Newsletter dicembre 2016

Cari lettori, Di norma Vi porto a conoscenza a cose fatte (l’ho sempre considerato per scaramanzia),ma già nelle newsletter del mese di settembreho iniziato a esprimere gli intendimenti che desidero perseguire (pista atletica e percorso vita) e di ottobre (maternità, fisioterapia e workshop, oltre i seminari culturali). Tutti intendimenti proposti in anteprima al management del Centro nei consueti meeting di ogni sabato, con i quali, dal gennaio 2015, sto condividendo la programmazione a breve, medio e lungo termine, al fine di migliorare il senso partecipativo nella conduzione e gestione del Centro. Come ho spiegato in una letteraal management di fine giugno scorso, gli attori del Tabasamu Centre sono tre: 1) S.K.Onlus 2) management 3) i piccoli fruitori con i genitori e ognuno ha un ruolo che gli compete, da esprimere con forza ed entusiasmo, dando seguito al senso partecipativo, di condivisione e di appartenenza. Il bilancio dell’anno 2016 è positivo, sia dal punto di vista dello sviluppo, che delle varie attività correlate, poste in atto. La crescita incessante del TABASAMU CENTRE con l’offerta di differenti servizi fa si che èsempre più considerato un riferimento dalla Comunità di Kaembeni e così dev’essere, perché la struttura è per loro.L’indirizzo che ho intrapreso dal 2015 è una crescita culturale: “la cultura è un fattore attrattivo e di inclusione sociale”, sia per il management che per la popolazione, in un processo che si concretizza lentamente, ma sempre più marcato, ogni anno, nell’integrazione tra tutti noi, con una graduale partecipazione attiva alla gestione. Il mese di dicembre, considerato “vacanza” sia per il personale scolastico, sia per i bimbi, è stato caratterizzato da: Giovedì 01 visita al Centro di Gianni, da Civitavecchia, con esperienza nel settore del volontariato estero (Madagascar e Asia). Desidero ringraziarlo, oltre per il fatto di essere una persona squisita, anche per avermi portato a conoscenza del metodo Fukuoka (giapponese) per l’approccio all’”agricoltura naturale” , per le dritte sulla modalità di “crowdfunding umanitario” e per aver acquistato dal ns. shop le tovagliette e i braccialetti. Dal 05 al 10 la volontaria Fiorellaè stata al Tabasamu C. contribuendo alla colorazione dei volti di un’aula e a dipingere pannelli didattici su compensato e cartoncino, oltre ad aver acquistato parecchie cose dal nostro shop, a cui ha fatto seguito una raccolta fondi presso cui lavora: l’Asilo Soglian di Busto Arsizio, che ringraziamo

. Mercoledì 07finiti i banchi e la cattedra per la nuova 4° classe che occuperanno i ragazzi con i due nuovi maestri.

Giovedì 08 mercatino a Limonta, nella stupenda cornice del ramo lecchese. Graziea Giuliana per l’organizzazione.

Sabato 10 completato pavimento in cemento a collegamento del viale carraio con il Tabasamu Hall:

Lunedì12 intervista a Fabio P. nella sede Rai- Roma, andata in onda il 30 dicembre, nella trasmissione RAI ITALIA.

Giovedì 15completata la seconda gradinatacon tettoia al campo di calcio, per la tifoseria dei team ospitanti:

Giovedì 15 abbiamo dato inizio alla corrispondenza in inglese tra i ragazzi del Tabasamu Centre e quelli dell’ISV di Erba, favorendo uno scambio culturale tra coetanei, grazie all’impegno della Prof.ssa di inglese Barbara C. che ha organizzato una lezione specifica per spiegare il Tabasamu Centre e percucinare i chapati (leccornia keniota).

Giovedì 15alle ore 10,30 un momento molto atteso al Tabasamu Centre:laconsegna del ns. regalo natalizio ai bimbi (farina bianca per preparare i mandazi e chapati). Hanno intonato MERRY CHRISMTAS AND HAPPY NEW YEAR, cui ha fatto seguito un fragoroso applauso. Un momento commuovente! Sullo sfondo Marisa ci guardava!

Al Tabasamu Hall i 300 bimbi                                                            A Nema e alla sua famiglia, un pensiero speciale

Venerdì 16tavola rotonda alla biblioteca di Erba, organizzata dall’Assessore alla Cultura Brusadellidi Erba, cui hanno partecipato, in qualità di relatori,Padre WalterPassionista, il Presidente Rotary Erba, la Direttrice Consorzio Erbese Servizi alla Persona, sono intervenute le Associazioni Noi Genitori, Noi Voi Loro e Melograno.Un collegamento Skype con Claudio ha consentito un saluto in diretta tra i convenuti; ma è stata organizzata troppo vicino le feste natalizie (concomitanza con impegni e cene …), non v’è stata partecipazione e verrà riproposta in primavera prossima.

Sabato 17 dicembre completata la latrina per i fruitori esterni del Tabasamu Hall e pitturato la parete - retro del medesimo edificio:

Lunedì 19 abbiamo ricevuto un importante regalo natalizio dalla Fondazione Rockefeller: gli attrezzi da lavoro che ci mancavano, inoltre scarpe da football, allestimento tavolo ping pong e altro ... Grazie a Paola B. e sig.ra Palacia.

Lunedì 26 completato l’arrivo dei laptop donati da Paolo R. (Progetto Lucy Smyle), in totale sono 4!

Martedì 27 acquisto microfono con speaker per il Tabasamu Hall (salone eventi) e completamentodei tendaggi oscuranti per consentire la visione di slide, filmati, DVD didattici, etc., nelle ore diurne (ma il sole è troppo forte).

Mercoledì 28 abbiamo appeso nella nuova Chiesa l’icona della Madonna col bambino, su legno, donata da Paola B.

Venerdì 30meeting al Tabasamu C. per ufficializzare il nuovo Board (durata 3 anni)dell’Associazione keniana SOLIDARIETA KENYA ONLUS(come anticipato nel secondo libro), per favorire l’evoluzione del Centro che richiede un costanteadeguamento organizzativo ed evolutivo, conl’inserimento nel board di persone locali, che già svolgono un ruolo nella Comunità Cattolica : Floriana, Francis e Sidi. L’obiettivo perseguito da Claudio nel 2016 è stato di aggiornare l’organizzazione sia in Italia,sia in Kenya. L’attività solidale si esprime sul territorio keniano, al Tabasamu Centre, mentre in Italia, con i volontari organizziamo eventi per la raccolta fondi: tutti sono importanti e indispensabili, in egual misura, con la prerogativa che tutti siamo VOLONTARI, anche se alcuni di noi ricoprono un ruolo istituzionale nell’Associazione. Sabato 31: prepariamoci a ricevere insieme i prossimi 35 bambini (non ne possiamo prendere di più per disposizione ministeriale), che costituiscono la nuova babyclass 2017 da mercoledì 04 gennaio, inizio del nuovo anno scolastico. Abbiamo un programma di sostegno alla classe e abbiamo bisogno di 35 benefattori che siano disposti a donare € 150 per ogni bimbo, per aiutarci a dare loro un futuro.

Un augurio per un sereno e fecondo 2017dal Tabasamu Centre con le parole di Papa Francesco: “Guardare il passato con gratitudine, vivere il presente con passione, abbracciare il futuro con speranza”.Cari saluti, Claudio. INFORMAZIONI CULTURALI In questi ultimi anni, stando in Africa, mi sono abituato sempre più a rompere i circuiti abituali del pensiero, elaborando visioni della vita inusuali rispetto alla modalità tipica che contraddistingue la civiltà occidentale, da cui provengo, uscendo dagli schemi precostituiti consolidati. Questo costante allenamento ed elasticità mentale favoriscono un adattamento e accrescimento interiore, per certi versi faticoso, maavvincente e gratificante;mi offre anche una visione aperta e libera (senza paletti precostituiti), adattando la capacità di analisi per la soluzione di problemi nel contesto sociale africano, non sempre pienamente conosciuto da noi italiani. Perché vi dico queste cose? Lo capirete, a suo tempo.Al momento fissate il concetto che quello che sembra per noi importante, non lo è qui e viceversa, o il modo con cui giudichiamo una situazione, in tutti i campi dello scibile umano, del pensiero, incluso la morale e il senso del pudore, qui è diverso. Come ben sapete non è detto che le convinzioni di ciascuno di noi (che sono soggettive), collimino con le altre visioni della vita, sparse nel mondo. Traggo spunto da un articolo di Micol Sarfattisu FUTURA (newsletter del Corriere), in data 09 dicembre, in cui difende il fatto che suo padre (molto anziano) è morto a soli 18 mesi dalla sua nascita. Viene da una di quelle famiglie che oggi sono chiamate «allargate», pure lunga, cioè molto estesa sulla linea del tempo, con tanto di vistosi gap generazionali ed arriva alla conclusioneda me condivisa, che “Tutte le famiglie felici sono felici a modo loro. Perché la felicità stessa non deve avere modelli da replicare, ma può esistere dove ci sono amore, intelligenza e, soprattutto, rispetto. Sentimenti che per fiorire non hanno necessariamente bisogno di un matrimonio tra coetanei, di padri giovani o di fratelli con pochi anni di differenza”.Queste famiglie, che qualcuno definisce nuove, ma che in realtà sono sempre esistite, non sono così sdoganate, come sembrano. La società mantiene il muro dei pregiudizi sui sentimenti e sulle scelte. Di solito i padri tardivi, o con figli con grandi differenze di età, richiamano alla mente personaggi eccentrici, esistenze dissipate o imperi. Mi sono chiesta perché avesse deciso di mettermi al mondo quando era così avanti con gli anni. Sapeva che non sarebbe potuto rimanere con me a lungo, perché lo aveva fatto? Per egoismo, per narcisismo, per leggerezza? Crescendo ho capito che non era così. Dalla sua scelta ho avuto la vita, la cosa più preziosa, e un altro grande dono: saper non giudicare mai gli affetti altrui.Il credere che l’amore e i suoi frutti non abbiamo schemi in cui incasellarsi è una convinzione radicata nella mia storia personale, nel mio Dna.Grazie Micol per i tuoi insegnamenti. Mia madre, nata nel 1916, non ha conosciuto suo padre, morto (all’età di 42 anni) quando lei aveva soli 2 anni, ma essendo ultima di 10 figli, è cresciuta nella famiglia allargata, adorata dai suoi fratelli e sorelle maggiori. Di storie come quella di mia madre o di Micol, in Kenya ce né a iosa, la struttura sociale lo consente, nella nostra area rurale non servono gli orfanotrofi. Agli italiani mi rivolgo pregandoli di non giudicare in senso negativole famiglie keniote, generosi nella prole, invitandoli a pensare com’eravamo noi ai primi del secolo scorso. Patricia Smith Churchlandè una filosofa canadese-americana, che lavora all’Università della California di San Diego (UCSD) dal 1984.Si è concentrata soprattutto sul rapporto fra neuroscienze e filosofia. Secondo lei per capire il “mentale” dobbiamo comprendere il funzionamento del cervello. Seppur appartenga alla corrente filosofica chiamata eliminativismo, (che faccio fatica ad accettare pienamente), ritengo interessante ciò che esprime riguardo il senso morale. Giudicare cosa è giusto e cosa è sbagliato costituisce una parte indispensabile della vita sociale, di ciascuno di noi.Le abitudini sono spesso implicite e variano attraverso le culture. Ma da dove viene il nostro senso di giusto e sbagliato? Come esso guida decisioni e scelte? Ogni giorno devo districarmi tra questi aspetti, perché la difficoltà di stare in Africa sta appunto nel capire un popolo, molto differente da noi, per cultura. E le norme e le regole che sono endemiche alla moralità dell’uomo? Come scrive Patricia, mi viene in aiuto l’ossitocina, una molecola presente nel corpo e nel cervello, al centro degli intricati adattamenti neurali che sono alla base delle interazioni sociali. Il consenso diun’azione comportamentale mi fa star bene, perché gratificante, ma capita anche una disapprovazione, che mi fa star male. Anche le emozioni sono profondamente coinvolte, a secondo dei comportamenti sociali, se da me ritenuti appropriati, favorendo l’armonia sociale o il disappunto. Siccome ho a cuore l’educazione dei nostri bimbi africani, mi sono chiesto più volte: cosa intendono per senso morale, nel loro tessuto sociale? Di certo è diverso dal nostro, non nel senso che il nostro sia migliore e il loro peggiore, tutto è adattato alle circostanze sociali prodotte. Per arbitrare i confini non possiamo essere noi bianchi (wazungu), non abbiamo alcun diritto e commetteremmo l’errore di produrre meccanismi mentali non in linea con l’impostazione della loro società.I benefici sociali che posso produrre in loro sono determinati dalle loro richieste sociali. L’equilibrio che cerco è di andare d’accordo, con reciproco rispetto, essere indulgente, ma non troppo, continuare, senza stancarmi, a mediare. Talvolta mi sembra di camminare su una fune a 1.000 metri d’altezza, nel vuoto e questo mi succede ogni sabato nei meeting, al Tabasamu C. L’essere umano, secondo Bergoglio (che ha compiuto 80 anni il 17.12.16), è un essere capace e creativo. Sospeso tra il bene e il male, è aperto al futuro e all’invisibile. Delicato e meraviglioso insieme, sbaglia quando vuole diventare angelo o superuomo. Per questo, ogni volta che si allontana troppo dalla concretezza della vita, l’umanità finisce per fare disastri. L’uomo concreto non è mai individuo isolato, ma è parte di un popolo, che non è massa indistinta, ma storia e cultura. Soprattutto, un popolo è un insieme di persone in carne e ossa, di bambini e anziani, sani e malati, uomini e donne. Dove la differenza è un dato reale che, quando non è negato, stimola la fatica e la gioia dello stare insieme e del reciproco riconoscimento. Nel popolo convivono sempre eccellenze e fragilità. Questa è la sua bellezza. Un popolo che cammina, perché la vita non può essere afferrata, ma solo attraversata. Camminare vuol dire avanzare in una direzione, non vagabondare a caso. Ma anche decidere di fermarsi se necessario — magari per aspettare chi resta indietro — o di aggiustare la meta via via che si avanza. E anche qui, Bergoglio colpisce al cuore la nostra cultura contemporanea, che rischia di ridurre l’esistenza a successione sempre più veloce di istanti tutti uguali. Bergoglio non da tutte le risposte, più semplicemente, si mette in gioco, personalmente e istituzionalmente. Riposizionando così la Chiesa cattolica sulla scena pubblica globale. Le religioni per Francesco non sono i gendarmi della tradizione. Non perché la tradizione non conti. Tutt’altro. Anzi, papa Bergoglio ripete spesso che non c’è avanzamento che non sia ritorno all’origine. Ma perche è proprio questo doppio movimento dell’arretrare per avanzare che — al di là dello schema rigido progressisti-conservatori — aiuta a procedere verso il futuro senza distruggere la memoria. Il sogno di Francesco è una chiesa finalmente lontana dalle lusinghe del potere temporale, amica dei poveri, capace di mantenere aperto l’orizzonte della vita al mistero, alla domanda, all’audacia della fede. Per sé e l’umanità. Perché solo così la Chiesa può essere capace di stare in un dialogo fruttuoso con il mondo.

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