permesso per la presenza di Kelly e Saba, ma ora, capendo che non ci sono più i cani, si sente libero, prendendosi sempre più libertà. Affamato (corpo un po’ scheletrico e una coda sproporzionata):

    

Non ha fatto fatica ad ambientarsi, anzi col passar dei giorni, è divenuto padrone del territorio, cacciando lucertole con ammirevole destrezza e richiamando la mia attenzione per il cibo… infatti, dopo 2 settimane è già un po’ ingrassato:

 

Continuano le visite private dei singoli bimbi che ci dimostrano affetto, non contenti di starsene a casa … tra tutti ho scelto quella che considero “una delle due nostre mascotte”: VERONICAH. Molto timida, si affaccia guardandomi e sorridendo per avere l’approvazione a venire da me. Mi prende la mano con entrambe le sue due mani e me la accarezza; seppur non abbiamo un grande dialogo: parla il dialetto Giryama e un po’ di Swahili che ha cominciato a studiare stando alla nostra Scuola Materna, ci intendiamo. È tenera, bisognosa di affetto …gli manchiamo, come per altri piccolini che al TABASAMU CENTRE hanno trovato CASA, un luogo dove essere accuditi e ascoltati e loro dimostrano di apprezzare quello che facciamo. Sono questi episodi che mi danno la forza di rimanere e di continuare il lavoro intrapreso 11 anni fa con Marisa.

 

Lunedì 10 diversi meeting suddivisi per gruppi delle donne. Continuiamo il sostegno sanitario e alimentare settimanale a Loyce e Bryan, con la novità che abbiamo aggiunto anche Sackina (la cui madre è rimasta senza il sostegno del marito):

 

Mercoledì 12 FINALMENTE DOPO 3 MESI E MEZZO la Società che fornisce l’elettricità: la “KENYA POWER” ha installato il trasformatore mancante a Kaembeni. È usato, non nuovo, speriamo … Sono arrivati in un momento propizio perché al Tabasamu stavamo finendo le scorte di acqua piovana, che da oltre tre mesi diamo gratuitamente alla popolazione.

 

Ora speriamo che la Società fornitrice dell’acqua riparta a fornirla (grazie alla corrente elettrica riattivata possono riprendere a funzionare le pompe). Nel periodo senza energia elettrica abbiamo consumato parecchia benzina per il nostro generatore, che tenevamo acceso solo di notte per la sicurezza.

 

Abbiamo ripreso i vaccini da Gongoni e acquistato di nuovo la bombola di gas a supporto del frigorifero speciale dei vaccini. Il gas serve sempre per integrare la corrente elettrica perché qui è normale che di tanto in tanto la tolgono per minuti, ore o giornate intere …

 

Giovedì 13 abbiamo proceduto agli acquisti dei vettovagliamenti, utensili, arredo e materiali per i vari progetti Gender:

 

Venerdì 14 e Lunedì 27 giornate di vaccinazioni (non ripeto le foto)

Venerdì 14 abbiamo dato in uso la sedia a rotelle a Elisabeth (nel Board della Comunità Cattolica) per il marito che ha subito un ictus (per privacy non ho fatto la foto, ma posso confermarvi la dignità di questo popolo).  

Lunedì 17 altro meeting per il Gender Project. Sono tutte donne molto povere che hanno sulle spalle la responsabilità di condurre la famiglia. Molte di loro sono senza l’appoggio del marito (se ne è andato). Ho organizzato l’acquisto di cibo: UNGA (farina per fare la polenta), Kumbu (pesciolini secchi di lago) e cooking oil (olio di mais).

 

Lunedì 17 a seguito del matrimonio previsto per il 02 settembre di due nostri volontari Daniele e Martina, abbiamo realizzato, dopo alcune prove nella settimana precedente, due video in cui una quindicina di nostri alunni (non possiamo di più per assembramento Covid-19) sotto la direzione di Sidi: uno è in lingua (dialetto) Giryama, etnia appartenente al gruppo Mijikenda della costa keniota, l’altro in lingua Swahili (lingua ufficiale del Kenya, insieme all’inglese). Entrambi i brani musicali inneggiano al successo e alla condivisione del matrimonio da parte dei parenti, amici, conoscenti, dando forza- durata-sicurezza-successo al matrimonio.  La condivisione della cerimonia da parte del più alto numero di persone conferisce tutti questi aspetti, per questo qui le cerimonie sono partecipate anche da 500 persone o più …  il cartellone è stato preparato dall’Assistente Sociale Mary. Dopo la rappresentazione, abbiamo donato un pranzo ai giovani partecipanti:

 

Il trattenimento delle ragazze dopo il pranzo con una piccola merenda costituita da biscotti:

 

Ma anche gli altri bimbi presenti al Centro (che seguono le partite di calcio femminile in tribuna)

non potevamo lasciarli senza i biscotti …. La CONDIVISIONE è certa al Tabasamu:

 

Ogni giorno due ragazze giocatrici, a rotazione, lavano le divise di gioco. Il nostro stenditoio naturale: il prato!

 

le banane e le papaie maturano e vengono distribuite a chi viene al centro a giocare

 

Quest’anno non abbiamo coltivato il mais che di solito serve al pranzo dei nostri bambini (la scuola è stata chiusa per Covid-19 dal 16.03), ma abbiamo affidato il terreno a diverse persone del villaggio, tra cui diversi giovani in gruppo, che hanno coltivato e raccolto il mais e le verdure. Si è rilevata un’ottima idea, un ottimo servizio offerto alla popolazione.   

 

Il reparto sanitario in questo periodo invernale è sempre molto impegnato con visite e distribuzione di medicine

  

Sopra il dr. John (ostetrico) a sx mentre distribuisce medicine e a dx con un bimbo del villaggio e la sua mamma.

Sotto il fisioterapista Andrew con Sackina nel corso del trattamento con l’utilizzo di utensili di Marisa

 

Seguiamo il caso Kanze dal 2009 per il cuore ed ora anche per lo stato di gravidanza, per il quale siamo preoccupati:

 

Continuiamo a seguire la salute di Philip (caso Kawasachi) con penicillina mensile.

Si sono aggiunte altre ragazze a cui sono iniziate le mestruazioni, per cui diamo in dono i pannolini:

 

Il mese di agosto è servito anche per programmare tutti i materiali per la costruzione della Classe 8 decima classroom P. S.

 

E abbiamo iniziato subito i lavori. Ecco al 31 agosto:

 

 

I TRAMONTI AL ROYAL TULIA HOME SONO SEMPRE UNA FASCINOSA E GRADITA SORPRESA:

 

  

CURIOSITA’: nella strada che conduce al Royal Tulia Home non si trovano solo mucche, caprette, agnelli, ma anche dromedari. Le sorprese non mancano neanche in piscina … vi è caduto un riccio, che comunque sa nuotare …: salvato!

 

 

Il Kenya (ahimè) ha deciso la zona dove verrà costruita la prima centrale nucleare della sua storia e di tutto l'Est Africa. L’impianto che avrà una capacità iniziale di 1000 MW, negli intendimenti del Kenya National Electricity Board sarà installato in un’area della Contea del Tana River. Il progetto prevede la costruzione di un impianto di "terza generazione" con reattori ad acqua pressurizzata. I reattori nucleari richiedono fonti affidabili di acqua per la condensazione del vapore, l'acqua di servizio, il sistema di raffreddamento d'emergenza  e altre funzioni.
I dubbi sulla realizzazione della centrale sono ovviamente di natura ambientale e principalmente legati alla sicurezza nazionale, ma l’Agenzia Nucleare del Kenya ha chiesto al Governo di stipulare protocolli d’intesa con Paesi quali Cina, Russia, Corea del Sud e Slovacchia per il know-how e lo sviluppo in sicurezza del futuro impianto. Nell’Africa subsahariana solo il Sudafrica possiede un impianto nucleare, non lontano da Cape Town.

 

CORONAVIRUS IN KENYA

BOLLETTINO 01.08: la riapertura degli aeroporti internazionali (Nairobi e Mombasa) ha fatto sì che i primi voli prendessero più la via d’uscita dal Kenya, che di quella d’entrata. Se il turismo è ancora bloccato dai decreti di emergenza europei e dalle condizioni di salute degli americani, i keniani abbienti, quelli con doppia nazionalità e con lavoro, studi o partner all’estero, non vedevano l’ora di uscire dal loro Paese. Londra, Kigali, Dubai, Addis Ababa e Dakar le prime mete utilizzate. Anche un centinaio di cinesi sono pronti a lasciare il Kenya con il primo volo di linea di una loro compagnia per fare ritorno a casa.

BOLLETTINO 03.08: La pandemia in Kenya è condizionata dal “Fattore S”: in inglese (Sun) o in italiano (Sole), ma finché c’era lui con i suoi raggi ultravioletti, le sue vitamine e il suo tepore, i casi quotidiani in Kenya erano minimi. Ora siamo nella stagione fredda, con una coda di piogge e forte vento su quasi tutto il Paese. Ecco che sono aumentati sia i positivi che i morti. Durante questo periodo, il Kenya ha assistito all'aumento di tubercolosi e polmoniti in quanto sono malattie trasmesse per via aerea. Oggi il Kenya ha registrato 544 nuovi casi di Coronavirus su 2.653 campioni testati nelle 24 ore precedenti, e si tratta della più alta percentuale di persone positive per tampone mai registrato, il 20% circa. Il totale dei casi di Covid-19 nel Paese è salito a 22.597 su 318.376 campioni testati da marzo 2020. È sempre Nairobi a rappresentare l’epicentro della pandemia. Il totale dei pazienti che non ce l’hanno fatta è salito a 382. Sono 8.740 i guariti dal virus. 

BOLLETTIN 05.08: Sempre più keniani positivi al Covid-19 vengono curati a casa; solo l’otto per cento dei casi positivi presenta sintomi medio-gravi ed in media i ricoverati in terapia intensiva non arrivano all’uno per cento. Per la prima volta il Ministro Mutahi Kagwe, si lascia andare ad un’esternazione ottimistica. Nell’osservare che a Nairobi la pandemia ha raggiunto una fase critica e che va lentamente verso il picco, Kagwe, ha dichiarato che Mombasa è già in fase discendente. Prosegue invece il trend positivo dei pazienti dichiarati guariti. Il totale dei decessi è salito a 391. Il Kenya risulta tra il sessantesimo e il sessantacinquesimo posto nella graduatoria dei 215 paesi del mondo che riferiscono quotidianamente i propri dati all’Organizzazione Mondiale della Sanità.

BOLLETTINO 08.08: il Kenya Medical Research Centre, che un mese fa aveva stimato in 2.7 milioni di cittadini la diffusione del Covid-19 nel Paese, ha rivisto le sue proiezioni, riducendole a 1.9 milioni, una cifra che significherebbe meno del 5% del totale dei keniani. I positivi ufficiali continuano a salire, di circa 700 casi al giorno, superando i 25 mila casi, e anche quello dei morti, che ora hanno superato le 400 unità.

BOLLETTINO 10.08: il numero totale di casi ad oggi sono 26.436, mentre il totale dei recuperi è salito a 12.961 e il numero totale di morti è salito a 420. Il Paese sta facendo i conti con il realismo delle “patologie pregresse”: il diabete, che è diffusissimo tra la popolazione, per colpa dell'alimentazione e anche probabilmente per predisposizione. Sono questi pazienti che, col il Covid-19, hanno poche chance di venirne fuori.

BOLLETTINO 15.08: Keniani in vacanza (nei villaggi natii) per Ferragosto, ed ecco che il virus si sposta nelle aree rurali e per la prima volta Nairobi registra meno della metà dei casi delle ultime 24 ore nel Paese.  il numero totale dei casi è salito alle soglie dei 30 mila (29.849). La percentuale di positivi per tampone scende sotto il 10%. Il numero dei guariti è salito a 15.970. I piccoli focolai ora sono distribuiti un po’ dappertutto nel Paese, mentre fino a due giorni fa la Capitale era il fulcro principale. Come ha riportato anche il Centro Africano per il Controllo delle Malattie, non solo nel Continente si stanno verificando meno casi, ma soprattutto non si è mai verificata quella “ecatombe” prospettata dall’OMS già ad aprile. In poche parole, la mortalità in Africa resta bassissima, 1.9% e se si togliessero i suoi estremi (le Nazioni maghrebine e il Sud Africa) sarebbe ancora più bassa, quasi irrisoria rispetto a tante altre patologie. Secondo un rapporto del Kenya Medical Research Institute, solo un cittadino su 23 sotto i 50 anni tra quelli trovati positivi è sintomatico e ha bisogno di cure, mentre un keniano su 20 possiede già di suo gli anticorpi per il Covid-19. I malati di HIV (molto presenti in Africa) e quelli di altre patologie croniche si pensava fossero i candidati numero uno a crollare col Coronavirus, ma così non è stato, almeno per i sieropositivi, anche perché alcune delle medicine con cui molti di loro sono in cura sembrano avere effetti positivi anche sul Covid-19, riducendone gli effetti nefasti.

BOLLETTINO 18.08: meno di 500 morti ufficiali di Coronavirus in quasi sei mesi sono un dato abbastanza basso ed il fatto che la media ad agosto si sia abbassata può autorizzare all’ottimismo. Da più parti si inizia a pensare che a fine agosto il coprifuoco potrebbe finire ed anche altre restrizioni potrebbero essere riviste.

BOLLETTINO 20.08: Il tasso di positività rispetto ai tamponi è sceso al 7.9%”. Il totale dei contagi nel Paese è salito a 31.441 ma i casi tuttora attivi in Kenya sono 13.056. ma nonostante la tendenza sia in discesa anche nei giorni successivi, il Governo ha dichiarato che il virus resterà nel Paese a lungo, con picco a dicembre e lenta discesa fino a marzo 2021 e che perciò non bisogna abbassare la guardia, per questo sta preparando nuove norme anti Covid-19 da introdurre. Intanto a Nairobi, nei quartieri fuori dal centro, aumentano le proteste di vari gruppi di cittadini.

BOLLETTINO 24.08: Dopo aver riaperto parte delle attività economiche e i confini di 5 contee nazionali lo scorso luglio, uffici pubblici, chiese e voli nazionali ed infine ad agosto aver riaperto le frontiere internazionali, vietando però la somministrazione pubblica di alcolici, ci si attende ora un ulteriore passo avanti per riportare il Kenya alla normalità. Il Covid-19 appare come un aggravante ma mai come la causa principale delle morti, anche se va detto che in questo Paese gran parte della popolazione non sa di avere disfunzioni o patologie che il virus potrebbe far esplodere o che con la sintomaticità potrebbero diventare fatali.

BOLLETTINO 25.08: Il Direttore Continentale dell’OMS, Matshidiso Moeti, ha detto in una videoconferenza con i Ministri della Salute africani che il numero di casi è in progressiva diminuzione. L’evidenza viene segnalata soprattutto in Sudafrica, che è la Nazione che ha registrato quasi la metà dei casi globali africani (che sono ad oggi 1.2 milioni con 28 mila morti circa).

BOLLETTINO 26.08: il Presidente Uhuru Kenyatta ha deciso altri trenta giorni di coprifuoco in Kenya dalle 21 alle 4 del mattino, con la sola variante che i bar e ristoranti potranno tenere aperta l’attività fino alle 20, con un’ora in più di lavoro, e gli hotel potranno vendere alcolici ai loro clienti interni, mentre le discoteche restano chiuse. Rimangono in vigore le misure preventive per l’ingresso di cittadini stranieri nel Paese, quindi obbligo di tampone PCR o in alternativa 14 giorni di quarantena in strutture governative. Il numero massimo di persone ammesse a partecipare ai funerali e ai matrimoni è rivisto fino a 100. Nonostante la pandemia, gli attuali indicatori economici sono molto migliori di quanto ci aspettassimo: l'economia è cresciuta del 4,6% rispetto al 5,5% dell'anno scorso.  E l'inflazione è oggi inferiore al 4,4% rispetto al 6,3% dello stesso periodo dell'anno scorso.

BOLLETTINO 28.08: il Kenya ha raggiunto il picco dei casi di contagio da Covid-19. Così dice il Direttore Sanitario e referente OMS per il Kenya Patrick Amoth.

BOLLETTINO 31.08: La percentuale di positivi per tampone in Kenya crolla e arriva di poco sopra il 3% e il Presidente Kenyatta conferma che la curva pandemica è in fase discendente.

 

In Kenya il Covid-19 ha creato non pochi problemi alla gioventù e ai nuclei familiari: gravidanze precoci, violenze, approccio dei ragazzi e delle ragazze alle lusinghe devianti della società come droga, prostituzione, microcriminalità. Mentre per molti alunni modello che cercano nell’istruzione un modo corretto per eccellere e dare un senso alla propria vita, la chiusura delle scuole ha significato anche stress e depressione.

 

Aumenta la povertà in Kenya e l’emergenza Covid-19 di certo non aiuta. Un rapporto del Kenya National Bureau of Statistics (KNBS) indica una preoccupante curva verso il basso della condizione economica di più della metà della popolazione. Il Comprehensive Poverty Report del 2020, primo tentativo credibile di misurare il grado di (non) benessere in Kenya, segnala che 23,4 milioni di cittadini su 44,2 (53%) sono economicamente indigenti secondo i parametri mondiali, in maniera multidimensionale, ovvero vivono sotto la soglia dei bisogni fondamentali che sono, l'alimentazione, la salute, l'educazione, la protezione dell'infanzia, l'informazione, l'acqua, i servizi igienici e l'alloggio. Un individuo viene considerato “multidimensionalmente” povero se gli mancano almeno 3 di queste sette voci fondamentali. Il rapporto ha rilevato che i bambini costituiscono la quota maggiore dei poveri multidimensionali (48%), seguiti dai giovani (25%). Gli anziani rappresentano la percentuale più piccola dei poveri multidimensionali con solo il 6 per cento. L'incidenza della povertà multidimensionale nelle aree rurali (67%) è più del doppio di quella delle aree urbane (27%).

 

Una “Campagna per la pulizia del Kenya” è stata annunciata sabato 15 dal Presidente Uhuru Kenyatta durante l’inaugurazione di un nuovo parco nella Capitale Nairobi, ma la "Campagna" partirà ufficialmente il 1° settembre e sarà guidata dai quadri degli Ufficiali dell'Amministrazione del Governo Nazionale (NGAO), che lavoreranno insieme alle comunità e alle parti interessate sia all'interno che all'esterno del governo per migliorare il ripristino, la conservazione e la gestione dell'ambiente. Questa iniziativa migliorerà non solo gli sforzi che si stanno compiendo a livello di condizioni ambientali, ma anche quelli per innalzare il livello igienico-sanitario nel Paese. Oltre al Michuki Park, il governo sta lavorando al rinnovamento di diversi altri spazi verdi all'interno della città, tra cui Nairobi Arboretum, la Karura Forest, il City Park e la foresta di Ngong Road.

 

CONSIDERAZIONI ... UTILI IN QUESTI MOMENTI BY CLAUDIO

A molti può apparire come una totale mancanza di compassione e solidarietà, anzi per taluni, arroganza e maleducazione, invece parlar chiaro non è scortesia o maleducazione. Per il vero, la cortesia a volte è una forma di ipocrisia, molto utilizzata nei rapporti a discapito della sincerità e della verità e per una persona schietta come me ... SMETTIAMOLA di dire quel che la gente vuole sentirsi dire! La compiacenza è la deriva peggiore di una società.

 

LUNEDI 10 AGOSTO: Il numero di persone contagiate dal coronavirus in tutto il mondo ha superato i 20 milioni: sono questi i risultati di un conteggio indipendente della Johns Hopkins University (USA), che riporta anche 733.897 morti fino ad oggi. In particolare, i casi confermati sono ora 20.001.019. Il Paese con il maggior numero di contagi è quello degli Stati Uniti con 5.085.821 (25,4% del totale), seguito dal Brasile con 3.057.470 (15,2%), dall’India con 2.215.074 (11%), dalla Russia con 890.799 (4,4%) e dal Sudafrica con 563.598 (2,8%). Nei primi 10 posti, ci sono Messico (480.278), Perù (478.024), Colombia (387.481), Cile (375.044) e Iran (328.844). I primi 5 milioni di casi in tutto il mondo sono stati riportati il 21 maggio, i 10 milioni sono stati raggiunti il 28 giugno, mentre i 15 milioni sono stati superati il 22 luglio, un trend che conferma l’accelerazione della pandemia. In termini di morti, 733.897 in totale, anche gli Stati Uniti sono in testa con 163.370, seguiti dal Brasile con 101.752, dal Messico con 52.298, dal Regno Unito con 46.611 e dall’India con 44.386. Italia (35.209), Francia (30.327), Spagna (28.576), Perù (21.072) e Iran (18.616) completano la top ten.

 

«Il 2020 verrà senz’altro ricordato come l’anno del coronavirus, ma potrebbe rimanere impresso nella memoria collettiva anche per un altro motivo: il ritorno massiccio dello Stato nell’economia. Statalismo, nazionalismo, dirigismo, protezionismo, unilateralismo, antiglobalismo e sovranismo possono minacciare la stabilità dell’Italia e dell’Unione europea nel suo insieme. L’emergenza della pandemia – con il conseguente dibattito politico sull’opportunità di massicci interventi pubblici per rilanciare l’economia – ha soltanto accelerato una tendenza già in atto. Tra alti e bassi, il giro di boa dal liberismo allo statalismo c’era già stato con la crisi finanziaria del 2007-2008, quasi 30 anni dopo quel 1979 in cui Margaret Thatcher, figlia di un droghiere inglese, appena diventata la prima donna a guidare una democrazia europea, aprì le porte al turbo-libero-mercato dei decenni a seguire. Poi, con la crisi dei mutui subprime (2007), il crac Lehman (2008), la recessione globale (2009) e subito dopo la crisi del debito una larga parte dell’opinione pubblica, impoverita e spaventata dal futuro, ha cominciato a invocare chiusura e protezione. I movimenti populisti e sovranisti hanno subito intercettato questo malessere cercando di diventarne i portavoce. Più Stato, meno Europa, avversione al commercio internazionale, protezione dei campioni nazionali costi quel che costi e allergia alla concorrenza. la precedente ondata statalista è partita con il crollo di Wall Street del 1929 per poi durare 50 anni. Poi, per 30 anni, è stato il turno del riflusso liberista. Ora è il momento del contro-riflusso dirigista.

 

il Covid starebbe cambiando il mondo in meglio. Scrive Ahmet Altan (70 anni, in prigione da 4 anni, ma condannato all’ergastolo per reati di opinione), uno degli scrittori turchi più popolari: «Un nuovo tipo di essere umano dovrà emergere, uno che capisca che fare del male agli altri vuol dire fare del male a sé stessi. Capite l'enormità del cambiamento? Il risultato dell'epidemia sarà che le persone, forse per la prima volta con tale chiarezza, comprenderanno di essere parte di un grande fiume chiamato umanità».

 

Alcune ricerche pubblicate su prestigiose riviste scientifiche hanno sottolineato i rischi di una sintomatologia più aggressiva del Covid-19 per i pazienti obesi e diabetici.

 

Al 30 agosto sono oltre 25 milioni i casi di coronavirus ufficialmente registrati nel mondo. I decessi totali sono circa 842.500. Gli Stati Uniti restano il Paese più colpito, con quasi 6 milioni di contagi e 182.760 morti. Segue il Brasile con circa 3,85 casi e 120.260 morti. Terza in rapida ascesa l’India, con 3,54 milioni di contagi e 63.500 decessi.

 

LA NOSTRA RUBRICA DAL TABASAMU CENTRE VISIONI ..... DELLA VITA, by CLAUDIO

La newsletter mensile non serve solo portarvi a conoscenza di come procede il Tabasamu Centre, il suo sviluppo, di come spendo i soldi raccolti, ... ma vuole costituire anche un momento di riflessione, con approccio culturale, ... per conoscere la filosofia di vita scelta nello svolgimento del lavoro solidale, che desidero condividere con Voi: grazie a tutti i lettori per la volontà di seguirci, Claudio

 

Le imprese di domani: «Tornare ad avere funzione sociale, sganciarsi dalla corsa sfrenata al profitto».

 

L’incremento delle disuguaglianze e dei danni all’ambiente sta portando ad una nuova strada che si sta profilando all’orizzonte. È quella di un capitalismo sociale. Protagonista di questo modello è un nuovo tipo di azienda: la benefit corporation. Dopo gli Usa siamo stati noi italiani i primi a introdurre nell’ordinamento le «benefit corporation», società che oltre all’obiettivo degli utili hanno quello di generare benessere. L’idea di responsabilità civile dell’impresa si sta imponendo velocemente. Un passo importante è stato il documento firmato nel 2019 da 181 top manager Usa. E poi c’è la mobilitazione (utilitaristica) del mondo della finanza. Larry Fink, alla guida del fondo BlackRock, 6,5 trilioni di dollari in gestione, ha avvertito che penalizzerà le aziende non sostenibili. «Coniugare profitto, equità sociale e rispetto dell’ambiente è una rivoluzione necessaria a cui si è arresa anche la finanza». Nel mondo le B corp certificate sono 3.485, 101 in Italia e sempre più aziende cominciano un percorso di valutazione del proprio impatto sociale e ambientale. Così gradualmente aumenterà la sostenibilità del nostro modo di generare ricchezza.

 

In Italia abbiamo bisogno di nuove strade, ferrovie, ponti, … di una rete digitale più efficiente, di robot e intelligenza artificiale. Ma tutto questo non servirà a nulla se non investiremo contemporaneamente nelle persone, nella loro formazione, nella loro intelligenza, nel loro senso civico. Il ritardo del nostro paese riguarda tanto il piano infrastrutturale quanto (e forse ancor di più) quello umano. L’investimento altro non è che il vestito con cui ci immaginiamo di entrare nel futuro, l’idea di noi stessi e della società che vogliamo raggiungere. Ed è esattamente da qui che dobbiamo ripartire.

 

Il benessere è legato all’operosità dei popoli, non alla disponibilità momentanea di capitali dallo Stato-Europa. Le miniere sono l’impresa, il lavoro, la creazione di reddito. Un Paese si salva innanzitutto con le proprie forze e capacità. I fondi europei possono aiutare ma senza buone idee, capacità di implementazione e soprattutto supporto da parte di una società coesa che si senta beneficiaria del progetto, non possiamo farcela. La verità è che la difficoltà non viene dalle idee, ma dalla capacità di tradurre queste ultime in fatti e non sembra che oggi, da questo punto di vista, la situazione sia più favorevole che in passato. Società storicamente più coese, poiché più inclusive, sono quelle che sviluppano istituzioni più efficaci che il cittadino sente al suo servizio. E tanto più il cittadino si sente protetto dalle regole, tanto più sviluppa comportamenti sinergici al loro buon funzionamento. Se si fotografa l’Italia di oggi, l’immagine è quella di una società frammentata, che da tempo ha perso fiducia in se stessa e in chi la governa. Ed è qui che deve avvenire il cambiamento. Non è cosa facile, ma nemmeno impossibile. Chi avrebbe detto che l’Italia e altri Paesi europei usciti stremati dalla guerra e in certi casi anche da una guerra civile, si sarebbero avviati al miracolo economico? E questo miracolo non fu solo forza bruta per la ricostruzione del capitale fisico, ma anche la trasformazione profonda dei sistemi economici e sociali che permisero ai Paesi europei, e all’Italia con loro, di diventare forze esportatrici e di allargare la base del consumo interno. L’evidenza storica suggerisce che fattore fondamentale non furono i soldi del Piano Marshall, ma l’affermarsi di un nuovo patto sociale. n una società matura che cresce meno, ciò che ha un peso più rilevante è come le risorse si distribuiscono, la sensazione che chi governa lo faccia per l’interesse collettivo e la qualità del progresso economico. La trasparenza nel rapporto con i cittadini è la prima cosa da chiedere al governo e la condizione per riaccendere la fiducia della società che deve essere protagonista del cambiamento.

 

Andiamo verso una rivoluzione tecnologica: cambiano i meccanismi di inclusione nel mondo del lavoro e cambiano le competenze richieste. In futuro avremo bisogno di aggiornare continuamente le nostre conoscenze. Secondo il McKinsey Global Institute, le tecnologie dell’intelligenza artificiale sostituiranno 800 milioni di posti di lavoro entro il 2030. Uno scenario che impone straordinarie sfide alla governance del pianeta e che sta generando una comunità planetaria di adulti sempre più confusi, impreparati e privi di visione prospettica. Possiamo affermare che l’umano nel suo insieme sta vivendo un crescente vuoto spazio-temporale tra le generazioni. Adulti poco significativi a fronte di giovani soli e senza riferimenti reali. In un’intervista a «Wired», Muhammad Yunus, l’inventore del microcredito, ha detto: «Non voglio vedere un mondo in cui tutti gli uomini diventano mendicanti. Voglio vedere i bambini di oggi, e me stesso, impegnati a creare, lavorare, contribuire». E ancora: «Non si sviluppa una tecnologia che fa male alla persona, non si sviluppa una tecnologia che fa male al pianeta». Ecco: gli obiettivi di chi si occupa di formazione e di chi progetta un mondo digitale si incontrano in questa visione. Imparare ad imparare consentirà alle future generazioni di avere un pieno controllo sull’evoluzione delle macchine, evitando che avvenga l’esatto contrario.

Con la crisi dei mutui subprime (2007), il crac Lehman (2008), la recessione globale (2009) e subito dopo la crisi del debito una larga parte dell’opinione pubblica, impoverita e spaventata dal futuro, ha cominciato a invocare chiusura e protezione. I movimenti populisti e sovranisti hanno subito intercettato questo malessere cercando di diventarne i portavoce. I loro slogan o comunque i punti distintivi sono più Stato, meno Europa, avversione al commercio internazionale, protezione dei campioni nazionali costi quel che costi e allergia alla concorrenza. La precedente ondata statalista è partita con il crollo di Wall Street del 1929 per poi durare 50 anni. Poi, per 30 anni, è stato il turno del riflusso liberista. Ora è il momento del contro-riflusso dirigista. 

I nostri figli dovranno rimettere un po’ a posto la gestione del pianeta, altrimenti con le risorse proprio non ci stiamo dentro e con l’impatto dell’uomo abbiamo fatto anche peggio. Insomma, dovranno trovare delle soluzioni per arginare i danni che abbiamo fatto noi e i nostri predecessori, per esempio agli oceani, alla qualità dell’aria e alla madre terra che ci nutre. I nostri figli dovranno cercare soluzioni per la sostenibilità di un pianeta trasformato e depauperato delle risorse.

 

ECCO COSA DOBBIAMO FARE: far riflettere e coinvolgere il massimo numero di persone, i giovani in particolare, sui grandi temi che riguardano il futuro dell’umanità cercando di cogliere nella crisi un’opportunità di cambiamento degli stili di vita.

 

Biofilia: il termine, letteralmente, "amore per la vita o sistemi viventi», è stato reso popolare dal biologo statunitense Edward Wilson all'inizio degli anni 80. Studi recenti hanno dimostrato che l'essere circondati di piante e fiori genera risposte fisiologiche come una maggiore attività cerebrale e una riduzione degli ormoni dello stress. «L'architettura, se ben progettata, riesce a stimolare interazioni significative tra uomo e natura», spiega l'architetto Fabio Cova che — insieme alla moglie Sheila Comes, filosofa, naturopata e medico tibetano —, ha fondato la neo società Ethical House con l’obiettivo di rafforzare l’importanza della convivenza tra l’ambiente costruito e l’ambiente naturale, sottolineando il suo ruolo chiave per il nostro benessere.

 

La rivoluzione verde ci ha messo tanto a diventare un impegno e una consapevolezza da parte delle aziende (non di tutte naturalmente). E degli Stati. Che però adesso hanno cominciato a correre. E cose che sembravano impensabili stanno entrando nella vita quotidiana. La lettera del numero uno di BlackRock, Larry Fink, dice più o meno così: smetteremo di investire su aziende che peggiorano la vita del pianeta. Fino ad arrivare ad un elenco di 244 imprese dalle quali uno dei più grandi gestori del mondo ha deciso di tenersi alla larga. La finanza, colpevole della grande crisi del 2008, simboleggiata dal crac della Lehman, oggi potrebbe diventare la leva del cambiamento. È Strasburgo il primo posto al mondo che ha varato una legge sulla cosiddetta tassonomia. Parola apparentemente complicata ma di una semplicità disarmante: nessuno si potrà più autoproclamare verde, ecologico, sostenibile, ambientalmente compatibile. I criteri sono definiti, fissati. E soltanto le aziende che si uniformeranno a questi principi avranno la patente di alleati del pianeta. l’Europa è andata molto più avanti il 18 giugno scorso, indicando i sei obiettivi che un’azienda, una banca, un’assicurazione, devono perseguire se vogliono definirsi “ecologiche”. 

 

Lo scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia è arrivato al «punto di non ritorno». Nel 2019 la Groenlandia ha perso 1 milione di tonnellate di ghiaccio al minuto, in tutto 532 miliardi di tonnellate, segnando un record millenario. L’analisi di immagini e dati dei satelliti Grace della Nasa rivelano che i ghiacciai sciolti sono sprofondati nell’oceano, riempiendolo ogni secondo dell’equivalente di 7 piscine olimpioniche, innalzando ulteriormente il livello dei mari che già mettono in pericolo le aree costiere del mondo. In uno scenario di scioglimento totale della Groenlandia, il livello mondiale dei mari si innalzerebbe di 6 metri.

Scrisse Arrigo Levi a proposito del dialogo: “Si dialoga soprattutto perché si ha paura e speranza; si ha paura della solitudine e dell’impotenza di fronte alle incognite e minacce del nostro tempo, e il dialogo dà conforto e tiene viva la speranza”.

 

Dalle rovine di Cartagine alla Città Vecchia di Zanzibar, dall’antica Djenné, in Mali, ai resti di Kaole in Tanzania, dalla Old Town di Lamu sulle coste del Kenya agli splendori romani di Sabrata in Libia. Ci sono molti tesori del patrimonio africano (e dunque mondiale) che rischiano di scomparire per colpa dei cambiamenti climatici.

 

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