Newsletter Settembre 2020
Tutte le culture del mondo derivano dal meticciato. Perché il mondo nasce dalle migrazioni, le stesse che oggi si vogliono stigmatizzare come se il problema fossero i nostri simili che soffrono e non un sistema che li opprime.
SENZA MIGRAZIONI E SENZA FIGLI CHE FUTURO CI ASPETTA?
Lunedì 07 abbiamo ritirato il pacco spedito da mio fratello Alberto, dall’ufficio postale di Erba (Co) sede di S.K.O., il 01.07: è rimasto bloccato all’aeroporto di Malpensa-area internazionale sino al 06.08 (solo dal 01.08 il Kenya ha riaperto gli aeroporti internazionali). Arrivato a Mombasa il 10.08 dove è stato trattenuto per le ispezioni di rito da parte dell’Ufficio delle Entrate (Commissario delle Dogane) e dagli organi di sicurezza (come tutti i pacchi vengono aperti e controllato il contenuto). Il pacco è arrivato a Malindi il 07.09 (quasi 1 mese dopo l’arrivo a Mombasa e oltre 2 mesi dall’Italia). Per il contenuto del pacco devo ringraziare gli impiegati della Fondazione Rockefeller-Bellagio Center per le tante mascherine con filtro intercambiabile aggiuntivo, i diversi disinfettanti, il misuratore di glucosio con strips, gli aghi, le torce autoricaricabili, ma anche mio fratello Alberto, oltre alle spese di spedizione, per il misuratore laser di temperatura corporea e la penna per i test diabetici.
Oltre al Certificato di esenzione tasse (lettera rilasciata da KRA Revenue in nostro possesso già dal 2019), ora il Commissario delle Dogane ci ha chiesto un’ulteriore documentazione per continuare a ricevere i pacchi senza pagare la Incom-Tax. È stato subito attivato il nostro Segretario e confidiamo che a ottobre possiamo ritirare il documento.
Sono già pronti alcuni pacchi predisposti dagli impiegati della Fondazione Rockefeller con parecchi peluche per i bimbi della Babyclass, incluso le spese di spedizione: Grazie! Ho chiesto di soprassedere un attimo alla spedizione. Per non avere problemi di pagamento di tasse dobbiamo ottenere la certificazione aggiuntiva. Confidiamo presto …
Sabato 12 si sono sposati i Volontari DANIELE e MARTINA. Come sapete abbiamo inviato foto e filmati riguardanti canzoni augurali in lingua Giriama e Swahili per la Cerimonia. Gli Sposi hanno organizzato una raccolta fondi con la partecipazione di tutti gli invitati: A TUTTI RIVOLGIAMO SENTITI RINGRAZIAMENTI, anzitutto per averci sempre nel cuore, ma anche per la raccolta di € 400 che fanno molto comodo in questi momenti difficili.
LO STAFF DEL TABASAMU INSIEME A CLAUDIO AUGURANO AGLI SPOSI UN LUNGO FUTURO RADIOSO, COME TESTIMONIATO NELLE CANZONI PRODOTTE, NEL SEGNO DELLE TRADIZIONI MIJIKENDA, A CUI APPARTENGONO I NOSTRI STUDENTI:
MAISHA MAREFU! (LUNGA VITA)
Lunedì 14 meeting per il Progetto Gender, con Sidi, Claudio e le 15 donne coinvolte, per fare il punto della situazione dopo le prime due settimane di attività.
KACHE ha riferito: il Cafe (locale di somministrazione cibo) procede bene, il profitto è di 300 ksh. al giorno. Siccome usa tutti i soldi raccolti per il proprio sostentamento, abbiamo chiesto di risparmiare un po’ i soldi (insomma non spenderli tutti subito) per l’acquisto di materiale (farina, zucchero, sale, …) quando sarà finito quello donatogli.
CONSIDERAZIONI: Per fare un confronto, il guadagno di un kibarua (manovale) al giorno è di ksh. 300. A mio avviso dovrebbe guadagnare ben più di un manovale. Consideriamo che è appena stato aperto, è in fase di avviamento. Mi auguro possa migliorare il profitto. Anche perché è il progetto più costoso che abbiamo avviato. Forse dovremmo entrare nel merito della gestione, negli orari d’apertura, nella disponibilità, capacità e volontà: stiamo a vedere se migliora la conduzione …
REBECA ha riferito: il chiosco procede bene. Ha un profitto di 400 ksh. al giorno. Gli da una mano anche la famiglia e Hellen (la nostra maestra BabyClass), soprattutto per quanto riguarda la vendita di pesce seccato. Ha già messo da parte 3.000 ksh. ed ha già acquistato per due volte le verdure, il pesce essiccato, …
CONSIDERAZIONI: l’abbiamo trovata molto soddisfatta e motivata, nonostante l’età è molto attiva.
SIDI ha riferito: la vendita itinerante del cibo preparato a casa procede bene, ma alcune volte quando va a Gongoni a comprare la materia prima (pesce argentato di modeste dimensioni) che cucina (ricetta Swahili con pili pili e piccoli pezzi di mango), non lo trova, per cui alcune giornate non lavora, non fa business. Abbiamo suggerito di incrementare il business col pesce essiccato (molto più facile da trovare). Ad ogni modo ha messo da parte 500 ksh.
CONSIDERAZIONI: è una donna mite, pacata, dolce … che va incoraggiata, ma penso che anch’essa si deve dar da fare. Noi l’abbiamo messa nelle condizioni di generare profitto, ma certamente ci deve mettere il suo impegno, forza e volontà.
AGNES ha riferito: il kibanda (chiosco) che gli abbiamo costruito funziona bene, vende ed ha aggiunto pure altri prodotti. Dopo aver riacquistato più volte i prodotti in vendita, ha in cassa 500 ksh. E parecchi prodotti già acquistati.
CONSIDERAZIONI: è la più giovane, ben motivata, con il marito (che non ha lavoro) e i piccoli figli che l’aiutano, soddisfatta e riconoscente di quanto abbiamo fatto per lei. Dice che gli abbiamo salvato la vita.
GRUPPO DONNE ALLEVAMENTO POLLI hanno riferito che si sono date una suddivisione tra loro per seguire e accudire i polli e siccome le galline hanno covato, sono già arrivati i pulcini. Hanno chiesto di comprargli il cibo per i pulcini e le medicine per preservarli. Inoltre le gabbie per posizionarli protetti dagli altri polli. Abbiamo provveduto immediatamente e ottenuto il risultato richiesto. Per iniziare a raccogliere un profitto da questa attività, ci hanno chiesto di vendere un gruppo di polli, in modo da raccogliere un po’ di soldi e suddividere in parti uguali tra il gruppo.
Mercoledì 16 il nostro Fisioterapista Andrew ci ha sottoposto all’attenzione questo attrezzo che ci servirebbe per portare avanti i trattamenti ai piccoli bimbi Bryan, Loyce e Sackina. Serve per la postura sia da seduto che in piedi. Il costo è di ksh. 60.000.- corrispondenti a circa € 500. Ci rivolgiamo ai lettori se fosse possibile fare una colletta per la raccolta fondi per l’acquisto a Mombasa. Il reparto fisioterapico è molto attivo, ben motivato e considerato dai pazienti.
L’aula (Class 8) è stata completata. Manca solo la tinteggiatura che faremo in ottobre, dopo un congruo periodo di asciugatura dell’intonaco interno ed esterno.
La Classe 8 si è potuta realizzare grazie alle sinergiche donazioni della Direttrice della Fondazione Rockefeller-Bellagio Center, dal dr. Nicola R. e i suoi amici di Napoli e da una parte del 5x1000 raccolto da S.K.O.
Sotto il gazebo a cui abbiamo messo il tetto. Se potremo in ottobre faremo le panche permanenti in cemento al perimetro. Il gazebo è posto tra il campo di volley e football in un senso e tra lo staff room degli insegnanti e le classi 7 e 8. Offre uno spazio protetto dal sole e dalla pioggia per gli studenti nei momenti di svago nell’intervallo scolastico
Sabato 26 grande festa al Tabasamu Hall con 50 ragazze tutte brave giocatrici di calcio per lo più del nostro team SOLIDARIETA GIRLS TEAM: hanno sempre vinto contro tutti. Sotto vedete i risultati nella lettera e i ringraziamenti:
Un altro progetto sociale andato in porto e ben accolto dalla comunità in questo triste periodo di pandemia:
Ogni pomeriggio (se non piove), le ragazze giocano sempre a calcio al Tabasamu Centre:
La consegna del cibo ai piccoli Bryan, Loyce e Sackina avviene ogni settimana con Sidi e il Fisioterapista Andrew, che continua i 3 trattamenti settimanali ad ognuno dei piccoli bisognosi. Abbiamo anche diversi pazienti adulti con problemi di Ictus e di incidenti stradali da recuperare. Si è aggiunta una nuova paziente di sole tre settimane di vita …
Il reparto fisioterapico lavora parecchio (vedete le persone in attesa) sia con pazienti anziani che piccoli:
La nuova paziente ha solo 3 settimane di vita. Purtroppo ha i piedi tordi, per cui è partito il programma di ingessature:
Il Dr. John con in mano il misuratore laser di febbre donato da mio fratello Alberto e a destra Andrew fisioterapista che organizza e redistribuisce i disinfettanti donati dagli impiegati della Fondazione Rockefeller-Bellagio Center:
Venerdì 25 alle 20,30 si è svolta la Cena Solidale al Ristorante-Pizzeria “Pesce Vela” di Albese con Cassano (Co). Hanno partecipato in pochi amici a causa del Covid-19, che ancora condiziona e molti hanno dato precedenza alla cautela, nel rimanere a casa, ma oltre a ringraziare i presenti (una trentina), devo ringraziare coloro che hanno fatto un bonifico (peraltro di importo superiore alla cena), senza parteciparvi. Ringrazio inoltre S.K.O. italiana (Alberto, Patrizia, Leonardo, Barbara) e l’amico benefattore Domenico per l’impegno profuso che comporta questo tipo di evento. Uno speciale ringraziamento ad un partecipante molto noto e famoso, un caro amico: il Dr. Aldo Lo Curto – medico itinerante nel mondo. È stata una gradita sorpresa averlo tra noi. Claudio in collegamento Skype oltre a salutare e ringraziare i partecipanti, ha potuto rispondere alle domande del Dr. Lo Curto e c’è stata l’occasione per ricordare la figura di Marisa: a lei Claudio dedica la sua permanenza e continuità dello sviluppo al Tabasamu C., quale atto d’amore.
Come ogni mese 2 Vaccinazioni: il 15 e 25 settembre
Mercoledì 30 meeting per il progetto gender con Sidi e Mary:
Stiamo strutturando il progetto responsabilizzando le donne partecipanti, dando cariche e funzioni. Le riunioni avvengono ogni 15 giorni. Mary redige un report su un apposito registro per mantenere uno storico nel tempo.
In questo mese avremmo dovuto acquistare il pulmino (matato) che chiameremo TABASAMU SHUTTLE, uno school van per offrire un servizio ai nostri studenti più lontani, per organizzare gite culturali e per casi di emergenza sanitaria. Ci è stato donato dagli impiegati della Fondazione Rockefeller-Bellagio Center. Abbiamo aspettato sino al 28 pensando che il Presidente Kenyatta togliesse il lockdown notturno, in modo che Sidi e il driver potessero andare a Nairobi a comprarlo viaggiando di notte e usare un solo giorno per il ritiro del mezzo. Purtroppo il Presidente ha mantenuto il lockdown, riducendolo di sole 2 ore. Viaggiare di giorno comporta stare 2 notti a Nairobi, 1 giorno andata, 1 giorno per la trattativa e i documenti e 1 giorno per il ritorno. Per noi i costi aumentano … ma non abbiamo scelta, organizzeremo in ottobre. Ci scusiamo con i donatori per il ritardo, ma abbiamo dovuto affrontare alcune incognite: qui le sorprese sono la normalità. Anzitutto il costo: per averne uno decente abbiamo dovuto accettare un aumento di € 2.000 sul costo iniziale, ma non lo considero problematico: abbiamo bisogno sì di risparmiare, ma non prendere un mezzo che ci costringe ad andare dal meccanico tutti i giorni o quasi…
Inoltre in settembre abbiamo avuto costi non previsti riguardo l’approvazione dei progetti, gli oneri di urbanizzazione, il cambio d’uso del terreno,… varie certificazioni per operare … a ottobre si aggiunge la licenza sanitaria del dispensario, a novembre l’assicurazione dell’auto,… e in questi momenti non è facile!
CORONAVIRUS IN KENYA
BOLLETTINO 01.09: Il primo giorno di settembre si apre senza morti di Covid-19. Intanto però il Governo keniano ha ridotto in maniera drastica l’utilizzo di tamponi e continua a dimettere pazienti dichiarati guariti.
BOLLETTINO 05.09: Dopo le dichiarazioni di cautela del Governo, anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità sta considerando che il Kenya vive la sua fase discendente della pandemia. I casi riscontrati in sei mesi hanno superato quota 35000. Mentre i morti collegati al Coronavirus in Kenya sono arrivati a 594, mentre i casi tuttora attivi di cui si è a conoscenza sarebbero 13276.
BOLLETTINO 09.09: l’ottanta per cento dei casi di positività al virus Covid-19 in Kenya è circoscritto alla Capitale Nairobi e alle contee confinanti. Solo il 10 per cento dei casi è stato registrato sulla costa e di questi il 7 per cento (2483) nella sola città di Mombasa. giorno dopo giorno sono sempre meno i pazienti ricoverati, specie quelli nei reparti di terapia intensiva. i pazienti nelle unità di terapia intensiva si stanno riducendo – ha dichiarato il Segretario Amministrativo della Sanità, Dr. Rashid Abdi Aman. La curva si sta appiattendo ma c’è ancora preoccupazione.
BOLLETTINO 12.09: Il trend dei casi e delle percentuali continua a far dispensare un cauto ottimismo. Le percentuali di contagi per tampone sono sempre confortanti (sotto il 5%), con ospedali in via di svuotamento e comunque sempre più organizzati nel gestire l’emergenza pandemia. Il numero totale dei casi è di 35.969, mentre i pazienti guariti e dimessi sono saliti al numero totale a 22.771 e il numero totale dei decessi a 619. Il Ministero continua a sollecitare i keniani a indossare maschere, a lavarsi le mani regolarmente e a mantenere la social distanza, osservando che la curva non si è completamente appiattita.
BOLLETTINO 14.09: Il Direttore del Dipartimento, Mercy Mwangangi, nell’esprimere comunque sentimenti di ottimismo per la percentuale che continua ad essere sotto il 5 ha messo in guardia i cittadini per due nuovi focolai del virus nascenti, uno a Mombasa ed uno nel Turkana. La buona notizia è che il numero dei pazienti dichiarati guariti è stato quasi il triplo dei nuovi contagiati. Sono invece 624 il totale delle persone decedute con il covid-19 dall’inizio della pandemia. Dopo il picco raggiunto alla fine di agosto, in Kenya non c’è stata nessuna “seconda ondata”, lo ha confermato il Ministero della sanità.
BOLLETTINO 18.09: il Ministro dell’Istruzione George Magoha ha confermato che le scuole riapriranno presto. Si ipotizza il 02 novembre.
BOLLETTINO 20.09: Curva pandemica che continua il suo processo di appiattimento e se le cose andranno così il Governo potrebbe prevedere la riapertura totale del Paese dopo sei mesi di coprifuoco ed altre restrizioni.
Il totale dei contagi registrati fino ad oggi sono arrivati a 36.829, mentre il numero totale dei recuperi a 23.777. Da segnalare la quasi totale asintomaticità degli ultimi casi registrati nel Paese. Sulla costa, sabato 19 settembre, solo 9 positivi e tutti a Mombasa.
BOLLETTINO 22.09: Proprio quando il Governo del Kenya sembra aver deciso di riaprire il Paese, il prossimo 28 settembre quando il Presidente Kenyatta si pronuncerà, da due giorni si rialzano in maniera un po’ preoccupante le percentuali dei contagi rispetto ai tamponi eseguiti nel Paese. Kisumu, città più importante del Lago Vittoria, si segnala come nuovo focolaio del virus.
BOLLETTINO 24.09: Le scuole in Kenya riapriranno non più tardi del prossimo 19 ottobre, così ha deciso il Ministero dell’Istruzione. Nell’intendimento del Ministro George Magoha, le lezioni proseguiranno per due mesi, per poi osservare il classico periodo di feste a cavallo tra dicembre e gennaio (ma solo quelle) per poi riprendere con un calendario accademico nuovo nella prossima stagione, in cui le ferie saranno dimezzate per portare a termine l’anno scolastico che è stato saltato alla fine di marzo. A fine marzo potranno iniziare quindi gli esami per gli studenti dello Standard Eight e del Form Four (terza media e superiori). Niente “mid term”, ovvero la settimana di vacanza nel mezzo di ogni trimestre, e da 1 mese a 15 giorni per la pausa di aprile, per poi iniziare il nuovo anno intorno ai primi di maggio 2021 e andare avanti con la sola interruzione di 15 giorni ad agosto fino alla fine di novembre. I primi di dicembre 2021 ci saranno gli esami e dal 2022 si riprenderà con il calendario normale, da gennaio a dicembre.
BOLLETTINO 28.09: DAL PRESIDENTE UHURU KENYATTA LE DECISIONI PRINCIPALI: Coprifuoco è esteso per altri sessanta giorni, ma dalle 21 è spostato alle 23 fino le 4 del mattino. I bar potranno riaprire e la vendita di alcolici sarà ripresa da domani, ma solo fino alle 10 di sera e i bar dovranno rispondere ai protocolli raccomandati dal Ministero della Salute. SCUOLA: "Ancora non è tempo di riaprire le scuole, dobbiamo poter garantire la protezione dei nostri bambini. Il problema non è quando aprire, ma come aprire". MEETINGS: Il Presidente ha inoltre aumentato il numero massimo di invitati ai funerali e ai matrimoni da 100 a 200 e ha detto che le chiese possono ospitare fino a un terzo delle loro capacità. Le università e i college in Kenya riapriranno il 5 ottobre. Lo ha deciso all’ultimo momento il Ministro dell’Istruzione George Magoha, ma in conformità con le direttive presidenziali
Notizie tratte dal Portale degli italiani in Kenya:
Il virus in Kenya non ha attecchito con la stessa veemenza che altrove, dato che qui di precauzioni la gente ne ha sempre prese ben poche: le precauzioni per il contenimento del virus sono rispettate da pochissime persone. Così le mascherine sono diventate in poco tempo oggetti ornamentali da portare al collo o al braccio, pronte per essere indossate in presenza di ufficiali o in negozi ed uffici dove il personale zelante ne richieda l’obbligo. Nelle zone rurali e remote addirittura non si vede una mascherina, né distanze sociali, … l’acqua è scarsa per il cibo, figuriamoci a lavarsi le mani in continuazione. Alcuni avvenimenti (ahimè) hanno inculcato nella popolazione il pensiero che il virus sia soprattutto un interesse del Governo per approfittare di aiuti internazionali o comunque ingraziarsi i Paesi amici che hanno ovviamente anche interessi nella Sanità. I casi portati all’attenzione dai media sulla presunta corruzione nell'approvvigionamento di forniture essenziali per fronteggiare la pandemia, hanno fatto perdere fiducia al pubblico nella prevenzione, avvertita ormai semplicemente come un nuovo metodo per arricchire la classe dirigente a spese dei poveri. La sfiducia nelle istituzioni locali in Kenya è sempre stata uno dei motivi fondamentali per cui si infrangono le leggi e non ci si cura del bene comune. La percezione di avere i controllori di tutto, corrotti e sempre più voraci, porta alla conseguenza che la cosa pubblica sia in realtà un bene di pochi.
Il Kenya vive di abitudini legate alla vita da bar, alcool e sesso in primis. Il Covid-19 le sta cambiando radicalmente e il Governo sembra aver approfittato della situazione anche per cercare di riportare il proprio popolo sulla retta via. In alcune di queste è stato pizzicato anche qualche politico che ha cercato nottetempo di tornare a casa sua o gruppi di rampolli dediti a orge. Niente di strano e soprattutto niente di diverso da quel che succede altrove, ma è il lato economico a preoccupare la categoria. Dopo quattro sfibranti mesi anche i clienti sono a corto di contanti. Un tempo le brave ragazze dicevano “se sarò in bancarotta, mi toccherà prostituirmi”. Oggi sono le prostitute a pensare che tutto sommato andrebbe bene anche fare la cameriera ai piani in un hotel o l’operaia in un’azienda tessile.
Riconoscimento (arrivato ai primi del mese) di "Viaggio Sicuro" per il Kenya che è stato segnalato come uno dei nove Paesi più sicuri dove viaggiare in tempi di Covid-19, per lavoro o vacanza, secondo la prestigiosa rivista americana di business, Forbes. È l’unica Nazione del Continente Africano ad essere stata inserita in questa prima lista redatta dal magazine. Un mese prima, il Kenya era tra le prime destinazioni in Africa a ricevere il riconoscimento del World Travel and Tourism Council (WTTC).
Il Kenya è un Paese di giovani secondo i risultati del 2019 del censimento della popolazione, mostrano che il 75% dei 47,6 milioni di abitanti ha meno di 35 anni. l Ministro della Tecnologia con delega per i Giovani, Joe Mucheru, ha presentato un programma in via di definizione che coinvolgerà le istituzioni educative e le aziende locali per aiutare a colmare il divario di disoccupazione attraverso un programma digitale. Con questo progetto, sviluppato dalla piattaforma Ajira Digital, il Governo si augura di trovare lavoro ad un milione di giovani attualmente disoccupati o che stanno per fare il loro ingresso nel mondo del lavoro
CONSIDERAZIONI ... UTILI IN QUESTI MOMENTI BY CLAUDIO
A molti può apparire come una totale mancanza di compassione e solidarietà, anzi per taluni, arroganza e maleducazione, invece parlar chiaro non è scortesia o maleducazione. Per il vero, la cortesia a volte è una forma di ipocrisia, molto utilizzata nei rapporti a discapito della sincerità e della verità e per una persona schietta come me ... SMETTIAMOLA di dire quel che la gente vuole sentirsi dire! La compiacenza è la deriva peggiore di una società.
Si chiama «Covid-19 Impact Map» ed è la prima mappa dei rischi che analizza l’impatto del coronavirus sul mondo delle imprese, aiutandole a gestire gli aspetti legati alla logistica e alla salute e sicurezza dei propri dipendenti. La mappa, realizzata da International Sos, la più grande azienda di servizi di sicurezza medica e di viaggio del mondo, riunisce dati di intelligence e analisi degli indicatori critici per i business impattati dal virus. La mappa parla esplicitamente al mondo del lavoro, ma offre uno spaccato interessante per capire quali sono i Paesi dove il rischio Covid, anche per una persona qualunque, è più alto o più basso. La mappa dei rischi si focalizza su cinque tipologie di rischio. La tipologia di rischio più sicura è quella definita a «rischio molto basso» e comprende soltanto dodici Paesi nel mondo: Canada, Groenlandia, Serbia, Grecia, Albania, Polonia, Finlandia, Svezia, Cambogia, Nuova Zelanda. Nel livello 2, classificato come «rischio basso», c’è anche l’Italia, oltre alle nazioni europee Svizzera, Ungheria, Bulgaria, Romania, Germania, Danimarca, Irlanda, Estonia, Inghilterra. E poi gli Stati Uniti, la Cina, la Corea, il Giappone e altri. Venendo al rischio medio entrano anche alcuni Paesi che si trovano nell’area geografica europea come Francia, Spagna, Montenegro e Kosovo. Ci sono poi nazioni come la Russia, l’India, molti Paesi africani e dell’America centrale, il Cile e l’Argentina. In questo momento il Paese più a rischio è l’Iraq, l’unico dove il rischio è calcolato come «molto alto».
AL 15 SETTEMBRE, 30 MILIONI DI CONTAGI NEL MONDO
AL 28 SETTEMBRE, RAGGIUNTI 1.000.000.- DI MORTI NEL MONDO
La pandemia, pur nella sua tragicità, può essere un’occasione di risveglio. L’Europa può aiutarci. L’importante è comprendere che l’Italia ha bisogno non solo di più soldi pubblici ma di grandi riforme, anche normative, e di volontà di perseguirle.
L'epidemia di Covid ha accelerato la trasformazione del tessuto urbano, favorendo l'evoluzione in quelle che Stefano Boeri, architetto e presidente della Fondazione Triennale, definisce le città arcipelago. «Siamo - dice Boeri - al capolinea del modello di città moderna costruito due secoli fa intorno alla sincronizzazione degli orari e alla concentrazione nelle fabbriche, nei mercati generali, nelle stazioni ferroviarie».
LA NOSTRA RUBRICA DAL TABASAMU CENTRE VISIONI ..... DELLA VITA, by CLAUDIO
La newsletter mensile non serve solo portarvi a conoscenza di come procede il Tabasamu Centre, il suo sviluppo, di come spendo i soldi raccolti, ... ma vuole costituire anche un momento di riflessione, con approccio culturale, ... per conoscere la filosofia di vita scelta nello svolgimento del lavoro solidale, che desidero condividere con Voi: grazie a tutti i lettori per la volontà di seguirci, Claudio
Solo considerandoci tutti uguali affermiamo il rispetto reciproco. È quindi inaccettabile che il rispetto sia condizionato alla razza, al sesso, alla posizione sociale, al luogo e al tempo in cui viviamo. Il rispetto, connaturato all’idea stessa di persona, non è negoziabile: un’umanità migliore non può prescindere dalla sua enunciazione e attuazione. Sembra così semplice, un principio naturale sul quale fortificare la convivenza civile. Se guardiamo alla storia dell’uomo, però, il cammino per riempire di contenuti il concetto di rispetto è stato lento, spesso contrastato e disatteso. Fino a giungere alla diffusione di una pratica che ne è l’esatto opposto, dove ciascuno acquista stima in se stesso solo negando o disconoscendo l’altro. Lo si può chiamare come si vuole, populismo, odio sociale, rivalsa, ma la sostanza è una sola e rischia di aprire le porte a forme di governo autoritarie, alla perdita di libertà e di cancellare il rispetto a cui si vorrebbe ambire. La parola rispetto, nella sua fonte originaria greca, indica una sorta di timore reverenziale nei confronti di un’autorità riconosciuta, sia essa un’istituzione o un genitore. Un rapporto verticale, gerarchico. Il cristianesimo l’ha però arricchita di una dimensione orizzontale: il rispetto assoluto si deve a Dio e a chi lo rappresenta in terra, ma per il resto siamo tutti uguali. Si dovrà attendere il Settecento e il filosofo Immanuel Kant per averne una versione laica: l’uguaglianza tra gli uomini deriva da un potere incondizionato che li abita, vale a dire la capacità di autodeterminazione: la libertà interiore. Ciò non significa fare tutto ciò che si vuole, bensì la possibilità di esprimere la propria natura più profonda senza che nessuno possa ferirla o mortificarla. Da questo principio nasce il concetto di tolleranza, in base al quale nessuno ha il diritto di imporre arbitrariamente le proprie convinzioni agli altri. Una delle conquiste dei nostri tempi è che tale idea è stata estesa alla natura e alle cose. Se l’uomo merita rispetto, lo meritano anche gli animali, l’ambiente in cui viviamo, il patrimonio artistico-culturale di civiltà che ci hanno preceduto.
Il Papa nel messaggio inviato ai partecipanti al Forum di «European House-Ambrosetti», apertosi il 04.09 a Villa d’Este, a Cernobbio ha tra l’altro detto: «Dall’esperienza della pandemia tutti stiamo imparando che nessuno si salva da solo. Abbiamo toccato con mano la fragilità che ci segna e ci accomuna». «Abbiamo compreso meglio che ogni scelta personale ricade sulla vita del prossimo, di chi ci sta accanto ma anche di chi, fisicamente, sta dall’altra parte del mondo. Serve quindi un cambiamento dell’economia, che «può diventare espressione di “cura”, che non esclude ma include, non mortifica ma vivifica, non sacrifica la dignità dell’uomo agli idoli della finanza, non genera violenza e disuguaglianza, non usa il denaro per dominare ma per servire. L’autentico profitto, infatti, consiste in una ricchezza a cui tutti possano accedere. “Ciò che possiedo veramente è ciò che so donare”».
Una visione post-capitalistica che nasce dalla forte necessità di cambiamento e, insieme, dalla perdita di riferimenti: Secondo Adam Arvidsson però non si assisterà alla scomparsa del capitalismo a vantaggio di un’economia industriosa più egalitaria di mercato, piuttosto ci sarà un’evoluzione del capitalismo. Questo è un concetto ciclico nel capitalismo ed è lo stesso meccanismo che ha portato alla transizione tra l’Ottocento e il Novecento: da un capitalismo inizialmente di élite (che non capiva il potenziale di un mercato del consumo di massa) a un capitalismo che, sotto la pressione della classe operaia, si apre a un consumismo di massa, con lo scopo di trasformare una classe operaia in consumatori e, allo stesso tempo, aprire nuovi mercati verso una nuova espansione. Ora emerge la fine del capitalismo industriale: ci stiamo trovando in un’era in cui neanche le tecnologie digitali sembrano più generare crescita. Possediamo smartphone, computer, intelligenza artificiale, algoritmi ma non abbiamo crescita economica, anzi questi strumenti vengono utilizzati dentro ad un sistema che, in qualche modo, si contrae e non è in grado di immaginare altro che migliorare leggermente un’economia consumista. Questo processo di contrazione del capitalismo è anche segnato dalla fase della finanza, che è una fase finale di tutti i cicli di espansione economica. «Una conseguenza è che sempre più persone vengono espulse dall’economia capitalistica. L’industriosità non solo è diventata centrale, ma viene alimentata da questo processo di espulsione dall’economia capitalista». La nuova industriosità potrebbe essere il seme che potrebbe fiorire proprio nelle rovine del sistema attuale». La mancanza di un’idea di un futuro potrebbe essere che siamo di fronte a un movimento che è appena cominciato e che non è ancora arrivato ad articolare quelle missioni verso un futuro alternativo». «In questo momento l’economia industriosa è divisa in due: da una parte i lavoratori del sapere spesso ricchi di idee e immaginazione, ma poco realistici che tendono a non confrontarsi con l’attuale complessità sociale e politica del mondo; dall’altra parte abbiamo la parte più popolare come l’economia pirata che forse è meno ideologica e meno varia in termini di immaginazione, però è molto più pragmatica e molto più efficiente nell’andare incontro ai bisogni delle persone.
Ciò che si sta avverando è una sorta di avvicinamento tra le due parti. Da questa combinazione tra due elementi, cioè la capacità visionaria dei knowledge worker e il pragmatismo dell’economia popolare, potrebbe essere ciò da cui può scaturire qualche sorta di organizzazione sociale che sarà anzitutto materiale e tecnologica. Questa situazione che tiene insieme la capacità molto efficiente e insieme molto creativa di affrontare i problemi concreti potrebbero essere la base di una forma di organizzazione sociale e di organizzazione politica emergente».
DOMENICA 06.09: «Il chiacchiericcio è una peste più brutta del Covid. Facciamo uno sforzo: niente chiacchiere, che chiudono il cuore della comunità. La Chiesa faccia uno sforzo per evitare la chiacchiera, il pettegolezzo». Lo ha detto a proposito del passo di Matteo del Vangelo di oggi: «Per correggere il fratello che ha sbagliato, Gesù suggerisce una pedagogia del recupero, articolata in tre passaggi. In primo luogo dice: `Ammoniscilo fra te e lui solo´, cioè non mettere in piazza il suo peccato. Si tratta di andare dal fratello con discrezione, non per giudicarlo ma per aiutarlo a rendersi conto di quello che ha fatto, tuttavia, può avvenire che, malgrado le mie buone intenzioni, il primo intervento fallisca. In questo caso è bene non desistere, si arrangi, me ne lavo le mani, no, questo non è cristiano, ma ricorrere all’appoggio di qualche altro fratello o sorella». Ha aggiunto Francesco: «I due testimoni sono richiesti non per accusare e giudicare, ma per aiutare, per il recupero «Anche l’amore di due o tre fratelli può essere insufficiente. In questo caso, spiega Gesù, “dillo alla comunità´, cioè alla Chiesa. In alcune situazioni tutta la comunità viene coinvolta. Ci sono cose che non possono lasciare indifferenti gli altri fratelli: occorre un amore più grande per recuperare il fratello. Ma a volte anche questo può non bastare. Dice Gesù: `E se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano´. Questa espressione, in apparenza così sprezzante, in realtà invita a rimettere il fratello nelle mani di Dio: solo il Padre potrà mostrare un amore più grande di quello di tutti i fratelli messi insieme». Il Papa ha poi concluso: «La Vergine Maria ci aiuti a fare della correzione fraterna una sana abitudine, affinché nelle nostre comunità si possano instaurare sempre nuove relazioni fraterne, fondate sul perdono reciproco e soprattutto sulla forza invincibile della misericordia di Dio».
Il dilemma del Nairobi National Park, dove le zebre vivono tra grattacieli e viadotti. Sembrano disorientate le zebre del Nairobi National Park, sullo skyline della capitale keniota. Sì, perché il loro futuro nel più antico parco nazionale del Paese è quanto mai incerto. Il parco è l’unico al mondo a essere incastrato con la periferia di una metropoli, intrecciato fra una nuova autostrada (di costruzione cinese) e una linea ferroviaria. Dal 1946, quando è nato, le specie protette si sono via via decimate. Adesso siamo quasi al limite: il numero delle zebre, per fare un esempio, fra il 2010 e l’anno scorso è crollato da 1.400 esemplari a 800. Ora c’è una nuova diatriba, fra ambientalisti e autorità keniote, che hanno lanciato un piano decennale di salvezza e rilancio. Il parco ad oggi è chiuso su tre lati ma non a sud: l’idea è di circondare in gran parte anche quello. Ma la comunità masai che ci vive è contraria perché bloccherebbe la rotta migratoria degli animali e taglierebbe il loro antico rapporto con l’ecosistema. Due soluzioni opposte con lo stesso obbiettivo, proteggere: chiudere o lasciare liberi.
Se Milano ha un merito che supera gli altri è la capacità di reinventarsi. Si può dire senza retorica: perché è la sua storia, il suo codice genetico. Il virus l’ha colpita con durezza: era inevitabile per una città fondata sull’apertura. Milano che fa da sola il 10 per cento del Pil italiano e il 9 per cento dell’export deve trovare una strada nuova. Ancora una volta. Il cammino è già in parte fissato. Se Milano non dà il via alla ripartenza con un cambiamento reale (nuove idee, nuove imprese, nuove attività), avremo il Paese dei sussidi e dei bonus.
L’industria è la principale leva della crescita. Non ve ne sono altre immaginarie. E per recuperare i livelli di attività precedenti all’emergenza sanitaria, l’industria ha bisogno più di regole chiare, di un contesto sociale e culturale aperto all’innovazione e agli investimenti, che di aiuti, sussidi e incentivi. per essere intraprendenti, come invoca il sottotitolo della ricerca, occorre stimolare la voglia di fare, studiare, innovare, diffondere una sana cultura del rischio. Fallisce chi ci prova. Chi non ci prova ha già fallito in partenza. Una politica industriale che irrobustisca il sistema (Pubblica amministrazione, infrastrutture, servizi) nel quale le imprese liberamente competano — è indispensabile. A maggior ragione in un tornante così drammatico della nostra storia. Ma la visione pervasiva e paternalista di uno Stato che può fare tutto — dall’acciaio ai prosciutti — magari infischiandosene dell’equilibrio economico, è la peggiore delle illusioni. Un inganno ideologico fuori tempo massimo.
Le città sono forme di intelligenza collettiva, non possiamo farne a meno. Ma dovranno cambiare. Le piccole città hanno bisogno di trasporti efficienti. Per lavorare a distanza occorre fare arrivare internet veloce dovunque. Se Milano troverà nuovo slancio, occorre ripensare al verde urbano e ai trasporti. L’Italia ha bisogno di reti, dovunque
per lo smart working…
«Non tutto si risolve con la giustizia, servono anche il perdono e la misericordia, meglio perdonare per essere perdonati. Quanta sofferenza, quante lacerazioni, quante guerre potrebbero essere evitate, se il perdono e la misericordia fossero lo stile della nostra vita». Papa Francesco durante l’Angelus di domenica 13 in piazza San Pietro invita i fedeli a essere «misericordiosi» e aggiunge a braccio: «Anche in famiglia, quante famiglie disunite che non sanno perdonarsi, quanti fratelli e sorelle che hanno questo rancore dentro. È necessario applicare l’amore misericordioso in tutte le relazioni umane: tra i coniugi, tra i genitori e i figli, all’interno delle nostre comunità, nella Chiesa e anche nella società e nella politica».
Chuck Feeney, filantropo. Ha donato 8 miliardi di dollari in beneficenza. 89 anni, irlandese con cittadinanza statunitense, co-fondatore nel 1960 con Robert Miller, del colosso della vendita al dettaglio il Duty Free Shoppers Group. Un uomo semplice, filantropo, che non ha mai sfoggiato il suo patrimonio miliardario ma che anzi lo ha messo a disposizione di enti di beneficenza, mentre è ancora in vita per vederne con i suoi occhi i frutti. Conscio del fatto che dobbiamo abbandonare i beni materiali dopo la morte è fautore del cosiddetto «Giving While Living» ovvero donare mentre si è in vita. È stato il fondatore nel 1982 di «The Atlantic Philanthropies», una delle più grandi fondazioni private al mondo che si concentra su cause di salute pubblica, sociali e politicamente liberali in Australia, Bermuda, Irlanda, Sudafrica, Stati Uniti e Vietnam.
C’è stato un tempo in cui noi scorrazzavamo su un’area colonizzata di cui l’Europa era il riferimento e la madre, ma ormai quel dominio si è sgretolato e quegli Stati hanno ottenuto l’indipendenza. Per cui non c’è più una centralità dell’Occidente. L’Occidente è stato centrale in un dato periodo, oggi non lo è più. Oggi l’ultima periferia può essere più centrale di Parigi o di Londra. Non esiste più una contrapposizione fra Occidente e Oriente, o tra cultura occidentale e cultura orientale. La cultura oggi è veramente globale, e ciò garantisce che un’idea innovativa possa germogliare ovunque, nel luogo più remoto del mondo, dove qualcuno la studia e la mette a disposizione di tutti. (Vittorio Sgarbi)
Il nostro pessimismo intellettuale si manifesta nel fatto che nessuno sembra avere un’alternativa seria alla difficile situazione in cui ci troviamo, eppure il nostro cocciuto ottimismo fa sì che, nonostante l’assenza di alternative, continui a esserci un desiderio generale di cambiamento. Cambiare il mondo è diventata la parola d’ordine di una nuova generazione.
La psicologa Silvia Vegetti Finzi ha scritto numerosi libri importanti sull’adolescenza, sul femminile, sulla maternità: «Non facciamo più figli, stiamo vivendo un’eutanasia culturale». La mia generazione ha sbagliato a non proporre una nuova idea di maternità alle giovani donne di allora, oggi ultra quarantenni. «Vi abbiamo insegnato ad essere figlie e non madri. A fare carriera e non a costruire un nuovo modello di maternità. Vi abbiamo spinto a cercare madri simboliche, da Virginia Woolf ai modelli più attuali, cercando di tenervi sempre in una condizione “filiale” e non “generatrice”. Non vi abbiamo passato il libretto delle istruzioni. Così oggi ci sono migliaia di quarantenni che non hanno avuto figli e quando chiedo loro il perché di questa scelta la risposta è quasi sempre “Perché c’erano altre priorità”». «Le donne oggi sono bravissime negli studi, si laureano meglio e prima degli uomini, magari cominciano a lavorare presto ma poi? Poi, scompaiono. Spariscono nel percorso della carriera e nella crescita professionale. Spesso per il cosiddetto «soffitto di cristallo», ma spesso anche perché non riescono a conciliare la maternità con il lavoro. Quello che avremmo dovuto fare è elaborare una maternità migliore, non cancellarla». È una perdita anche culturale.
Mi sento vicino a Don Roberto Malgesini, il «prete degli ultimi» ucciso a Como martedì 15. Essere in prima linea ad aiutare gli altri, i bisognosi, con amore e bontà, senza distinzione di età, sesso, colore della pelle, stato sociale, … incurante dell’odio e dell’ignoranza delle persone.
Pensate qui in Africa, dove la vita, per sua natura, è appesa ad un filo, occasioni di disturbo o di rischio, sono sempre possibili, pur con tutte le attenzioni e prudenze che possiamo avere … solo il destino è nostro padrone … rimane sperare nella buona stella.
Se un tempo il concetto di human augmentation, ovvero il processo di ricreare o migliorare le nostre capacità fisiche e mentali, era esclusivo appannaggio della fantascienza, oggi si sta dimostrando sempre più vicino alla realtà, perché la tecnologia sta diventando una parte sempre più importante della nostra vita quotidiana.
Potrebbe aprirsi la strada a un nuovo modello di «capitalismo liberal-democratico ed eco-sociale», su scala pan-europea, capace di affrontare la globalizzazione senza rinunciare a quegli obiettivi di «piena occupazione, progresso sociale, tutela e qualità dell’ambiente» che figurano nel preambolo del Trattato di Lisbona. shareholder capitalism esclusivamente orientato alla massimizzazione di valore per gli azionisti, da un lato, e di quel modello di democrazia dei partiti, dominato dalla ricerca quotidiana del consenso, affermatosi negli ultimi decenni. Gli studiosi la chiamano «tragedia dell’orizzonte corto», una sindrome che ci imprigiona nello status quo. È questo il nemico più insidioso. Nel suo piccolo, ma con grande vigore, l’economia sociale può aiutarci a combatterlo.
Nel discorso inviato da Xi Jinping all’assemblea generale dell’Onu, martedì 22.09, è passato quasi inosservato un impegno storico sul clima e il riscaldamento terrestre. Il presidente cinese ha promesso al mondo una Cina a emissioni zero entro il 2060. Essere un Paese «carbon neutral» significa farsi carico del proprio impatto ambientale, riducendo le emissioni di CO2 e in attesa di arrivare a zero, compensandole con azioni virtuose. Un impegno enorme, considerando che la Cina, seconda potenza economica del mondo, è responsabile del 28% delle emissioni di gas serra che soffocano il pianeta. Se Pechino manterrà la promessa, gli scienziati valutano che il riscaldamento terrestre potrebbe scendere di 0,2-0,3 gradi centigradi.
PENSIAMO AI GIOVANI: In tempi di crisi profonde, che cambiano i modelli produttivi, occorre essere lungimiranti. A interventi di sostegno immediato, come è stato in questi mesi, si devono accompagnare riforme che dispieghino i loro effetti sul lungo periodo. Non semplici Recovery plan ma azioni che salvaguardino il futuro delle nuove generazioni.
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Il conflitto (verbale) ci migliora, ci rende più sensibili e attenti, ci arricchisce e ci costringe ad aver ragione sulle obiezioni, rafforza le nostre posizioni esposte, non nel chiuso di una gabbia in cui tutti dicono la stessa cosa e fanno il coro. L’intolleranza mortifica le opinioni degli avversari e squalifica il valore immenso del dissenso. Stiamo andando paurosamente indietro. Tutti si sentono funzionari della scomunica, tutti si sentono sacerdoti della censura. Prepotenti convinti di possedere la verità rivelata e che non sopportano la contestazione anche aspra a ciò che sostengono. Dov’è finita la libertà? Se non mi accodo al sistema, alla pluralità, sono additato, isolato, …
Nel prossimo futuro ai lavoratori sarà richiesto un pensiero computazionale, che sia in grado di tradurre grandi quantità di dati in concetti astratti e di capire il ragionamento basato sui dati, capacità di sviluppare contenuti efficaci per i social media, l’abilità di operare in contesti culturali diversi, lavorare in modo produttivo anche con un network virtuale, curiosità e capacità di comprensione di concetti in più discipline, abilità di connettersi agli altri e interagire in modo critico, pensare e trovare soluzioni che vanno oltre a ciò che è noto e basato sulle regole, abilità di giudizio e interpretazione.