Newsletter Gennaio 2017

Cari lettori, l’anno 2016 è stato il migliore in assoluto (sia per raccolta fondi, sia per sviluppo e iniziative) e il 2017 è iniziato nel segno della continuità della programmazione in atto: ho modo di ritenere che i due importanti progetti di “maternità e fisioterapia” vedranno presto la luce, ma vediamo insieme come si è sviluppato il mese di gennaio:

Lunedì 02 Barbara e Paolo hanno prodotto un filmato del Tabasamu Centre, inserito nella nostra pagina FaceBook. È una panoramica di come si trova il Tabasamu Centre oggi.

Lunedì 02 è iniziata la pulizia del terreno acquisito recentemente e la formazione della nuova recinzione. I lavori sono stati terminati il 25.

Martedì 03 primo seminario culturale al Tabasamu Hall. Relatori Barbara B. e Paolo M. Gli argomenti trattati: “il lavoro e il risparmio nella gestione dei soldi” (l’intendimento è stato di infondere la necessità di impegnarsi in un lavoro e di saper gestire con parsimonia il salario) e “l’utilizzo del computer e internet per il lavoro” (l’intendimento è stato di infondere l’acquisizione di conoscenze dei programmi e della connessione al web). I partecipanti sono stati 80 giovani tra i 15 e i 20 anni.

Finita la conferenza, Father Robert ha celebrato la S. Messa, poi il pranzo (riso e fagioli) e il gioco al pallone.

Mercoledì 04 al Tabasamu Centre è iniziato l’anno scolastico 2017 (I Trim.: 04.01-07.04/II Trim.: 02.05-04.08/III Trim.: 28.08-03.11). I bimbi sono diventati 335. I maestri Sister Susan e Joseph, insieme, seguono la 4° nuova classe Primary School, mentre il nuovo maestro Kombe insegna alla prima classe primary school. Nema, cui continuiamo a somministrare Tegretol 200 mg, viene al Centro con modalità concordata a suo tempo da Marisa e Sidi con i genitori, cui stiamo praticando assistenza domiciliare per il cibo e medicine. Anche per Kanze, che vedete molto cresciuta, proseguiamo l’assistenza sanitaria con Lasis e visite specialistiche. Le merende delle ore 16,00 sono sempre molto apprezzate. È all’inizio dell’anno scolastico l’occasione di fare le nuove uniformi, elemento identitario per i ns. bimbi.

Nema                                                               Kanze                               Merenda con i mango      Le nuove uniformi

Tutti i lunedì e venerdì alza e ammaina bandiere

Giovedì 05 finito il tennis table (costruito in modo artigianale col ns. falegname), per i nostri bimbi e per i giovani dell’oratorio domenicale; racchette, rete e palline, sono state donate da Fondazione Rockefeller.

Venerdì 06 Barbara e Paolo hanno aggiunto un disegno al muro di recinzione su strada, vicino all’ingresso carraio e sono stati salutati con canti dai nostri bimbi.

Lunedì 09 è arrivato il volontario Massimo B. portando con sé un prezioso dono: un nuovo proiettore EPSON con i corretti lumen adatti per una sala non totalmente oscurata, dunque per un uso diurno, a noi molto utile.

Martedì 10 S.K.O. e Massimo, insieme, hanno acquistato una chitarra, nello stesso tempo classica ed elettrica.

Venerdì 13 Massimo ha donato un generatore di 2,5 kwatt molto utile per le conferenze, ma non solo, in tutti i casi in cui Kenya Power rimuova la fornitura di corrente elettrica (succede di sovente)….

Lunedì 16 ho ritirato da Clement (anziano artista di Malindi) le targhe delle tre aule donate nel 2016 e una bella scultura di legno che porterò in Italia a maggio, per una serata benefica.

Targa ELENA (5° classe)                                      Targa Scuola Sup. Mag. (7°classe)                  Targa Paolo R. (6°classe)

Mercoledì 18 ho dato seguito all’acquisto di un modesto appezzamento di terreno in adiacenza al ns. dispensario. I lavori di pulizia e di recinzione sono iniziati il 27 e termineranno in febbraio.

Giovedì 19 acquistate le ultime 20 sedie, di cui 10 donate dal volontario Massimo, al Tabasamu Hall, per un totale di 100 sedie: abbiamo completato il programma!

Sabato 21 la seconda conferenza con relatore il Dr. Massimo B. Argomento trattato: “Ruolo della medicina nella crescita dell’uomo”, con 70 giovani partecipanti tra i 13 e i 18 anni, differenti dai precedenti. La giornata è stata chiusa con il pranzo e il gioco al pallone.

Mercoledì 25 la Dr.ssa Anna pediatra ha visitato parte dei bimbi costituenti la nuova babyclass (nella foto in attesa di essere visitati), Gianpaolo con moglie, hanno fatto da assistenti, insieme con Sister Justina. Loice ha svolto analisi cliniche. I dottori pubblici del Marikebuni sono venuti a fare vaccinazioni ai piccoli di Kaembeni.

L’Associazione A.I.F.I. Lombardia ha ufficializzato la proposta di Claudio di donare un reparto fisioterapico al Tabasamu Dispensary. I link a seguire del loro sito: https://buonacausa.org/cause/il-sogno-di-marisa e https://lombardia.aifi.net/project/il-sogno-di-marisa/ , testimoniano che tutti insieme possiamo realizzare un sogno.

Venerdì 27 visita al Centro di Ivo e Anna, con merenda offerta ai bimbi. Ci hanno donato 350 magliette bianche su cui rimane da stampare il ns. logo e provvedere al trasporto in Kenya.

Venerdì 27 intervista a Roma della volontaria Sara V., la trasmissione sarà messa in onda il 09.02. Sara ci scrive: " Ad un mese di distanza dall'intervista di Fabio al programma Rai Community - L'altra Italia, all'interno della rubrica dedicata alla Solidarietà, mi sono trovata su un treno diretto a Roma, verso gli stessi studi di registrazione. Il Tabasamu Centre ha attirato la curiosità della redazione e dell'autrice Federica, che ha voluto dedicargli un secondo (e, spero, non ultimo!) spazio. "La solidarietà si fa e...?" Qualche tempo fa avrei risposto: "…e non si dice." E, invece, ho cambiato idea … Perchè, se Filippo non mi avesse mai parlato della sua esperienza con Solidarieta Kenya Onlus, probabilmente starei ancora pensando all'"andare in Africa" come ad un sogno troppo difficile da realizzare. Perchè, se non avessi conosciuto Claudio, probabilmente non avrei mai saputo di poter essere "utile", pur non essendo medico, ingegnere o architetto … Ammetto di essere molto egoista in questo mio tentativo di "aiutare" Claudio, l'associazione e i bimbi di Majengo. Perchè è un qualcosa che mi fa stare bene e quando parlo del Tabasamu Centre e di Solidarieta Kenya Onlus non posso proprio fare a meno di sorridere! Sarà per l'imbarazzo, ma non ricordo proprio tutto quello ho detto nel corso dell'intervista… Ricordo, però, molto bene una domanda, che mi è stata fatta a microfoni spenti. "Ti piace proprio, eh?" Sì... Mi piace un sacco! E spero di aver saputo trasmettere questo "egoistico piacere" a chi potrà e vorrà vedere la puntata.. Centinaia di persone "vivono e sorridono" grazie a Marisa, Claudio, Solidarieta Kenya Onlus e al Tabasamu Centre … E io sono tra queste! Ancora una volta e per sempre … Grazie di cuore!" Sabato 28 terza conferenza, relatore Dr. Massimo, argomento trattato: “mangiare bene per stare bene”. I partecipanti sono stati 90 giovani tra i 15 e i 19 anni, diversi dai precedenti, per allargare e differenziare la platea. Il pranzo e il gioco al pallone hanno terminato la giornata.

Sin dal gennaio 2016 abbiamo esposto in bacheca le “regole del volontario” per accedere al Tabasamu Centre. Nel ringraziare tutti per l’importante attività volontaristica, che è sempre stata il fiore all’occhiello dell’Associazione (nel 2017 diversi nuovi volontari si aggiungeranno), occorre evidenziare alcuni aspetti. Si è verificato che alcuni ragazzi locali, esterni al Tabasamu, hanno cercato di attirare l’interesse dei volontari per fini meramente personali (esempio farsi pagare le spese scolastiche). Questo non rientra nello spirito dell’Associazione e va inoltre a non salvaguardare o tutelare la persona del volontario. Quest’ultimo deve tendere a mantenere un atteggiamento non personalizzato verso questi ragazzi, ma rimanere nell’ambito di un approccio legato a quello dell’Associazione. Così pure per la ricerca di personalizzare i contatti con il personale del Centro, preclusi dal regolamento del Tabasamu Centre.

Tra le varie forme di sostegno all’Associazione si pone all’attenzione quella del 5x1000. Tale modalità non procura alcun disturbo o esborso diretto di soldi, ma semplicemente con una firma e l’indicazione del ns. codice fiscale sulla dichiarazione dei redditi, consente un introito all’Associazione, che di anno in anno è in espansione ed è auspicabile che continui a rafforzarsi. La seconda modalità sono le adozioni a distanza, ora chiamate sostegno alla babyclass, rivolte ai nuovi piccoli che aggiungiamo ogni anno, infine le donazioni mirate allo sviluppo edificatorio (aule, laboratorio analisi, ....), oltre a donazioni una tantum.

DONA IL 5x1000 ALL’ASSOCIAZIONE SOLIDARIETA’ KENYA ONLUS C.F. 91019810133.

 

INFORMAZIONI CULTURALI

Dario di Vico (editorialista del Corriere), da un articolo tratto il 06 ci dice che: “la Grande Crisi non ha azzerato la spinta alla solidarietà degli italiani. Anzi, nel 2015 in base agli ultimi dati disponibili, le donazioni hanno raggiunto la quota di 4,5 miliardi. Niente di paragonabile alle cifre di paesi con forti tradizioni filantropiche come Stati Uniti e Inghilterra, ma davanti alla media pro-capite della Germania. . I dati sulle donazioni vengono fuori da Giving Italy, il rapporto sul non profit appena pubblicato dal settimanale Vita che ha incrociato le rilevazioni dell’Istat, dell’Istituto Italiano della Donazione con i monitoraggi della Doxa e di Gfk-Eurisko. I piccoli filantropi preferiscono finanziare obiettivi concreti e verificabili”, infatti, com’è successo per il nostro caso, ma si rileva un altro aspetto: “Sul versante delle imprese consultando i dati fiscali si è constatato che solo il 2,5% della società di capitali si è avvalso delle detrazioni/deduzioni riservate a chi effettua erogazioni liberali alle Onlus («Un dato non edificante»)”. Dobbiamo sensibilizzare le ditte a seguire l’esempio della gente comune, ma penso che il governo debba agevolare la fiscalità: aumentando la detraibilità.

Dice in sostanza Michel Onfray nel nuovo volume Décadence uscito i primi giorni di gennaio in Francia per Flammarion (in Italia sarà pubblicato da Ponte alle Grazie): “Non solo lo scontro di civiltà esiste, ma sappiamo anche chi ha vinto, e non siamo noi” «Il Dio del Vaticano è morto sotto i colpi del Dio della Mecca», scrive il filosofo francese. Il sottotitolo Da Gesù all’11 settembre, vita e morte dell’Occidente, annuncia in copertina la tesi centrale del libro: «La civiltà giudaico-cristiana ha regnato durante quasi due millenni. Una durata onorevole per una civiltà. Quella che ne prenderà il posto sarà a sua volta rimpiazzata, è solo una questione di tempo. La barca cola a picco: non ci resta che affondare con eleganza». In Décadence l’anima anti-moderna di Onfray è molto presente, per esempio quando scrive che «la civiltà del rock e dei fumetti, del cinema e della televisione, della pillola e del divorzio (...) avanza triturando tutto al suo passaggio. Il Vaticano II non può farci niente, anzi sembra che il Concilio abbia peggiorato la malattia della quale voleva essere un rimedio, facendo di Dio un compagno a cui dare del tu». «Nessuno è disposto a morire per un iPhone», sostiene poi Onfray evocando il nichilismo occidentale, contrapposto al fervore del miliardo e passa di musulmani secondo lui pronti al sacrificio personale in nome di Allah.

Massimo Franco (editorialista del Corriere) l’11 riporta l’intervista a Amartya Sen, economista-filosofo indiano, Premio Nobel per l’Economia del 1997, docente ad Harvard, parla anche di Sud e di Nord dell’Italia e del mondo. Dice: «Credo che la cultura e la mentalità siano importanti, e a volte quello che non mi piace in certe culture meridionali è la tendenza al fatalismo, alla rassegnazione. Anche se so bene che i comportamenti si spiegano anche con le condizioni materiali nelle quali si vive». E lui, agnostico di 83 anni, ammette che gli piacerebbe un’immortalità «che non significa essere ricordato, ma, come dice Woody Allen, significa non morire...». Il suo nome, Amartya, in bengalese significa «immortale» e dice: « Io credo nella ragione umana. E sono convinto che quando le situazioni cambiano non esistono rispose immutabili, e che il ragionamento ci aiuta a trovare quelle giuste, a capire la realtà e a cambiarla. Sono anche convinto che abbiamo degli obblighi morali, e che per rispettarli non ci sia bisogno di Dio. So che questo non piacerà a molti, ma lo penso».

Carlo Maria Martini non era ancora arcivescovo a Milano quando affrontava la questione del ruolo dei cristiani nella società, anticipando i tempi di una riflessione che ancora oggi impegna la Chiesa. «Il dovere cristiano di testimoniare viene a tradursi nel dovere di comportarsi in modo che il nostro cristianesimo in qualche modo si manifesti, in modo cioè che vedendo il nostro agire si veda quanto un cristiano può e sa fare». Ed è proprio questo il primo intervento scelto per la raccolta postuma di scritti Cristiani coraggiosi.

A proposito di pregiudizi (trattati nella newsletter precedente), trovo interessante il libro da poco uscito, di autori vari (90 persone), dal titolo: IL PREGIUDIZIO UNIVERSALE (edito da Laterza), in cui ci viene spiegato che quando nasciamo non è vero che non sappiamo niente. Abbiamo già dentro una serie di informazioni, che sono il nostro punto di partenza nell’avere a che fare con il mondo. Questo bagaglio con il quale si nasce non son’altro che i pregiudizi. Cioè vengono prima dell’idea che ci faremo noi del mondo. Insomma, siamo cresciuti con la convinzione di essere un grande contenitore vuoto da riempire con le nostre esperienze e scopriamo invece di essere, già sin dalla nascita, pieni di luoghi comuni, abitudini familiari, formazione religiose, regole alle quali attenersi, … anche senza comprenderle fino in fondo. È estremamente arduo farsi largo tra tutto questo “già deciso” e fare in modo di riuscire a diventare delle personalità con un pensiero autonomo. Dunque, la nostra testa, alla fine di un cammino che ci sembra da noi deciso, non è altro che un misto di giudizi autonomi e di pregiudizi collettivi insiti nel nostro cervello, sin prima della nascita. Questi luoghi comuni si concretizzano con gli stereotipi che ci appartengono. La mappa dei pregiudizi è intricata e diversificata, come una ragnatela che va a tessere intorno a ogni elemento dell’esistenza; ma l’intelligenza, la competenza, la razionalità, l’analisi, … possono combattere contro i luoghi comuni, i preconcetti, i pregiudizi. La lotta tra la spinta collettiva (che tende a generalizzare) e la spinta individuale (che tende a non generalizzare) è la vera questione e si desume che il pesante bagaglio, già pronto per la nostra vita, è una sorta di muro che ci toglie la libertà di comprendere da soli, in piena libertà. Ed è ovvio che se c’è un sapere già dato, come un grande catalogo di interpretazione della realtà già pronto, le conseguenze sono due: o un indolente adattamento (che ti porta a non esplorare, a non procurarsi strumenti di conoscenza) o un tentativo di avere un pensiero autonomo sul mondo, libero da pregiudizi, procurandosi gli strumenti, usarli, abbandonando pian piano le certezze generiche e riposanti, per andare verso un pensiero più profondo e autonomo. Cultura dunque vuol dire abbandonare i pregiudizi e costruire giudizi. Il percorso della vita è come una lunga corsa in cui il punto di partenza è pieno di pregiudizi e l’obiettivo è, anno dopo anno, liberarsene di quanti più possibile. Ho sempre vissuto (sino a 7 anni e mezzo fa) integrato nel tessuto sociale occidentale (Italia del Nord) e non mi accorgevo, come voi, dei pregiudizi che mi avvolgevano, che adesso affiorano prepotenti e provo un senso liberatorio, una migliore e diversa maturità raggiunta (meglio tardi che mai), che l’Africa mi ha donato, trovandomi in una posizione privilegiata, in cui peraltro sto approfondendo la conoscenza dei pregiudizi del popolo africano, trovandomi between le due culture distanti non solo 6.500 km.

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