Newsletter novembre 2016

Cari lettori, la newsletter mensile, come avrete intuito, si sta gradualmente evolvendo: non è da intendersi solamente quale strumento per trasmettervi informazioni riguardo gli eventi del Tabasamu Centre e in Italia, ma presenta modeste intrusioni nella cultura, quale evoluzione del nostro operare e farvi conoscere la filosofia del nostro fare quotidiano; le soventi citazioni riguardo il Papa e la politica sociale che sta imprimendo, la Sua “rivoluzione” espressa con dolcezza e fermezza, sono il mio riferimento nell’attività solidale, che svolgo a tempo pieno, confrontandomi, nelle mie decisioni operative, col Suo rappresentante sul territorio, il Vescovo di Malindi(che ringrazio per la disponibilità), oltre ad assorbire icontinui IMPUTdella comunità del luogo di appartenenza, CHE DETERMINA LE MIE SCELTE, ben inteso non ultimo il pensiero costante rivolto a Marisa. Non mancano gli appelli alle coscienze, i richiami all’impegno civile, in un mondo in cui le immagini, ormai troppo spesso, sostituiscono leparole.Dopo avervi parlato di noi, troveretealcune informazioni culturali che rappresentano la filosofia del nostro agire.

 

 

Al Tabasamu Centre, il mese di novembre è stato caratterizzato dalla presenza delle nostre maestre E.C.D. (nursery) per dar continuità all’idea di Claudio di disegnare sul muro di recinzione su strada, dando una connotazione chiara del Tabasamu Centre per i passanti (verso Marafa), oltre a offrire un forte senso identitario ai nostri piccoli: il Tabasamu Centre è per loro e se lo devono sentire sempre più loro, in qualità di fruitori e di possessori. La compartecipazione di diversi attori conferisce sostanza al dialogo in atto tra i popoli: Italia e Kenya, che collaborano insieme per combattere la povertà e dare un futuro ai piccoli, nuova generazione di un popolo. Abbiamo dinanzi a noi una lunga strada da percorrere, c’è tanto da fare, siamo solo all’inizio ….

 

Il Preside, insieme con tutti i maestri e maestre, hapreparato la didattica per l’anno scolastico prossimo.Inoltre abbiamo già acquistato i libri per la nuova classe quarta, sia per i nuovi due maestriche per gli studenti:

 

 

Nel corso del mese di novembre abbiamo proseguito e terminato le decorazioni alla nuova chiesa:

 

Lunedì 14 novembre si è conclusa la 7° aula della Primary School, che chiameremo “School for School”, grazie alla Scuola Superiore della Magistratura e ai tanti amici che si sono uniti, un’iniziativa di Nicola e Gina.

 

 

Martedì 15 novembre sono iniziati i lavori per la costruzione della seconda tribuna al campo di calcio, per la tifoseria del team ospitante; in contemporanea abbiamo iniziato anche la latrina (prof. 6,00mt) per il pubblico esterno che accede per assistere alle partite e anche per gliospiti dei meeting al Tabasamu Hall:

 

 

Stiamo fissando le nuove tende oscuranti al Tabasamu Hall: finalmente ci permettono di vedere, nelle ore diurne, con il proiettore e il lettore DVD donatoci, i filmati didattici, al fine di incrementare le attività extra-scolastiche pomeridiane dei nostri bimbi e l’attività di oratorio domenicale, ed anche i seminari culturali previsti da gennaio.

 

Hointerrotto la collaborazione con laDott.ssa e Tecnico del Laboratorio Analisi, a seguito di ulteriori richieste di compensi, in aggiunta a quanto precedentemente concordato, ritenute non sostenibili dall’Associazione S.K.O.  Alcuni lavoratori devono capire che il nostro non è business, ma azione caritatevole e se non sono allineati con la nostra filosofia (che prevede un salario base previsto per legge), vanno sostituite all’istante. Con l’interessamento delnostro consulenteDr. Nelson Kahindisi è provveduto alla sostituzione conLoiceKahendo,operatrice sanitaria qualificata e volenterosa, proveniente dal MarikebuniDispensary, operativa al TabasamuDispensarydal 09 novembre, al momento per un giorno a settimana.

 

Venerdì 18 e mercoledì 23 novembre ho stipulato contratti per l’acquisizione di un appezzamento di terreno (da due provenienze), a noi adiacente, da incorporare nel nostrocampound e da utilizzare per costruire i futuriworkshop.

 

Vista del terreno                                                                        Vista satellitaredel terreno acquisito

Domenica 20 novembreall’E.L.M.E.P.E. di Erba “commercianti per un giorno – mercatino delle occasioni”,cui ha partecipato la nostra Associazione, … un evento che ha contribuito alla raccolta fondi, grazie all’impegno di Patrizia, Alberto, Barbara, Giuliana,Maria Teresa, Fiorella e la visita di diversi volontari, amici e conoscenti, ….

 

Lunedì 21 novembre intervista a Fabio P. di Novi Ligure dalla Banca presso cui lavora, che assegna ogni anno gli OSCAR ai propri dipendenti. Ci sono sei categorie,tra le quali anche il volontariato. È stato prodotto un filmato da troupe televisiva, doveè raccontato il suo ruolo all'interno della banca, la sua passione di allenatore di basket e il volontariato espresso al Tabasamu Centre. A FABIO sincere congratulazioni da tutti noi di Solidarietà Kenya Onlus.

 

Fabio in collegamento Skipe con Claudio e Sara nel corso dell’intervista

Sabato 26 novembreun evento molto atteso: la partecipazione del Vescovo di Malindi per l’apertura ufficiale della nuova chiesa di Kaembeni, con concomitante cerimonia della cresima di 40 ragazzi/e (anche in età adulta):

 

La cerimonia ufficiale dell’apertura della ChiesaLa S. Messa è iniziata

 

La cresima anche agli adulti          La Comunione                                Le danze

 

Il discorso di Floriana (C.C.C.)       Il discorso del Parroco F. Robert I saluti delle nostre 4 Suore

 

Il discorso del VescovoSorpresa: consegna di regalo a Claudio, con poesia recitata da due bimbi

 

Benedizione del Vescovo                         Il Vescovo pianta 1 albero   Claudio pianta 1 albero

 

Il coro, in costume, canta e danza per noi      Poesia bimba con T. Joyce  Lotteria, 1° premio: capretta

 

Il taglio della torta di tutti noi insieme rappresentasimbolicamente il matrimonio collaborativo tra ClaudioS.K.O., la comunità Cattolica di Kaembeni e la Diocesi di Malindi, con il proposito di rafforzarlo sempre più.

 

Vi faccio partecipi dimessaggi di testimonianza dalla lettura di entrambi i libri (il 1° libro è ancora richiesto):

ANGELA(amica di Marisa del coro in Cattedrale), 2° libro: “… Il tuo libro mi è molto utile ed è di grande insegnamento. Grazie, ti abbraccio”, in data 15.08.16.

GIANCARLA (del gruppo visitatori di agosto), 1° libro:“ciao Claudio, volevo ringraziarti per i bei giorni passati insieme e per l’insegnamento di vita che mi hai trasmesso. Mi ritrovo spesso a pensarti … sto leggendo il tuo primo libro e mi sembra di averti ancora accanto … sei una persona speciale ed ammiro molto l’unione che tutt’ora trapela con la tua Marisa … un grande esempio di devozione totale sincera. Un grande abbraccio”, in data 01.09.16.

Non certo per porre in evidenza la mia persona, ma per ricordarVi che il secondo libro, come il primo, contribuisce con le “offerte” al sostentamento del Tabasamu Centre. Nell’imminenza del S. Natale è l’occasione per un dono ad amici e parenti, oltre a sostenere il Centro:scrivete un’email per l’ordinativo, vi verrà recapitato a casa!

 

Come ogni anno, sono stati preparati i biglietti natalizi. Sono in vendita a 1€. Grazie a Trilly e Barbara, …

 

Anche con questa newsletter Vi saluto con qualche annotazione che riguarda la lingua swahili, in cui nel linguaggio moderno sono molto comuni anche le parole di origine inglese (per esempio kompyuta, “computer”, stampu, “francobollo”, televisheni, “televisione”, penseli, “matita”). Altre parole hanno origine portoghese (meza, “tavolo”, gereza, “prigione”), persiana (sheha, “capo villaggio”) e tedesca (shule, “scuola”). Quando chiesi a Sidi: come si dice in swahili “satellite view” (vista satellitare) non ha saputo rispondere perché la lingua non si è totalmente aggiornata nella terminologia con lo sviluppo della tecnologia occidentale. Una delle peculiarità dello swahili è che le ventiquattro ore del giorno hanno una numerazione differente rispetto a quello standard predominante nel mondo. Questa numerazione è legata al fatto che nell’area di origine dello swahili, che è prossima all’equatore, gli orari dell’alba e del tramonto sono sostanzialmente invarianti nell’arco dell’anno, rispettivamente alle 6 antimeridiane e alle 6 pomeridiane. Il sistema di numerazione swahili conta le ore dall’alba e dal tramonto. Per esempio, le 7 antimeridiane sono indicate dall’espressione saa moja asubuhi, letteralmente “l’una del mattino”, mentre le 7 pomeridiane sono saa moja usiku (“l’una della notte”). Il numero zero non è impiegato. Quando devo fissare l’ora con il nostro driver Bernard (per accogliere i volontari all’aeroporto) è un “cinema”, oppure fissare un appuntamento con il masai Saitoti per andare al Tabasamu, sono facili i fraintendimenti! L’integrazione tra i popoli si sviluppa (anche) con la “conoscenza” di quelle che considero le connotazioni specifiche culturali che le caratterizzano, generando uno scambio culturale … mi piace l’idea che gli italiani (soprattutto quelli che non sono mai venuti in Kenya) conoscano gli usi e costumi del popolo africano.

Il16 dicembreevento culturale: serata solidale alla Biblioteca Comunale di Erba, grazie all’Assessore Brusadelli della città di Erba e a Laura B. per il progetto della locandina.Un abbraccio solidale a tutti Voi, da Claudio.

 

Informazioni culturali che rappresentano la filosofia della nostra azione solidale

Cultural information that represents philosophy of our solidarity action

 

Papa Francesco durante l’Udienza Giubilare del 30 giugno ha invitato a “non stancarvi mai di servire tutte le persone bisognose“, sottolineando come “la cultura del benessere indebolisca la nostra sensibilità alle sofferenze deifratelli“.La misericordia non è una parola astratta, ma uno stile di vita.La vita quotidiana ci permette di toccare con mano tante necessità inerenti le persone più povere e vulnerabili.Chi ha sperimentato la misericordia del Padre non può restare indifferente di fronte alle necessità dei fratelli.Non si può allontanare una persona che ha fame: è necessario dargli da mangiare. Le opere di misericordia non sono teoria, sono testimonianza concreta.La cultura del benessere, ha concluso il Santo Padre, ci fa vivere in una illusione, nel quale, però, “alcune povertà materiali e spirituali si sono moltiplicate“; al cristiano è “richiesto di rimanere vigili, perché non accada che, davanti alle povertà prodotte dalla cultura del benessere, lo sguardo dei cristiani si indebolisca e diventi incapace di mirare all’essenziale“.L’animo di Marisa, già ricco di questi fondamentali, ha permesso la creazione del Tabasamu Centre.

 

Seppur la globalizzazione, per certe situazioni, provoca danni irreparabili, ritengo invece molto positivo un aspetto della globalizzazione della cultura. È del 27 ottobre scorso il convegno dal titolo “L’arbitraggio culturale: nuove frontiere nella gestione del patrimonio culturale e del turismo” che il SovereignInvestment Labdell’Università Bocconi e la Fondazione Riccardo Catella hanno organizzato. Cos’è l’arbitraggio culturale? Sono collaborazioni transfrontaliere fra Governi, istituzioni finanziarie e imprese che consentono ai Paesi con scarse dotazioni finanziarie di tutelare, conservare e valorizzare alcuni beni culturali, condividendone i benefici di natura economica ed extra-economica con Paesi ricchi di risorse finanziarie, ma relativamente povere di heritage (patrimonio). La globalizzazione dei consumi in ambito culturale, sono iniziati circa vent’anni fa con i primi accordi bilaterali finalizzati alla co-produzione e co-distribuzione di mostre temporanee ed eventi performativi, cui sono seguiti i partenariati di natura infrastrutturale, i cui obiettivi spaziano dalla valorizzazione culturale ed economica delle collezioni non esposte all’intensificazione delle relazioni di diplomazia culturale. Sulla scia dei Guggenheims (New York, Venezia, Bilbao, Las Vegas, Berlino, Abu Dhabi, Helsinki), diversi hanno catalizzato ingenti risorse pubbliche e private, nazionali e internazionali, per rivitalizzare elementi pregiati del patrimonio culturale (siti archeologici, centri storici, monumenti, residenze gentilizie e architetture industriali dismesse), le cui nuove funzioni alimentano i processi di riqualificazione urbana, come è accaduto nel centro storico di Porto, nel quartiere Staedherstel di Amsterdam e a Ercolano. In Cina tra il 2000 e il 2010 sono stati costruiti 1.359 nuovi musei e altri 4.773 sono previsti nel decennio in corso, mentre nell’area del Golfo sono stati inaugurati o in corso di costruzione, 16 nuovi musei e numerosi PerformingArts Centers. È con la crescente competizione e l’esplosione del turismo globale, che permette un trend in forte crescita: i musei erano 25.000 nel 1975, divenuti 80mila nel 2015.

Gian Antonio Stella, editorialista del Corriere, pochi giorni a seguire, il 07 novembre, ci ha portato all’attenzione una situazione di burocrazia e di degrado, come dice lui «Assolutamente scandaloso»: il caso dell’istituto di studi africani.L’ambasciatore Antonio Armellini non è certo diplomatico nella lettera con cui si dimette da commissario liquidatore dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente. Era un tempo tra i nostri enti culturali più antichi e autorevoli: l’han ridotto a un indebitatissimo carrozzone. Nato nel 1995 dalla fusione dell’Istituto Italo-Africano del 1906 e dell’Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente fondato nel ‘33 dal filosofo Giovanni Gentile e dall’orientalista Giuseppe Tucci, l’IsIAO, poteva contare su un patrimonio enorme: una raccolta artistica e archeologica inestimabile proveniente soprattutto dalle esplorazioni di Tucci in Tibet tra gli anni Venti e i Cinquanta, una biblioteca piena zeppa di libri e documenti sui decenni di presenza italiana in Africa, un museo che traboccava di pezzi di grande valore a testimonianza del nostro passato.  Il museo africano è chiuso dagli anni Settanta coi pezzi sparsi in cinque (cinque!) sedi diverse. La biblioteca, a dispetto delle invocazioni degli studiosi, è chiusa dal 2011.«Scavando fra montagne di carte in disordine», scrive Armellini nella lettera in cui sbatte la porta, venne fuori di tutto. Che «molta della documentazione necessaria» per capire i bilanci reali «era o introvabile o distrutta». Che il buco dell’istituto era «pari a euro 5.217.909». A farla corta: un disastro.Eppure, «il patrimonio costituito dai beni indisponibili dell’IsIAO rappresenta una risorsa importante per il Paese: una delle biblioteche specialistiche più importanti d’Europa, collezioni museali di valore assoluto, un Museo abbandonato da decenni che potrebbe diventare uno straordinario QuaiBranly italiano».Vien spontaneo pensare: ma quando cambierà l’Italia?

 

In Africa il destino degli albini è segnato, semplicemente perchè queste persone hanno la colpa di non essere nate nere ma bianche. Un’anomalia congenita che consiste nella depigmentazione parziale o totale della pelle, dei peli e dei capelli, dovuta all’assenza di melanina.Molti credono che avere un parente albino sia una punizione degli DEI nei confronti della famiglia. Per combattere il pregiudizio che li circonda, il Kenya ha organizzato il primo concorso di bellezza per albini «Beauty Beyond Skin». Dieci donne e dieci uomini hanno sfilato a Nairobi e colto l’occasione per presentare al governo una petizione per il rispetto della loro condizione. Il vicepresidente, William Ruto, ha dichiarato a margine del concorso che il governo di Nairobi si impegnerà a garantire la sicurezza degli albini con stanziamenti e agevolazioni fiscali. Una strage in nome della superstizione, Amnesty International ha più volte denunciato la condizione degli albini, uccisi e fatti a pezzi per fabbricare talismani impiegati nella medicina tradizionale, soprattutto in Malawi.«Molti delitti contro gli albini avvengono nelle zone rurali, dove è più difficile verificare. A volte sono le famiglie stesse a vendere i propri stessi parenti per guadagnare soldi ed evitare l’imbarazzo».

 

Sabato 5 novembre il Papa, durante l’udienza in Vaticano con i movimenti popolari, arrivati da più di sessanta Paesi della Terra, si è espresso con una durezza, mai vista prima, riguardo i migranti: «Cosa succede al mondo di oggi che, quando avviene la bancarotta di una banca, immediatamente appaiono somme scandalose per salvarla, ma quando avviene questa bancarotta dell’umanità non c’è quasi una millesima parte per salvare quei fratelli che soffrono tanto? E così il Mediterraneo è diventato un cimitero, e non solo il Mediterraneo... molti cimiteri vicino ai muri. Muri macchiati di sangue innocente». Punta il dito contro l’iniquità «terrorista» del sistema economico mondiale, denuncia la «situazione obbrobriosa» e la «vergogna» dei rifugiati abbandonati a se stessi. Ha detto: «ho potuto ascoltare da vicino la sofferenza di tante famiglie espulse dalla loro terra per motivi economici o violenze di ogni genere, folle esiliate a causa di un sistema socio-economico ingiusto e di guerre che non hanno cercato, che non hanno creato coloro che oggi soffrono il doloroso sradicamento dalla loro patria, ma piuttosto molti di coloro che si rifiutano di riceverli». «C’è un terrorismo di base che deriva dal controllo globale del denaro sulla terra e minaccia l’intera umanità. «Ci sono forze potenti che possono neutralizzare questo processo di maturazione di un cambiamento che sia in grado di spostare il primato del denaro e mettere nuovamente al centro l’essere umano. perché «il divario tra i popoli e le nostre attuali forme di democrazia si allarga sempre più come conseguenza dell’enorme potere dei gruppi economici e mediatici che sembrano dominarle». «Chi governa allora? Il denaro. Come governa? Con la frusta della paura, della disuguaglianza, della violenza economica, sociale, culturale e militare che genera sempre più violenza in una spirale discendente che sembra non finire mai».La paura, oltre ad essere «un buon affare per i mercanti di armi e di morte» finisce con il distruggere «le nostre difese psicologiche e spirituali», e anestetizzare di fronte alla sofferenza degli altri: «Alla fine ci rende crudeli.L’unico antidoto è la misericordia, «molto più efficace dei muri, delle inferriate, degli allarmi e delle armi. Ed è gratis: è un dono di Dio», aggiunge: «Dobbiamo aiutare a guarire il mondo dalla sua atrofia morale. Questo sistema atrofizzato è in grado di fornire alcune “protesi” cosmetiche che non sono vero sviluppo: crescita economica, progressi tecnologici, maggiore “efficienza” per produrre cose che si comprano, si usano e si buttano inglobandoci tutti in una vertiginosa dinamica dello scarto... Ma non consente lo sviluppo dell’essere umano nella sua integralità». Alla fine il Papa cita le parole di Martin Luther King: «Odio per odio intensifica solo l’esistenza dell’odio e del male nell’universo. Se io ti colpisco e tu mi colpisci, e ti restituisco il colpo e tu mi restituisci il colpo, e così di seguito, è evidente che si continua all’infinito. Semplicemente non finisce mai. Da qualche parte, qualcuno deve avere un po’ di buon senso, e quella è la persona forte. La persona forte è la persona che è capace di spezzare la catena dell’odio, la catena del male».

 

Domenica 06 novembrein San Pietro la Messa per i carcerati. Le parole di Francesco non sono rivolte soltanto all’universo carcerario: «Quando si rimane chiusi nei propri pregiudizi, o si è schiavi degli idoli di un falso benessere, quando ci si muove dentro schemi ideologici o si assolutizzano leggi di mercato che schiacciano le persone, in realtà non si fa altro che stare tra le strette pareti della cella dell’individualismo e dell’autosufficienza, privati della verità che genera la libertà. E puntare il dito contro qualcuno che ha sbagliato non può diventare un alibi per nascondere le proprie contraddizioni».

 

Il governo italiano ha dato il via liberamercoledì09 novembre: il servizio civile diventa «universale». Invece di un numero chiuso e selezionato, il provvedimento, come ha spiegato il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, «punta ad accogliere tutte le richieste dei giovani che intendono fare un’esperienza di grande valore formativo e civile, in grado anche di dare loro competenze utili a migliorare la loro occupabilità».

 

Venerdì 11 novembre il Papa ha incontrato i clochard: «Vi ringrazio per essere venuti qui a trovarmi, e vi chiedo perdono se qualche volta vi ho offesi con le mie parole o per non aver detto le cose che avrei dovuto dire, vi chiedo perdono a nome dei cristiani che non leggono nel Vangelo trovandovi al centro la povertà, per tutte le volte che i cristiani di fronte alle persone povere si sono girati dall’altra parte. Perdono. Il vostro perdono è acqua benedetta per noi, limpidezza». Nell’Aula Paolo VI ci sono seimila persone tra senzatetto e accompagnatori, i clochard sono quasi quattromila. Rivolto ai clochard ha detto: «Insegnateci, insegnate la solidarietà al mondo».

La persona umana, posta da Dio al culmine del creato, viene spesso scartata, perché si preferiscono le cose che passano“: con queste parole, Papa Francesco, ha denunciato come “la società moderna, nella quale domina la cultura dello scarto, sovverta l’ordine che Dio stesso ha imposto nel creato. Dio, nel porre la persona umana al centro del creato, ci dice che “l’uomo è il bene più prezioso agli occhi di Dio. Noi, dunque, sovvertiamo questo ordine ogni volta in cui preferiamo un oggetto a una persona. La cosa più grave, però, è che neppure più ci si rende conto della gravità di quanto stiamo facendo: ci siamo, in un certo qual modo, abituati alla cultura dello scarto finendo per anestetizzare la nostra coscienza. È un sintomo di sclerosi spirituale quando l’interesse si concentra sulle cose da produrre, invece che sulle persone da amare. Così nasce la tragica contraddizione dei nostri tempi: quanto più aumentano il progresso e le possibilità, il che è un bene, tanto più vi sono coloro che non possono accedervi.

 

Il Papa nell’omelia a Santa Marta dell’11 novembre scorso ha detto: il cristiano deve vivere la propria fede con speranza, senza bisogno di aggrapparsi ad eventi prodigiosi: “la nostra salvezza si dà nella speranza, la speranza che ha l’uomo che semina il grano o la donna che prepara il pane, mescolando lievito e farina: la speranza che cresca“. Ogni cristiano è dunque chiamato a custodire la speranza con pazienza.“La speranza è il filo della storia della salvezza. La speranza di incontrare il Signore definitivamente” – ha chiarito Francesco – “Domandiamo a noi stessi: Io ho speranza? O vado avanti come posso e non so discernere il buono dal male, il grano dalla zizzania, la luce, la mite luce dello Spirito Santo dalla luminosità di questa cosa artificiale? Interroghiamoci sulla nostra speranza in questo seme che sta crescendo in noi e su come custodiamo la nostra speranza“. La vera misura del tempo si chiama speranza … cara Mamma Speranza questi pensieri sono dedicati a Te, al Tuo prezioso e insolito nome.

 

Sabato 12 novembre:un anno fa, il terrorismo islamico colpiva al cuore Parigi. La Francia, incline ad autocelebrarsi e ad esaltare il senso dello Stato, dei valori nazionali, della sua missione storica e umanistica nel mondo, è una collettività ripiegata su sé stessa, incerta sul proprio futuro, rabbiosa verso tutto, soprattutto verso la classe politica e lo Stato accusati di non avere saputo proteggere e prevenire.Sul banco dell’accusa c’è un modello sociale e culturale di cui la Francia è orgogliosa senza riuscire a interrogarsi sui limiti e sugli errori di gestione del modello stesso: basti pensare alla situazione delle periferie, luoghi di marginalità culturale ed etnica che hanno finito per produrre prima l’antagonismo verso i principi della Repubblica laica e egualitaria e poi la ribellione, contaminata dall’estremismo religioso e terroristico: la molla che ha spinto centinaia di giovani francesi ad arruolarsi nell’Isis, a passare nella clandestinità, mimetizzandosi facilmente in quartieri dove ha poco senso parlare di controllo sociale e relazioni familiari o di vicinato. Sul banco dell’accusa ci sono anche le ambiguità di una politica estera che ha fatto non poche giravolte, guardando agli affari e alle commesse militari più che a una strategia che tenesse insieme alleanze e valori. Il «terremoto francese» lascia un Paese da ricostruire in termini di certezze, obiettivi, solidarietà e uno sciame sismico fatto di diffidenze verso tutto ciò che è «altro» e straniero, di rancori verso intere comunità religiose, di chiusure verso l’immigrazione, di tentazioni autoritarie e nazionalistiche.Questo commento (estratto da un articolo del Corriere.it) è dedicato a Marzia(del gruppo visitatori di agosto), che vive e lavora a Parigi.

 

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